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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

«Aumento dei costi di energia e materie prime: ristoratori estremamente penalizzati»

Lertora (Fipe): «La priorità è quella di creare un patto di filiera che veda tutti gli operatori impegnati a svolgere la funzione di ammortizzatori sociali per evitare rincari a catena e per contenere i prezzi al consumo»

Una ripresa ma solo a metà: se infatti la Federazione italiana pubblici esercizi (Fipe) di Confcommercio stima che nei giorni di Pasqua 10 milioni di turisti, tra italiani e stranieri, si metteranno in viaggio su e giù per la penisola, gli incassi attesi per i ristoranti sono però in calo rispetto ai livelli pre crisi.

«Una situazione paradossale per la quale da tempo stiamo lanciando allarmi alle istituzioni e che colpirà anche la nostra provincia. - commenta Cristian Lertora, presidente di Fipe Piacenza - È il risultato della tempesta perfetta data dall'aumento dei costi di energia e materie prime, alla quale si aggiunge l'inflazione, e le ben note tragedie di questi ultimi anni. I ristoratori si trovano così fra l'incudine e il martello di costi cresciuti a dismisura alla fonte che, per senso di responsabilità, non vengono poi scaricati sul cliente tanto che, come la stessa Fipe ha calcolato a livella nazionale, i prezzi del menu di Pasqua sono in linea con quelli di tre anni fa».

«A gravare sulle spese di un ristorante o di un locale sono gli extra costi che l’industria alimentare, i fornitori di servizi di trasporto e i gestori di energia e carburante scaricano "a valle". Una tragica “catena di Sant'Antonio” che grava sui titolari di attività pubbliche costretti ad acquistare prodotti a prezzi anche raddoppiati: salvo poi fare i salti mortali per tenere quanto più fermi possibile i listini. – rimarca Lertora – Lo facciamo per il rapporto di fiducia reciproca che ci lega alla nostra clientela e perché sappiamo per primi quanto sia difficile oggi conciliare il bilancio familiare con la sacrosanta esigenza di tornare a uscire di casa e a socializzare dopo due anni di pandemia, di lockdown, di limitazioni e di chiusure».

Secondo un'analisi dell’Ufficio Studi di Fipe-Confcommercio le persone che si accomoderanno al tavolo di un ristorante la domenica di Pasqua saranno complessivamente 5,7 milioni: il 10 per cento in meno rispetto al 2019, di fatto il primo anno con il quale è possibile fare un confronto. La forma preferita sarà quella del menu degustazione al prezzo medio di circa 55 euro, bevande incluse, per un fatturato complessivo di 317 milioni di euro, e con un una presenza di turisti stranieri (tradizionalmente più propensi sia a mangiare al ristorante che a spendere cifre più importanti rispetto agli italiani) che non supereranno i 3 milioni nel nostro Paese durante il periodo pasquale: una cifra decisamente ben lontana dal periodo pre Covid.

In questa primavera, sottolinea l'analisi, soprattutto le nostre città d’arte si stanno riempiendo di giovani e di turisti provenienti dai Paesi europei vicini all’Italia ma manca il cosiddetto "target alto spendente" (quello formato in particolare da statunitensi, russi e giapponesi) con un conseguente calo di fatturato che sta raggiungendo livelli preoccupanti.

«Il senso di responsabilità che contraddistingue i ristoratori continua a rappresentare una garanzia per i nostri clienti ma non si può tirare troppo la corda. - avverte Lertora - Come Fipe abbiamo già formulato precise richieste alle istituzioni La priorità è quella di creare un patto di filiera che veda tutti gli operatori impegnati a svolgere la funzione di ammortizzatori sociali per evitare rincari a catena e per contenere i prezzi al consumo. È un onere che deve essere diviso su tutti i protagonisti della filiera ed è l'unica strada per superare anche questa crisi».

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