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Al via il progetto per liberare il tratto cittadino dell'A21

Potrebbero essere i fondi europei o quelli derivanti da l'Expo milanese del 2015 a permettere l'ambizioso progetto di cambiare il ruolo del viadotto dell'A21, rendendolo percorribile solo alle automobili o trasformandolo in banchina turistica

E' una partita da 280 milioni di euro quella che il Comune vuole giocare per cambiare il rapporto della città con il Po. «L'idea è cambiare il ruolo del viadotto dell'A21 – spiega l'assessore alla Mobilità Pierangelo Carbone - mantenendolo percorribile solo dalle automobili o trasformandolo in una banchina turistica con vista sul fiume».

Il progetto è molto ambizioso ed è legato alla costruzione del terzo ponte a ovest della città: un prerequisito imprescindibile per consentire all'autostrada di abbandonare la città. «L'idea poteva sembrare antistorica e antieconomica fino a poco tempo fa – continua Carbone – ma con la situazione di crisi economica è tornata d'attualità l'idea di utilizzare gli investimenti come volano per il Paese».

Con un ulteriore ponte che s'innesta sull'autostrada tra San Nicolò e Rottofreno, l'A21 potrebbe passare sulla sponda lombarda unendosi all'altezza di Codogno. «Diventerebbe così possibile ragionare sulla struttura che oggi porta 50mila veicoli ogni giorno a 500 metri da piazza Cavalli». Gli ingenti fondi necessari potrebbero arrivare dai progetti europei Fas, per le aree sottosviluppate, ma anche dall'Expo milanese del 2015.

Grazie al progetto dei territori snodo c'è poi la possibilità di attivare tavoli istituzionali organizzati dal ministero delle Infrastrutture che possono portare investimenti. Liberando così il tratto "cittadino" dell'A21 dal traffico autostradale si aprirebbero così nuove prospettive per tutta la fascia a nord delle storiche mura.

L'idea più radicale è l'abbattimento, ma tra le "suggestioni" che l'Amministrazione porterà come base al tavolo di lavoro dell'equipe sui territori snodo c'è anche la trasformazione. «Si potrebbe utilizzare tutto il viadotto o alcuni segmenti come piattaforme sopraelevate – afferma l'assessore - costruendo così una rete ciclopedonale che potrebbe collegarsi anche alle passerelle sul ponte del Po. Forse creando un "waterfront" dall'ampiezza di una cinquantina di metri, si permetterebbe la creazione di nuove funzioni a ridosso del fiume, che potrebbero rimanere attive durante tutto l'anno».
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