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Economia

Il tessuto imprenditoriale artigiano perde consistenza: in un anno 320 imprese in meno

A fine settembre le imprese artigiane registrate a Piacenza erano complessivamente 8.817, 320 in meno di quelle che si contavano alla fine del settembre 2012 (-3,5%). Nell’ultimo quinquennio si sono perse complessivamente 563 imprese, il che mette in evidenza che proprio nell’ultimo anno la crisi ha morso più forte

A fine settembre le imprese artigiane registrate a Piacenza erano complessivamente 8.817, 320 in meno di quelle che si contavano alla fine del settembre 2012 (-3,5%).

Nell’ultimo quinquennio si sono perse complessivamente 563 imprese, il che mette in evidenza che proprio nell’ultimo anno la crisi ha morso più forte. Non tutti i rami di attività hanno accusato variazioni negative, ma si tratta dei settori meno rappresentativi, a livello di consistenza complessiva. Se invece osserviamo più nel dettaglio gli ambiti “artigiani per eccellenza”, ovvero quelli nei quali più del 50% delle imprese sono artigiane, il risultato assume costantemente segno negativo.

Nell’ordine questi settori sono le cosiddette Altre attività dei servizi (l’84,54% delle ditte è artigiano) che hanno avuto una flessione di 2,8 punti percentuali, le Costruzioni (76 ditte su 100 registrate sono artigiane) con una contrazione di 4 punti percentuali tondi tondi, i Trasporti e attività di magazzinaggio (64 ditte su 100 registrate sono artigiane) con un -3,7% ed infine le Attività manifatturiere (57,43% di ditte artigiane) con un ancora più negativo -4,3%. E questi stessi settori erano già in riduzione anche l’anno passato.

Se a Piacenza il dato ha questa connotazione fortemente negativa, altrettanto si può dire per i contesti territoriali confinanti. La variazione dell’ultimo anno è compresa tra il -4,1% di Parma ed il -1,7% di Reggio Emilia.

Nel corso del 2013 (tra gennaio e settembre) le iscrizioni di nuove imprese artigiane sono state 375 e le cessazioni 592, con un saldo negativo per 217 unità. Esaminando i dati dal 2010 ad oggi si può osservare che le iscrizioni non erano mai state così poche e le cessazioni mai così elevate, a conferma che al momento le prospettive attuali frenano moltissimo l’iniziativa individuale.

Se il dato delle cessazioni viene suddiviso per classi di addetti cui appartenevano le relative imprese, se ne ricava che il 76% si concentra nel raggruppamento delle ditte con un solo addetto,  ed il 18,2% nella classe da 2 a 5 addetti. Solo una cessazione ha riguardato la classe da 20 a 49 addetti.

Rapportando il dato delle cessazioni avvenute nei primi nove mesi rispetto alla consistenza di inizio anno, si può osservare che effettivamente l’incidenza delle cessazioni tra le imprese con un solo addetto è più elevata che nelle restanti classi. Il valore del rapporto è infatti dell’8,2%, mentre nelle altre classi si passa dal 2,6% della classe 10-19 addetti al 4,8% di quella tra 20 e 49 addetti.

Un ultimo approfondimento si può realizzare in merito alla dinamica anagrafica delle imprese artigiane per forma giuridica: solo per le società di capitale e le cooperative il dato è positivo (nell’ulimo caso si è registrata una sola iscrizione e nessuna cessazione).

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