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Assemblea legislativa regionale, Coldiretti: «Soddisfatti per le 4 mozioni a difesa del latte»

Albano (Coldiretti): «Le risoluzioni impegnano la Giunta regionale a promuovere iniziative e a sollecitare le istituzioni per la valorizzazione del latte italiano, combattere la contraffazione, garantire l'etichettatura d'origine per prodotti come il latte Uht»

Quattro risoluzioni firmate da diversi esponenti della politica emiliano romagnola: un segnale importante per il settore lattiero caseario. Così Coldiretti Piacenza esprime soddisfazione per l’impegno dell’Assemblea Legislativa regionale che ha approvato all’unanimità ben quattro mozioni a difesa del made in Italy e in particolare del latte e della filiera lattiero-caseario, con l’accento sulla necessità di combattere la contraffazione di prodotti di eccellenza come il Grana Padano ed il Parmigiano Reggiano. 

Dopo la mobilitazione organizzata dall’associazione gialla dei coltivatori diretti, in Assemblea Legislativa sono state presentate quattro risoluzioni: una firmata da Galeazzo Bignami (primo firmatario) di Forza Italia, Gianni Bessi, Paolo Calvano, e Manuela Rontini del Pd, Giulia Gibertoni di M5S e Alan Fabbri (Lega) cui si sono aggiunti Enrico Aimi (Fi) ed il piacentino Tommaso Foti (Fdi), una risoluzione della Lega Nord, una del Movimento 5 stelle e una di Tommaso Foti (Fdi), tutte approvate all’unanimità. 

«Le risoluzioni - afferma Massimo Albano, direttore Coldiretti Piacenza - impegnano la Giunta regionale a promuovere iniziative e a sollecitare le istituzioni per la valorizzazione del latte italiano, combattere la contraffazione, garantire l’etichettatura d’origine per prodotti come il latte Uht, assicurare la trasparenza della filiera ripristinando l’obbligo di indicare in etichetta lo stabilimento di produzione del latte ed assicurare l’equa redistribuzione del reddito lungo tutta la filiera. Una vera dimostrazione di impegno a sostegno degli allevatori che si trovano ogni giorno sotto l’attacco del furto di valore che vede sottopagato il latte alla stalla senza alcun beneficio per i consumatori».

«Difendere il settore lattiero caseario - prosegue Albano - significa difendere un sistema che in Emilia Romagna garantisce 20 mila posti di lavoro e una produzione lorda vendibile di mille milioni di euro. La chiusura di una stalla non significa però solo perdita di lavoro e di reddito ma anche un danno per l’intera società perché il 49 per cento degli allevamenti chiusi nella nostra provincia si trova in zone montane (15%) e svantaggiate (34%) e svolge un ruolo insostituibile di presidio del territorio».

In Emilia Romagna nel 2014, 3.700 stalle hanno prodotto nel 2014 18,7 milioni di quintali di latte, di cui a Piacenza circa 2,5 milioni, mentre le importazioni hanno raggiunto circa 12 milioni di quintali. «Una situazione che rischia di precipitare nel 2015 perché il prezzo riconosciuto agli allevatori – denuncia Coldiretti – non copre neanche i costi di produzione mentre le aziende dovranno confrontarsi anche con la fine del regime europeo delle quote latte, terminato il 31 marzo scorso, dopo oltre trenta anni».

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