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Anche a Piacenza Coldiretti prepara la propria centrale cooperativa

E' partita in sordina, forse memore della fallimentare esperienza di Unci del 2009, ma ora Coldiretti, come suo costume quando ha individuato l'obiettivo, punta dritto, con "Ue Coop", alla costituzione di una nuova centrale cooperativa

E’ partita in sordina, forse memore della fallimentare esperienza di Unci del 2009,  ma ora Coldiretti, come suo costume quando ha individuato l’obiettivo, punta dritto, con “Ue Coop”, alla costituzione di una nuova centrale cooperativa. Come ha annunciato il Presidente nazionale Sergio Marini “questo nuovo organismo, può contare su 3000 cooperative presenti in tutte le regioni, una centrale che rappresenterà in pieno i nostri valori fondanti che noi intendiamo difendere fino in fondo”.  Ed in effetti, a quanto si apprende, “Ue.Coop”,  il cartello di cooperative promosso da Coldiretti, dovrebbe incassare abbastanza celermente (ma ora l’imminente costituzione del nuovo governo forse potrebbe far slittare la decisione) il riconoscimento di centrale cooperativa, riconosciuta dal Ministero dello sviluppo economico deputato a tale attestazione. Se concesso, Coldiretti potrà presto esercitare la revisione sulle cooperative aderenti, sedere ai tavoli del Governo e delle istituzioni Ue nelle vesti di soggetto di rappresentanza (in concorrenza con l'Alleanza delle cooperative) e massimizzare il proprio peso politico rappresentando realtà a elevato fatturato, anche al di fuori del comparto agricolo che, in base ai dati forniti recentemente da Unioncamere, nel primo trimestre del 2013, ha perso ben 13.106 unità, con un credito agrario che è sceso, nel 2012, del 22 per cento.

Il “via libera” sarebbe giunto a metà di aprile quando si è riunita  la Commissione centrale per le cooperative con al tavolo i rappresentanti dei Ministeri dello sviluppo economico, delle Politiche agricole, del Lavoro, delle Infrastrutture e trasporti  e dell'Economia  e Finanza. Più quelli delle quattro  centrali cooperative attualmente riconosciute. A giustificare  la decisione i numeri. Perché una volta rispettati i requisiti previsti dalla legge, non sussiste nessuna discrezionalità. I ministeri  avrebbero infatti riscontrato nell' associazione “Ue Coop” tutti  i requisiti necessari per il riconoscimento, previsti dal Dlgs 220l/ 2002, ovvero l'iscrizione di almeno 2.000 cooperative (Ue.Coop ne vanterebbe già 4.500),  sedi in almeno cinque regioni, con le Coop iscritte che devono operare in almeno tre settori tra quelli iscritti nell'Albo delle cooperative. In sostanza le istituzioni, pur volendo, non potrebbero opporsi al riconoscimento.

Durissima la reazione di “Agrinsieme” ovvero il coordinamento tra Confagricoltura, Cia ed Alleanza delle coop agroalimentari, che a sua volta ricomprende Agci-Agrital, Fedagri-Confcooperative e Legacoop Agroalimentare. “Si tratta- ha evidenziato il coordinatore Giuseppe Politi in una lettera inviata al Ministro dello Sviluppo Economico Corrado Passera cui spetta il riconoscimento, di una iniziativa anacronistica e antistorica; per questo si chiede al Ministro di esercitare, nel rispetto delle sue prerogative e della regolamentazione, gli approfondimenti tecnici e politici necessari, perché la riflessione su questa prospettiva sia piena e consapevole”

Che, in altre parole, ribadisce la totale contrarietà delle Coop “storiche” ad un duplicato che potrebbe di fatto produrre, in questa “caccia al socio”, doppie o triple adesioni. E si ricorda, a buona conferma, il fallimento del matrimonio tra Unci e Coldiretti, quando il presidente dell’Unci Paolo Galligioni, nell’ottobre 2011, annunciando il divorzio tra la sua organizzazione e Coldiretti, spiegò che la dote promessa, 1500 cooperative, era stata in realtà di sole 300. Ed anche a Piacenza, rapidamente come era sorta, Unci scomparve. In Agrinsieme si ribadisce che in questo momento il mondo agricolo e della cooperazione agricola hanno bisogno soprattutto di unità come si è cercato di fare con questo coordinamento, proprio contro una frammentazione che ha sempre rappresentato la principale ragione della fragilità dello stesso mondo agricolo.

Anche a Piacenza la “battaglia” è iniziata: sembra che abbiamo aderito a Ue Coop tre importanti realtà come l’Arp di Gariga, e le cantine sociali Valtidone e Vicobarone; inoltre la coop Monte Ragola e due cooperative del settore sociale e produzione e lavoro che sono attualmente socie di Confcooperative Piacenza.

Sulle “manovre”, totale silenzio da parte di Coldiretti, mentre sul caso che scuote le “leonine” mura del Palazzo dell’Agricoltura che, in talune, rare, occasioni, sa essere più riservato dello stesso Vaticano, interviene il presidente di Confcooperative Piacenza Francesco Milza. “In un momento nel quale si chiede a tutti, a partire dal Governo, unità di intenti, assistiamo ad una più che dannosa manovra per occupare spazi, con la nostra associazione che rappresenta invece un esempio di aggregazione nell’interesse di tutto il mondo agricolo; anzi vorrebbero occupare ruoli (produzione e lavoro) su cui non contano alcuna esperienza.

Per Arp e per le altre coop, sono estremamente preoccupato non tanto per queste doppie adesioni, ma per un metodo che in passato ha già prodotto danni alle coop che per loro natura devono poter contare su una piena autonomia gestionale, visto che i soci fanno parte di diverse associazioni professionali. Noi abbiamo sempre scelto di essere vicini alle nostre cooperative, non dentro nella gestione che spetta al consiglio di amministrazione, e per questo la scelta di aderire ad una centrale cooperativa che non rappresenta che una parte della base associativa, prospetta un futuro ricco di incognite.

Nel momento in cui si chiede semplificazione delle procedure e minor burocrazia, si smonta di giorno per ricostruire, in silenzio, di notte, prospettando ulteriori servizi su cui un’associazioni come Coldiretti campa. Sono prestazioni tra le più costose, per un settore già oberato di costi burocratici; occorre invece- ribadisce Milza- agire proprio verso una semplificazione, puntando verso filiere agricole italiane coese, perché il futuro non risiede tanto nello sbandierato Km zero, un’utopia nel mercato mondiale, quanto nella coesione per difendere la qualità del made in Italy. Se verrà un riconoscimento- conclude Milza- si imporrà a questo punto una scelta da parte delle cooperative aderenti”.

Dunque la battaglia è in atto; il riconoscimento, se arriverà, provocherà una ulteriore spaccatura nel mondo agricolo, una divisione che in questo momento indebolirà ulteriormente la rappresentanza sindacale italiana a Bruxelles, mentre gli altri paesi europei, nel comparto agricolo, sanno presentarsi in modo coeso.

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