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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia Borgonovo Val Tidone

Cassa integrazione per quaranta lavoratori della Malo di Borgonovo

Vertenza “Malo”, Stragliati: «Situazione incerta per i dipendenti, chiedo l’impegno della Regione»

Quaranta dipendenti dello stabilimento “Malo” di Borgonovo, in Valtidone, sono finiti nuovamente in cassa integrazione, senza preavviso da parte delll'azienda tessile toscana, storico marchio di cashmere, nata negli anni Settanta.

«La Regione, per quanto di propria competenza, si attivi per scongiurare l’ennesimo periodo di cassa integrazione e le incertezze sul futuro per i dipendenti dello stabilimento piacentino della Malo S.p.A., in un periodo già difficile a causa degli strascichi della pandemia da Covid». È quanto chiede in un atto ispettivo Valentina Stragliati, consigliere regionale della Lega che si è interessata della vicenda.

«La proprietà di Malo, stante quanto segnalato più volte dal sindacato infatti, - stigmatizza Stragliati - non ha mai comunicato formalmente ai propri dipendenti le decisioni prese e sostiene che la situazione, fino a quando non ci saranno le nuove commesse legate alla nuova collezione, resterà incerta». Quel che è più grave, aggiunge la leghista «è che non vi è traccia di un possibile incontro formale tra la proprietà, i sindacati e la Rsu aziendale (che, peraltro, verrà lasciata anch’essa in cassa integrazione)».

«L’unica incresciosa sicurezza è che rimane incerto il futuro dei circa quaranta dipendenti dell’azienda, quasi tutte donne, dello stabilimento borgonovese costretti di nuovo in cassa integrazione», sottolinea Stragliati, che poi snocciola i preoccupanti numeri del rapporto Istat, sull'occupazione femminile. Durante la pandemia da Covid si è verificato un aumento delle disuguaglianze di genere anche sull’occupazione, disuguaglianza strutturale visto che il tasso di occupati è oggi del 67,8% per gli uomini e del 49,5% per le donne, come certificato ripetutamente dell’Istat: a ottobre 2021 l’occupazione femminile ha registrato crescita zero rispetto a settembre, quella maschile ha segnato il dato (non brillante in termini assoluti) di 36 mila unità in più. A inizio 2022 sempre l’Istat aveva registrato la perdita di 440 mila posti di lavoro rispetto all’anno precedente, 312 mila dei quali erano ancora una volta donne». «Pertanto – conclude Stragliati - al fine di scongiurare il trend nazionale, la situazione dell’azienda Malo va attenzionata maggiormente dalla Regione».

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