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Venerdì, 19 Aprile 2024

«Braccialetto elettronico Amazon? Ne metterei uno che dà la scossa ai fannulloni»

Scatta anche a Piacenza la polemica sul nuovo dispositivo elettronico brevettato da Amazon, lo sfogo di un lavoratore:  «L’azienda mette a disposizione tante cose, è corretto che controlli se ci sono dipendenti che non lavorano»

Scatta anche nel centro di distribuzione Amazon di Castelsangiovanni la polemica per il braccialetto elettronico brevettato dalla multinazionale americana nel 2016 e approvato solo qualche giorno fa per velocizzare le operazioni di consegna. Da una nota ufficiale dell’azienda si apprende che «ogni giorno i dipendenti utilizzano dei palmari per controllare e spedire gli ordini, e questi braccialetti elettronici serviranno per eliminare gli scanner, e non per controllare i dipendenti. Potrebbero servire per liberare le mani dei lavoratori e salvaguardare la loro vista. Se questa tecnologia dovesse essere implementata, verrà fatto nel rispetto delle leggi vigenti e solo per migliorare il lavoro dei nostri dipendenti».

«Come sindacato - spiega Marco Pascai di Cgil - non siamo assolutamente d’accordo perché questo limiterebbe la libertà di movimento del lavoratore. Se questo utilizzo venisse confermato, il lavoratore verrebbe seguito passo a passo in ogni suo movimento. Ciò violerebbe leggi e normative in materia di controllo dei lavoratori. Più controllo c’è nei confronti del lavoratore e più la situazione diventa meno accettabile dal dipendente sentendosi sotto pressione».

«In realtà Amazon non ci ha ancora dato conferme in merito al braccialetto elettronico – spiega Lia, una lavoratrice dell’impianto di Castelsangiovanni – onestamente, spero che sia una bufala, anche perché faremmo “un salto indietro” a livello di diritti umani. Ovviamente l’azienda sta valutando un sistema per monitorare dei lavoratori che si impegnano meno rispetto agli standard qualitativi, ma giustamente Amazon è un’azienda che fa fatturato sulla produttività dell’impianto. Ora il clima lavorativo si è tranquillizzato anche perché di questo tema se ne sta parlando a Roma tra i sindacati e la direzione dell’azienda».

«Io proporrei dei braccialetti che, se ti fermi e non lavori, ti danno la scossa». E’ la “provocazione” di un altro lavoratore. «Questa è un’azienda che dà a disposizione dei propri lavoratori molte cose - ribadisce - ci paga la pausa pranzo, ti offre il caffè e le bevande, ogni giorno ci mette a disposizione 5 euro di buono pasto, ci dà la palestra e le navette gratis per venire a lavoro. Quindi non vedo cosa poter volere di più. Ogni giorno lavoriamo per sette ore e mezzo, e all’interno di queste ore viene conteggiata la pausa per bersi un caffè o andare in bagno, e il nostro stipendio comunque è di 1600 euro al mese. Io personalmente il braccialetto lo metterei, non sono contrario, anche perché in qualunque azienda si è controllati e se ci si ferma è giusto essere ripresi.

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