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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

A Piacenza 80mila ettari di bosco, coprono un terzo del territorio

La filiera legno interessa un patrimonio forestale nazionale pari a circa il 36% della superficie complessiva e nel nostro territorio rappresenta oltre 80mila ettari coprendo oltre 1/3 della provincia. Bisi, (Coldiretti): «Trascurare i boschi significa produrre un disastro ambientale»

La filiera legno interessa un patrimonio forestale nazionale pari a circa il 36% della superficie complessiva e nel nostro territorio rappresenta oltre 80.000 ettari coprendo oltre 1/3 della provincia.

Il prelievo legnoso nazionale nell’ultimo decennio, di poco superiore agli 8 milioni di metri cubi annui (dati Istat), è equivalente a poco meno del 25% dell’incremento annuo, contro il 65% della media europea, dove il 66% risulta costituito da legna da ardere. L’Italia è diventato il primo importatore mondiale di legna da ardere nonostante la presenza sul territorio nazionale di 10 milioni e 400 mila ettari di superficie forestale, in aumento del 20 per cento negli ultimi 20 anni.

“Con questi dati oggettivi, sottolinea il presidente di Coldiretti Piacenza Luigi Bisi,  la  valorizzazione del comparto appare, quindi, strategica sia per lo sviluppo socioeconomico del Paese che per la tutela e la salvaguardia del patrimonio naturale. Oltretutto, importanti opportunità per la crescita e lo sviluppo dei territori montani e rurali sono offerte dal riconosciuto ruolo “multifunzionale” svolto dalle superfici boschive, che si concretizza nella fornitura di tutta una serie di servizi e benefici ambientali e sociali irrinunciabili, grazie anche alle diversificate caratteristiche ecologiche e di pregio ambientale uniche nel panorama forestale. Pertanto è indispensabile valutare l’aspetto economico che questa porzione di territorio oggi può offrire anche alla nostra provincia”.

“Già in precedenza, ribadisce il responsabile della filiera legno di Coldiretti Piacenza Andrea Pompini,  avevamo sottolineato ed evidenziato l’aumento del consumo di legna da ardere (il legname prodotto in provincia di Piacenza viene principalmente impiegato nella filiera energetica per la produzione di calore sotto forma di legna da ardere nel “formato classico”); ragioni legate all’aumento dei costi dei carburanti fossili, ma anche il crescente interesse del pubblico all’utilizzo di energie rinnovabili ( perché di questo si tratta) sta favorendo l’impiego delle risorse legnose”.

“Ovviamente è stato spesso evidenziato, prosegue Pompini, come sia indispensabile che il taglio dei boschi avvenga nel rispetto delle norme e delle tempistiche dettate dalla natura, ma attenzione a non cadere nell’inutile allarmismo: è vero che un bosco tagliato male e soprattutto lavorazioni troppo invasive possono creare un rischio ambientale e idrogeologico ma anche un territorio abbandonato o degradato può comportare gli stessi o per assurdo peggiori rischi”.

“Il taglio dei boschi, continua il tecnico è una pratica secolare che (solo negli ultimi 30 – 50 anni è stata trascurata) ma i boschi del nostro appennino, da sempre sono oggetto di governo e manutenzione oltre che di raccolta del legname; in una parola COLTIVATI.   Coltivare il bosco è una parte della nostra cultura rurale che si è persa, ma come per un appezzamento di grano si preserva il terreno per poterne ricavare un buon raccolto così per le aree boscate si preserva il territorio se si può trarne un raccolto, perché è difficile pensare alle due cose in modo distaccato. Esistono alcune realtà di pregio dove l’ente può intervenire e investire denaro pubblico per la tutela del territorio, ma per la stragrande maggioranza del territorio, dove tanto si è detto circa il ruolo di tutela dell’agricoltore sicuramente l’agricoltore per rimanere a “preservare” ha bisogno di poter  trarre dal territorio stesso anche sostegno economico e in questo senso sicuramente il taglio dei boschi e la vendita di legna possono essere una fonte alternativa interessante.

“Il piano di settore approvato la scorsa estate dalla Conferenza Stato Regioni conclude Bisi,  è un’opportunità anche per il nostro territorio e  mette in risalto come le industrie di trasformazione italiane si approvvigionino per la maggior parte del loro fabbisogno dall’estero, senza che vi sia una vera valorizzazione del legno italiano. L’obiettivo generale dello strumento è quindi la promozione di uno sviluppo sostenibile, competitivo e integrato della filiera legno nazionale, incentivando la gestione attiva del patrimonio forestale e garantendo, la multifunzionalità, la sostenibilità, il presidio del territorio e la diversità biologica delle risorse. Se noi continueremo a trascurare i boschi produrremo un disastro ambientale”.

 

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