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Economia

«Agricoltura in ginocchio: l'Europa deve intervenire»

Casagrande (Confagricoltura Piacenza): «Gli appelli all’autarchia sono un pericoloso boomerang»

«In questa situazione è folle prendersela con i produttori stranieri che cercano di esportare nel nostro Paese e mettere alla gogna chi utilizza materie prime che arrivano dall’estero» – dichiara Marco Casagrande, direttore di Confagricoltura Piacenza.

«Le filiere agroalimentari sono interconnesse sia verticalmente che orizzontalmente. Il nostro Paese non è autosufficiente nelle produzioni primarie. Pensiamo all’eclatante caso del mais di cui abbiamo perso il 40% in produttività vietandone la concia e le varietà Ogm. Dovremmo considerarlo quando la paura fa pronunciare a taluni discorsi autarchici che vorrebbero le frontiere chiuse al latte straniero e, immediatamente dopo, aperte per la soia (il mais) e per l’ingresso di manodopera straniera che deve raggiungere le campagne. Ben diverso è il ragionamento, che condividiamo – precisa Casagrande – di incoraggiare i cittadini italiani a consumare prodotti nazionali e locali, perché sono buoni e sicuri, perché sostengono l’agricoltura, che tanto si sta spendendo per garantire la tenuta del Paese, e infine perché così facendo si sfruttano catene logistiche meno articolate e più snelle contribuendo a contenere lo spostamento delle persone». 

L’agricoltura cerca di resistere perché è un settore strategico. Così, quotidianamente, con crescenti difficoltà gli imprenditori agricoli piacentini sono al lavoro, con la preoccupazione di rispettare e far rispettare tutte le direttive per il contenimento della diffusione del coronavirus, avendo in cuore il dolore di chi ha perso qualcuno a cui teneva. Già, perché nel nostro territorio non c’è nessuno che non abbia perso una persona cara e anche nei campi, la mestizia si condensa nell’aria.  Confagricoltura Piacenza scrive che l’#agricolturanonsiferma e che #distantimauniti che la faremo. Ed è così. Tuttavia, l’associazione degli imprenditori agricoli chiede un piano straordinario per il settore a livello europeo e nazionale, perché riscontra difficoltà crescenti nei rifornimenti, nella commercializzazione, nel reperimento della manodopera. L’agricoltura, inoltre, paga il prezzo di chi colpevolmente sfrutta il momento contingente per perpetrare speculazioni che inevitabilmente si scaricano sull’anello più debole, il primo, il produttore.

«La diffusione del Coronavirus a livello europeo pone tutti gli agricoltori di fronte alle stesse difficoltà, indipendentemente dai confini. L’unica via per superare la crisi è un percorso comune, con interventi a livello delle autorità europee, come abbiamo più volte suggerito chiedendo, ad esempio per il comparto lattiero-caseario l’attivazione di programmi straordinari di ammasso di latte in polvere, burro, e anche formaggi duri così da stoccare prodotti evitando di sprecare la preziosa materia prima o di farne crollare ulteriormente i prezzi mettendo in difficoltà gli allevatori.  Alcuni interventi devono essere varati con urgenza. La normativa vigente prevede questi specifici strumenti per la gestione delle crisi. Vanno inoltre studiati appositi strumenti per la compensazione dei mancati redditi. Tornando alle richieste di chiudere all’import – prosegue Casagrande -  ricordiamoci che il nostro export agroalimentare riceverebbe un duro contraccolpo da queste strategie che non hanno visione. Un conto è la trasparenza, per la quale sempre ci spenderemo, un conto è la limitazione della libera attività imprenditoriale di chi decide cosa e per quale target produrre. La libera circolazione delle merci non può venir invocata a intermittenza in funzione di ciò che ci farebbe comodo. La verità è che siamo tutti interconnessi e siamo tutti nella stessa situazione, da cui ne usciremo solo con una forte risposta dell’Europa che su questa partita si gioca la sua ragion d’essere. Condividiamo – conclude Casagrande -  la richiesta italiana a Bruxelles di un piano d’azione straordinario in termini di strumenti e risorse finanziarie per assicurare la continuità produttiva e stabilizzare i mercati. Alla nostra Nazione, a cascata, chiediamo una risposta adeguata al comparto che dopo quello della sanità, sta tenendo in vita il Paese».

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