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Anepla: «Ecco perché l’intervento di Foce Nure è fondamentale»

L’associazione dei cavatori precisa le intenzioni del progetto messo in discussione: «L'unico giallo resta la motivazione di chi nell'ombra tenta di screditare un'opera che fa della sinergia tra le esigenze imprenditoriali e ambientali». Ecco la relazione di Anepla

In merito alla vicenda sollevata dalla trasmissione televisiva "Quarta Repubblica" di Nicola Porro che coinvolge il progetto "Foce Nure" e i fondi del Pnrr, pubblichiamo una lunga nota dell'associazione dei cavatori "Anepla" guidata dal piacentino Claudio Bassanetti. La relazione, che replica alle considerazioni dei servizi televisivi in questione, è del direttore di Anepla, Francesco Castagna. 

La presente relazione ha il compito di esporre sinteticamente quale sia l'origine del progetto e quali siano le cause che rendono di fatto questo intervento strategico sia in riferimento alla sicurezza idraulica che per la creazione di un habitat naturale unico. Il Progetto Nure vede il suo iter istruttorio nascere all'interno della pianificazione di bacino del Po denominato dal Piano Generale Gestione Sedimenti (PGS) nell'anno 2005. Si sottolinea qui, a titolo di doverosa premessa a chiarimento di quanto esposto per il seguito, che il progetto Nure nasce ben 15 anni prima del PNRR, per iniziativa di parte pubblica e non privata, per finalità di interesse pubblico come la sicurezza e l’ officiosità idraulica del fiume Po e non di interesse privato e che se in passato sono stati avanzati progetti di parte privata , in esecuzione di quanto previsto dal Decisore Pubblico con il progetto Nure, ciò si è verificato al di fuori del raggio di azione dell’ associazione e dei suoi associati
Ciò premesso, e venendo al merito , evidenziamo che tale pianificazione ha costituito per il bacino del Po una grande novità strategica: per la prima volta infatti si procedette ad uno studio globale dell'assetto del fiume tenendo in considerazione alcuni aspetti fondamentali per i meccanismi di sicurezza idraulica tra i quali il trasporto solido dei sedimenti, basato su studi idraulici dettagliati. Fra Autorità di bacino del fiume Po, AIPO, Regione Lombardia, Regione Emilia Romagna e Regione Veneto, viene sottoscritto il 5 ottobre 2004, “l’Accordo per la gestione dei sedimenti del fiume Po da confluenza Tanaro al mare”.

L’accordo è finalizzato alla definizione, all’esecuzione e al coordinamento di tutte le attività di studio, monitoraggio e pianificazione necessarie per una corretta gestione dei sedimenti alluvionali dell’alveo del fiume Po, anche al fine di recuperare configurazioni morfologiche dell’alveo caratterizzate da maggiori condizioni di stabilità e il miglioramento dell’assetto ecologico del corso d’acqua. Il Programma generale di gestione dei sedimenti alluvionali costituisce momento di sintesi delle attività di studio, che si conclude con la delibera di adozione da parte dell'Autorità di Bacino 20/2006, che rimanda la programmazione e le procedure attuative alle Regioni. All'interno di questo strumento l'intervento viene definito come "rimodellamento dell'area golenale per modificare il meandro". Nel contempo appare evidente la creazione di un'isola fluviale.

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La descrizione di modifica del corso dell'alveo del fiume è quindi assolutamente strumentale perchè, come previsto dalla scheda progettuale e confermato dall'attuale assetto idraulico del fiume, l'intervento è finalizzato a rimodellare un'area dove naturalmente da anni il Po cerca di insediarsi (in gergo si dice "tagliare"), fermato solo dalle importanti opere di difesa. Il ridare naturalità al corso del fiume, ottenendo nel contempo un importante risultato di messa in sicurezza idraulica è uno degli obbiettivi, oltre ovviamente l'importanza della biodiversità che si affronterà successivamente insieme a tutte le proposte Anepla - WWF. Particolarmente importante è evidenziare la presenza di budrii e aree dove il Fiume ha già cercato un'evoluzione morfologica diversa da quella attuale.

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L'intervento Foce Nure fa parte dal 2005 di una pianificazione ufficiale pubblica condivisa dai territori e non costituisce una novità rispetto alle proposte effettuale. L'effetto atteso dal PGS è quindi quello di "aumento della mobilità fluviale verso le aree golenali e modifica della configurazione planimetrica dell'alveo con conseguente salvaguardia delle arginature presenti". Questo conferma quindi l'interesse pubblico dell'opera e la sua pianificazione ormai quasi ventennale. L'importanza dell'intervento è sancita anche dal criterio di priorità che questo intervento ricopre rispetto ad altri pianificati dal PGS.

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Nel 2010, in assoluta ottemperanza delle norme cogenti del PGS la regione Emilia Romagna, alla luce degli eventi di piena calamitosi di quel periodo che hanno colpito pesantemente anche il nodo idraulico del T. Nure (come ricordato in precedenza considerato Prioritario dal PGS), elaborò il proprio piano di interventi urgenti riguardante tutti il territorio della Regione.

Nell'elenco degli interventi previsti fu ricompreso il "progetto Nure". Si ricorda, a tale scopo, come l'applicazione delle norme attuative del PGS prevedano, per essere attuati, che gli stessi debbano rientrare nella programmazione regionale. Quindi ancora una volta l'amministrazione pubblica (e non WWF e Anepla) ritenne urgente l'intervento Nure.

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Proprio partendo dalle continue sollecitazioni relative alla necessità di realizzare tali lavori nel più breve tempo possibile, nel 2011, avendo come riferimento le pianificazioni prima evidenziate, il Gruppo Cooperativo CCC in modo assolutamente aderente alla norma, presentò il progetto per la realizzazione dell'opera di Foce Nure. Quindi una delle più importanti aziende nazionali del settore dell'edilizia e non un proprietario dei terreni o un associato di Anepla (costituita prevalentemente da piccole e medie aziende) propose con legittimità la realizzazione dell'intervento.

Il progetto non si è mai attivato per la sopraggiunta crisi finanziaria che colpì il mondo dell'edilizia tra cui il proponente: tale studio prevedeva, in assoluta conformità alle finalità idrauliche previste dal PGS, un'opera non contenete aspetti di biodiversità.

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Opportuno evidenziare che per quanto riguarda le aree private la procedura prevista dalla norma e applicata dal proponente fu quella dell'esproprio con relativa indennità peritata.

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Altro elemento fondamentale che si evidenzia è quello relativo agli eventuali volumi previsti di inerte commercializzabile che con la normativa vigente ai tempi, ancora attuale, non rientravano obbligatoriamente nei piani di settore (piani cave) per essere conseguentemente sottoposti alla razionalizzazione del calcolo reale dei fabbisogni del territorio. Quali sono quindi gli elementi cha hanno portato le associazioni proponenti ad inserire l'intervento nella proposta al PNRR? (e si sottolinea proposta visto il percorso è sottoposto a verifica e successiva redazione dei piani d'azione coordinati dalla pubblica amministrazione).
- la maturità del progetto largamente maturo, come dimostrato ampiamente dai passaggi pianificatori sopra riportati trattandosi, come evidenziato sopra, di un progetto prioritario e urgente sottoponendo però questa iniziativa a nuovi parametri più onerosi di seguito elencati;
- prevedere per questo intervento, come per gli altri proposti, l'obbligo di essere sottoposto a un capitolato che imponga la realizzazione di opere finalizzate alla biodiversità (tra le quale il recepimento della direttiva tecnica delle rinaturazioni), oggi non previsto dal PGS che, come ampiamente dimostrato, ha come scopo prioritario e legittimo la pianificazione a larga scala per la messa in sicurezza dei territori;
- Rendere strutturale per questo intervento e per tutti quelli proposti, la pianificazione nei piani di settore degli eventuali materiali inerti destinati alla commercializzazione ad oggi non prevista (nel caso specifico gli oneri di escavazione previsti per legge andrebbero a vantaggio della Pubblica Amministrazione). Da anni le associazioni proponenti, ognuna per la propria parte si spendono per eliminare le storture di materiali che vengono commercializzati fuori dalle pianificazioni di settore (vedi a solo titolo di esempio le cave di prestito per le opere pubbliche);
- sottoporre questo intervento, come tutti gli altri, ad una chiara e trasparente evidenza pubblica attivando la totale pubblicità e competitività degli interventi garantendo la valenza ambientale delle opere;
- sottoporre tassativamente questo e tutti gli altri ad una nuova tipologia di controlli obbligatori, ad oggi non previsti se non in rarissimi casi, per combattere il fenomeno delle attività di scavo abusivo, attraverso le tecnologie oggi disponibili (a solo titolo di esempio GPS e profondimetri da applicare sui mezzi natanti). Nelle attività di scavo abusivo da anni si annidano le economie illegali che devastano l'ambiente e creano turbative di mercato insostenibili per le aziende che operano all'interno della normativa.

Il forte auspicio dei proponenti, corroborato dal percorso di massima trasparenza messo in essere dalle amministrazioni pubbliche interessate è che l'intervento in oggetto sia sottoposto vincoli di evidenza pubblica, biodiversità, pianificazione di settore, controlli e monitoraggio, attivabili solo con la procedura PNRR in corso, senza accedere a finanziamenti dei fondi europei. Prendendo in considerazione quanto sopra esposto come è possibile subodorare degli interessi privati nel momento in cui questo intervento, già ampiamente previsto e pianificato al punto da essere progettato legittimamente con iniziativa privata, senza che sia siano destati clamori mediatici, viene ora sottoposto a tutte le condizioni aggiuntive previste? Prima di instillare dei dubbi le informazioni (errate) e le fonti (anonime) andrebbero verificate. L'unico giallo resta la motivazione di chi - nell'ombra- tenta di screditare un'opera che fa della sinergia tra le esigenze imprenditoriali e ambientali una battaglia finalizzata al combattere l'illegalità.

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