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Economia

Arp e Casalasco: scelta di maturità, i soci sono il nostro cuore. Al centro gli interessi degli agricoltori

Costantino Vaia: «La solidità si è rivelata determinante, e per Arp entrare in questo perimetro costituisce di certo un’ulteriore garanzia: siamo molto soddisfatti di aver portato a termine questa operazione. Per Gariga in arrivo investimenti importanti»

L’anno che va a chiudersi ha visto realizzarsi un importante cambiamento aziendale con riflessi sull’economia piacentina, in un settore che da sempre per Piacenza rappresenta un punto di forza e un traino per l’intero sistema: quello del pomodoro. Stiamo parlando della recente incorporazione di Arp da parte del Consorzio Casalasco del Pomodoro, ovvero quella che Costantino Vaia - direttore generale di Casalasco - definisce senza incertezze «l’operazione più rilevante del 2015». E che il ministro Maurizio Martina, poco tempo fa, ha descritto come un «esempio virtuoso da portare a modello in tutto il Paese».
Incontriamo Costantino Vaia (in foto) nella sede centrale del consorzio, e insieme a lui tracciamo i tratti salienti di questa importante operazione 

costantinoVaia-2«L’incorporazione di Arp si va a inserire in un contesto di aggregazione che ha visto il settore del pomodoro seguire un’evoluzione. Negli ultimi 10 anni le aziende sono diminuite quasi della metà, con una forte contrazione soprattutto al nord dove oggi si produce oltre il 50 per cento del pomodoro a livello nazionale, e dove vi sono importanti imprese e marchi. 
Quello del pomodoro è quindi un settore che ha visto un’evoluzione, e la nostra operazione si va a inserire nell’ottica di fare massa critica, fare sistema, per rafforzare la filiera agricola e valorizzare al massimo la materia prima. Con Arp c’era già un rapporto importante di collaborazione attraverso il Cio da oltre 15 anni, c’era già una condivisione su tematiche e aspetti agronomici, protocolli, e certificazioni. Quando ci sono molte cose in comune tra due imprese, mettersi insieme è un segnale importate di maturità. Al di là di aspetti legati a campanilismi, che sono naturali, ma che devono trovare il giusto peso in un’operazione di questo tipo.
Per Arp e per i suoi soci penso sia una bella opportunità di ulteriore crescita e diversificazione produttiva, entrando a far parte di un marchio in grado di dare visibilità al proprio prodotto».

«L’operazione è stata accolta molto bene dai soci. E anche da parte degli amministratori è emersa una loro scelta consapevole, responsabile e non influenzata nell’ambito di decisioni comunque strategiche e fondamentali per un’azienda. Una grande scelta di maturità quindi: hanno fatto quadrato attorno a questo progetto nel quale hanno sempre creduto, e hanno trasferito questa opportunità anche ai loro soci. Una bella operazione, gestita con buon senso, applaudita dal sistema agricolo e del mercato. Abbiamo sempre messo al centro l’economico, i progetti e gli interessi degli agricoltori, indipendentemente dal colore politico. E questo, nel mondo agricolo, non è scontato. Il risultato è stato riconosciuto da tutti, anche da chi inizialmente si era dimostrato più scettico».

«Certamente anche anche per Consorzio Casalasco si tratta di un ulteriore rafforzamento su una zona vocata al pomodoro: la migliore d’Italia nella produzione del pomodoro, per qualità e quantità. Casalasco ha rafforzato quindi la sua base sociale, arrivando a coprire una provincia strategica come quella di Piacenza. Più da vicino, possiamo affermare che si tratta di un completamento di gamma, sia in termini di packaging grazie alla banda stagnata, sia per tipologia di prodotti aggiungendo anche i legumi: quindi una filiera di eccellenza per piselli e borlotti. Infine anche in termini di canali di vendita: Casalasco è un’azienda molto retail, Arp è specializzata nel settore food service. Insomma sinergie a 360 gradi che portano benefici ad entrambe le aziende».

«Negli anni è avvenuta una selezione del mercato. La solidità si è rivelata determinante, e per Arp entrare in questo perimetro costituisce di certo un’ulteriore garanzia: siamo molto soddisfatti di aver portato a termine questa operazione. Non è stato semplice, ed è stata fondamentale la condivisione dei soci attraverso un percorso fatto nelle sedi opportune dentro l’azienda, e non sui media. Il socio deve condividere quello che è un progetto che lo coinvolge direttamente e riguarda il suo futuro». 

«Ad oggi abbiamo percepito l’entusiasmo di far parte di una famiglia più grande, con la finalità di tutelare al massimo i soci, garantendo le migliori condizioni di mercato non solo come pagamento di materia prima, ma anche come approvvigionamento dei mezzi tecnici, come coperture assicurative etc. I soci sono il nostro cuore, sono alla base della nostra azienda e dobbiamo essere in grado di creare la fidelizzazione che fino ad oggi ci ha contraddistinto. Arp era un esempio anche in questo: una cooperativa storica con soci importanti che sanno veramente fare il pomodoro, e che sono sempre stati molto attaccati a questa struttura».

«Abbiamo percepito anche una certa sintonia con la base sociale, gli amministratori e con il personale. Si è trattato di un’operazione finalizzata anche a potenziare il sito di Gariga, che equivale a sviluppo e maggiori garanzie occupazionali. Il Cda ha già approvato un importante budget di investimenti per potenziare determinate linee di produzione, per migliorare la struttura e le performance produttive. Riteniamo che Gariga abbia alte potenzialità nelle nuove linee di prodotto. Quindi, oltre ad aumentare l’efficenza a livello di campagna di trasformazione del pomodoro, vogliamo diversificare e destagionalizzare la produzione. Oggi in nostri stabilimenti lavorano tutto l’anno 24 ore su 24. Gariga è un polo già ben strutturato come servizi, è un peccato vederlo lavorare solo 2 mesi all’anno. Abbiamo interessanti margini di manovra per dare a questo polo un’ulteriore specializzazione».

La diversificazione produttiva come una carta vincente?
«La diversificazione produttiva significa prima di tutto andare a fare dei prodotti che hanno un valore aggiunto superiore, valorizzando meglio il pomodoro in questo caso. Poi si realizza anche in termini di formati, packaging e segmenti di mercato. Se ci presentiamo con un portafoglio prodotti più ampio e completo, riusciamo a ottimizzare anche altri costi, come quelli logistici ad esempio. Inoltre incontriamo le esigenze di un mercato, soprattutto della grande distribuzione, di avere fornitori più qualificati e organizzati».

Il made in Italy? 
«Oggi noi abbiamo valori da esprimere e trasferire sui mercati internazionali. Il valore della filiera e dell’origine è senz’altro uno degli elementi distintivi. Ma serve un struttura dimensionale adeguata e una valida analisi di mercato a priori».

Quali competenze più di altri avete acquisto negli anni?
«Un’azienda è fatta dalle persone. Oggi il nostro gruppo ha ottime professionalità con un percorso di crescita importante, con anche partner e clienti importanti. La sostenibilità, ad esempio, ci ha permesso di distinguerci da tante altre realtà: siamo convinti di dover tutelare l’ambiente in cui viviamo, e portare avanti questo percorso che ci permette di avere una rilevanza sul mercato. Alla fine, però, la certificazione più bella è quella che ti da il tuo cliente, consumatore oppure grande industria di marca che sia. Il “tu per chi lavori?” è il miglior biglietto da visita.

Qual è per voi l’importanza della tecnologia nell’agricoltura moderna?
«La nostra azienda si è sempre distinta anche per innovazione, basti pensare agli ultimi progetti di agricoltura di precisione, con il duplice scopo di ottimizzare i costi a livello agricolo e massimizzare il risultato. Questo va nella direzione di tutela del patrimonio ambientale e delle risorse naturali. L’agricoltura di precisione permette da un lato l’efficientamento della parte produttiva, dall’altro deve tenere conto di avere un riflesso sostenibile. Due aspetti che devono andare insieme. Per come si sta delineando lo scenario futuro in termini di sviluppo, questo sarà uno dei punti di forza: vogliamo sottolineare che oggi l’agricoltura italiana, e quella del pomodoro in particolare, è senz’altro di altissimo livello e di esempio per molti altri Paesi del bacino del mediterraneo».

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