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Economia Vigolzone

Cavanna (Assomineraria): «Lo Sblocca Italia opportunità per oltre 100 aziende del territorio»

Intervista all'ingegner Pietro Cavanna: «Il governo così coinvolgerà diverse aziende del distretto petrolifero Parma-Piacenza, ma occorre via libera alla tecnologia "airgum" per l'esplorazione dei fondali marini»

La società di Ricerche industriali ed energetiche guidata dal professore Alberto Clò (già ministro dell’Industria nel governo Dini), specializzata nelle consulenze energetiche, valuta che sui due distretti specializzati della regione Emilia – Romagna: uno nel ravennate e uno tra Parma e Piacenza, siano attive  oltre 100 imprese nella filiera petrolifera che operano in ogni angolo del mondo. Valorizzando le nostre risorse minerarie non solo ridurremmo le importazioni ma eviteremmo che a trarne beneficio siano paesi come Croazia, Albania e Grecia, che stanno assegnando concessioni nel Mare Adriatico. Una tesi, questa, analoga alle conclusioni della Convention organizzata a fine marzo dal  Pogam (Piacenza Oil and Gas Museum), alla Sala Teatini, con la partecipazione   del ministro per lo Sviluppo, Federica Guidi, del sottosegretario Paola De Micheli,  dell’Assessore  all’Ambiente e Protezione Civile della Regione Emilia/Romagna, Paola Gazzolo e di un nutrito gruppo di relatori, esperti di primissimo piano del settore dell’energia e dell’Oil e gas quali: l’ing. Franco Terlizzese direttore generale Ministero Risorse energetiche, il dottor Giuseppe Tannoia (eni), l’ing. Nicola Monti (Edison), gli ingegneri Giuseppe Coronella (Fincantieri), Claudio Cicognani (Drillmec) e Pietro Cavanna (Assomineraria).

Non è però difficile prevedere che una ripresa delle attività minerarie solleverebbe l’opposizione degli ambientalisti, con sponde politiche prevedibili. È diffuso il timore che l’attività mineraria penalizzi agricoltura, turismo, pesca. Clò è convinto del contrario: «Le esperienze che abbiamo analizzato in Europa, dalla Francia alla Norvegia evidenziano una fruttuosa sinergia tra questi settori».

Abbiamo incrociato l’ingegner Cavanna, presidente di Assomineraria settore Idrocarburi e Geotermia nel suo buen ritiro di Vigolzone e l’occasione ci è stata favorevole per porre alcune domande.

- Ha ancora un futuro la ricerca petrolifera nel  sottosuolo italiano?

Il nostro Paese per  soddisfare il fabbisogno di idrocarburi (gas e olio) dipende all'89 per cento circa dalle importazioni. La produzione nazionale soddisfa il rimanente 11 per cento, tuttavia il sottosuolo italiano possiede riserve e un potenziale esplorativo  ancora inespresso che potrebbero soddisfare per decine di anni più del 20 per cento del nostro fabbisogno.  A maggior ragione questo aumento di produzione è fortemente necessario se consideriamo la fragilità del nostro sistema di importazione soggetto a problemi geopolitici sia da Sud che da Est.

- La legge “Sblocca Italia” del governo Renzi può costituire una opportunità?

Con l'approvazione della legge Sblocca Italia, che tutela maggiormente l'ambiente e rende più efficienti i processi amministrativi, il nostro Paese potrà contare sullo sviluppo di nuovi consistenti investimenti (più di 15 miliardi di euro) per progetti a terra e a mare. I benefici saranno rilevanti nel comparto industriale, nell'occupazione, nei flussi fiscali in termini di royalties e imposte e nei territori interessati dalle attività. Si potrà quindi prevedere un raddoppio della produzione interna nell'arco di quattro - cinque anni.

- Tuttavia, a Piacenza al Convegno organizzato dal Pogam, sono state espresse aperte preoccupazioni …

E’ così. Alcune recenti iniziative legislative potrebbero mettere a rischio lo sviluppo dei progetti a mare. Mi riferisco in particolare al disegno di legge per l'utilizzo dell'«airgun» a scopo di ricerca e produzione di idrocarburi punibile con la pena da 1 a 3 anni di reclusione. L'airgun è una tecnologia che rilascia onde sonore tramite area compressa e non fa assolutamente uso di esplosivo. Viene usata, anche in ambito scientifico, per studiare il fondo del mare e gli strati sottostanti, ed è utilizzata in tutto il mondo secondo norme e regole ben definite e rigorose.

Il provvedimento, se trasformato in legge, rischia di causare nocumento allo sviluppo della scienza e di spingere gli investitori impegnati nel settore idrocarburi offshore a investire al di fuori del nostro Paese. Tra le risorse che l'Italia rischia di perdere sono di particolare rilevanza i giacimenti di gas naturale del Canale di Sicilia e quelli dell'Adriatico, dove la Croazia ha già fatto uso dell'airgun.

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