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Asparago piacentino: crescere sul territorio per ampliarsi sui mercati

Sono buone le prospettive di crescita per i produttori dell'asparago piacentino, ma è necessario che il Consorzio che ne rappresenta una buona parte, possa ampliarsi puntando su sinergie tecniche ed innovazione. Se ne è parlato a Confagricoltura Piacenza

Sono buone le prospettive di crescita per i produttori dell’asparago piacentino, ma è necessario che il Consorzio che ne rappresenta una buona parte, possa ampliarsi puntando su sinergie tecniche ed innovazione. E’ quanto emerso dall’incontro che si è svolto presso la sala riunione di Confagricoltura Piacenza a cui hanno partecipato, oltre a numerosi produttori, la Presidente del Consorzio di tutela e valorizzazione dell’Asparago Piacentino Emanuela Cabrini, il direttore Albino Libè e Luciano Trentini già Direttore del Cso (centro servizi ortofrutticoli) e Presidente del Comitato consultivo promozione della Commissione Europea.

Dopo il saluto del direttore di Confagricoltura Luigi Sidoli, la Cabrini ha ricordato le finalità che hanno incentivato la nascita del Consorzio nel 2009, “con lo scopo di superare l’indistintività del prodotto, dargli una connotazione territoriale ed ottenere prezzi più remunerativi. «Oggi il nostro Consorzio - ha detto la Cabrini - sta sperimentando nuove tecniche di coltivazione, più industrializzate per poter gestire superfici più estese nella convinzione che questo prodotto abbia un futuro. Dobbiamo incrementare la base associativa e gli ettari investiti per garantire maggior prodotto e di qualità perché l’industria di trasformazione guarda a questo prodotto con interesse crescente e da parte agricola potrebbe rivelarsi una coltura alternativa. Vogliamo promuovere e valorizzare il prodotto, diversificando i settori di vendita. Bene quella diretta, ma soprattutto sinergia con la GDO, (Conad), perché il consumatore possa essere agevolato negli acquisti».

«Il 53% del prodotto piacentino - ha chiarito Libè - proviene dai 10 consorziati; il nostro obiettivo è potenziarci, conservando il nostro disciplinare di produzione con un know-how innovativo; la podologia del territorio, il clima e gli ibridi consentono ottime performance al nostra territorio, unite a tecniche innovative come il pirodiserbo e ad una logistica che permetta consegne entro le 24 ore dalla raccolta». «E’ - ha esordito Trentini - una coltura a basso impatto ambientale, che utilizza sempre meno prodotti di sintesi ed è per questo che si sta espandendo come coltivazione biologica. Nel mondo la produzione sta diminuendo; la prima nazione è la Cina, ma la utilizza per la trasformazione, mentre i prodotti di Cile, Perù e Messico, sono quelli che raggiungono l’Europa nei periodi di non produzione. La Germania (verso l’Olanda) è il 1° produttore Ue. Ma questa coltivazione- ha ribadito Trentini- ha grandi potenzialità di crescita e con adeguate tecniche colturali si potrà prolungare la produzione».  Tecniche: la concimazione organica va concentrata sulla fila e lavorata in profondità per favorire lo sviluppo delle radici. I trapianti si effettuano con zampe o piantine; oggi c’è una macchina tedesca che li effettua; quella a mano costa il 30% di più. E’ preferibile un sistema di irrigazione sotterranea.

Ha poi confrontato alcuni disciplinari di produzione ed ha sostenuto che per diminuire l’uso di sostanze come il glifosato è validissima la pacciamatura biodegradabile, composta di amido di mais. E per il confezionamento oggi ci sono a disposizione calibratrici rapide ed efficienti. Se i macchinari sono a disposizione per i soci di un Consorzio, ovviamente costi diminuiscono ed benefici crescono.

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