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Annata a rischio per le micotossine nel mais

L’utilizzo di mais per alimentazione da bovini da latte quest’anno è difficoltoso. L'approfondimento

Le micotossine sono metaboliti secondari prodotti da funghi (muffe) appartenenti ai generi Fusarium, Aspergillus, e Penicillium che in condizioni di stress contaminando moltissime colture (cereali, frutta secca, spezie, ecc.) tra cui in particolare nelle nostre zone il mais. L’esposizione può avvenire per consumo di alimenti contaminati o di prodotti di derivazione animale alimentati con prodotti contaminati. Questi composti possono avere effetti negativi sulla salute umana e animale. Quest’anno a dispetto di una situazione relativamente tranquilla prospettata dai modelli le analisi restituiscono valori piuttosto alti di aflatossine e discretamente alti di fumonisine.

In generale, le simulazioni eseguite dai modelli ad oggi forniti dal mondo della ricerca, sono basate esclusivamente sui parametri meteorologici e non prendono in considerazione le condizioni colturali. Infatti, le operazioni colturali possono ridurre o aumentare il rischio di contaminazione e conseguentemente modificare quanto previsto dal modello. Il rischio da contaminazione fumonisine considerato è quello, con soglia 4.000 ppb per alimentazione umana. Il rischio da contaminazione per aflatossine considerato è quello di 5 ppb alla raccolta, limite riferito ad AFB1 per alimentazione umana e per gli animali da latte. L’utilizzo dei modelli è sicuramente migliorabile e oggetto di approfondimento. Una versione aggiornata che tiene conto del sistema colturale impiegato è stata sviluppata a livello di ricerca e sarà a breve disponibile anche nella versione operativa.

Di fatto l’utilizzo di mais per alimentazione da bovini da latte quest’anno è difficoltoso; pertanto si fa affidamento su importazioni dall’estero e il mais a rischio (nel rispetto dei limiti di legge) viene utilizzato per l’alimentazione di suini, polli o in qualche caso destinato a biodigestori.

Non esistono misure curative ma la prevenzione è il metodo principale di controllo. Tra i diversi aspetti in gioco ricordiamo: rotazione, gestione del terreno, semina, investimento, concia, concimazione, scelta dell’ibrido, irrigazione, gestione delle infestanti e difesa dalle avversità. Circa quest’ultimo aspetto è noto ormai che le larve di Ostrinia nubilalis (piralide) danneggiano le cariossidi e creano vie di accesso preferenziali alle infezioni fungine. La difesa posizionata nei confronti della seconda generazione di questo insetto è consigliabile in un’ottica di prevenzione soprattutto di contaminazione delle fumonisine; con il controllo della piralide si azzera quasi il rischio di superare i limiti di legge. Per le aflatossine, il trattamento non è altrettanto efficace nel garantire il non superamento dei limiti di legge, essendo questi molto restrittivi. Molto efficace è invece il biocontrollo con un ceppo atossigeno che, dalle esperienze fatte a partire dal 2016, consente di avere la quasi totalità della produzione nel rispetto dei limiti di legge. E’ importante sottolineare che questo trattamento è particolarmente efficace nelle annate ad alto rischio. 

Anche l’individuazione del corretto momento di raccolta è fattore importante. La crescita fungina e la produzione di tossine aumentano prolungando il periodo di maturazione per cui effettuando raccolte anticipate con una umidità della granella non inferiore al 22% si può ridurre il rischio di contaminazione in particolare per quanto riguarda la presenza di aflatossine. L’essicazione deve essere tempestiva soprattutto in annate a rischio.

A cura di Ruggero Colla (Consorzio Fitosanitario Piacenza) e prof. Paola Battilani (Università Cattolica di Piacenza)

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