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Assemblea Consorzio Agripiacenza latte: costi di produzione in costante ascesa

«Ovunque ci si impegna per ridurre i costi di produzione, poi ci si trova di fronte ai Consorzi (soprattutto quello del Grana Padano) che contraggono la produzione per mantenere i prezzi e così alla fine si ottiene il risultato contrario»

Ovunque ci si impegna per ridurre i costi di produzione, poi ci si trova di fronte ai Consorzi (soprattutto quello del Grana Padano) che contraggono la produzione per mantenere i prezzi e così alla fine si ottiene il risultato contrario. L’annata precedente è stata ulteriormente complicata dal Covid, ma il settore latte ha funzionato egregiamente, nonostante tutto ed in tutta la filiera, dai caseifici, fino al ritiro per i conferimenti, senza perdere un giorno; noi non abbiamo mai mollato. Questo in una situazione di mercato difficile, con la decisione del Consorzio del Grana Padano di ridurre del 3% la produzione, il che equivale a 150mila forme, ovvero 800.00 quintali di latte libero sul mercato. Noi abbiano scelto la strada della produzione libera, perché risponde alle aziende che hanno scelto di svilupparsi e che cercano di ridurre i costi. La debolezza della nicchia (i Dop) sta nella non indispensabilità del prodotto e che richiede continue operazioni di marketing per stare su un mercato che di fatto è reale, non immaginario; così in Italia continuano ad affluire dall’estero semilavorati.

Intanto il latte italiano è bloccato verso le produzioni di pregio ed è stato pertanto  inevitabilmente spostato verso formaggi a pasta dura buona qualità, così come il nostro Bianco d’Italia per il quale è previsto un consistente ampliamento del magazzino di stagionatura, perché le produzioni stanno aumentando. Ma non possiamo utilizzare gli stessi impianti per produrre i due formaggi,il che determinerebbe pesanti penalizzazioni, mentre lo si può tranquillamente fare in altri caseifici, questa azione del Consorzio altera la libera concorrenza.

E’ un mercato complicato quello descritto dalla relazione di Marco Lucchini presidente di Agripiacenza latte (con lui il direttore Roberto Arata) in occasione dell’assemblea di bilancio che si è svolta presso la sala “G.Bertonazzi” del palazzo dell’Agricoltura caratterizzata da un bilancio approvato all’unanimità, che si è chiuso in oltre 70 milioni di euro.

Insomma alle difficoltà legate al prezzo del latte, si sommano quelle generate dai costi crescenti dei fattori produttivi, in particolare delle materie prime impiegate nell'alimentazione del bestiame, come soia e mais che hanno rialzi storici nelle loro quotazioni, e dei fertilizzanti; materie d’importazione sulle quali gli agricoltori non riescono ad ottenere alcuna riduzione. Vanno poi considerati anche i costi crescenti per rispondere ai bisogni indotti nel consumatore dal marketing della distribuzione.

«Grazie agli investimenti realizzati nelle zone maggiormente vocate, come quella piacentina, le aziende del comparto hanno incrementato la produttività riducendo la dipendenza dal latte estero al punto che si sta realizzando un’inversione di tendenza e il latte straniero raggiunge quotazioni paragonabili, addirittura a volte superiori, rispetto a quello nazionale che è prodotto con caratteristiche qualitative e nutrizionali di alto livello a cui rispondono altrettanto alti costi produttivi, latte che sarebbe di fatto indirizzato per la filiera del Grana Padano che però riduce - ribadisce Lucchini - le produzioni ed il latte che va sul libero mercato, si trova a competere con quello d’importazione, con le lobby che possono imporre prezzi che penalizzano gli allevatori che hanno investito e che non vedono ripagati gli sforzi compiuti».

«Così - ha ribadito Lucchini - ora per riuscire a diminuire i costi, almeno a livello degli altri paesi europei, è la politica che si deve attivare. Noi come Consorzio dobbiamo spingere sul mercato del Bianco d’Italia, che è un formaggio di grande qualità; possiamo contare su ben nove certificazioni che garantiscono la nostra qualità; vogliamo fare ciò che il mercato richiede, senza continuare ad essere penalizzati da normative e disciplinari obsoleti. Infine un avvertimenti ulteriore ai soci per le aflatossine: il nostro Consorzio sopporta costi enormi e quindi bisogna porre la massima attenzione agli acquisti di mais e comperare solo da sistemi affidabili».

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