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Cibo spazzatura e prediabete giovanile, i pericoli dell'alimentazione

E' definito cibo spazzatura, dall'inglese junk-food, qualsiasi alimento o bevanda di bassa qualità che apporti un gran numero di calorie ma sia povero di sostanze nutrienti essenziali. Oggi i giovani si nutrono male seguendo criteri di rapidità, praticità e sapidità imposti da una martellante pubblicità

E’ definito cibo spazzatura, dall’inglese junk-food, qualsiasi alimento o bevanda di bassa qualità che apporti un gran numero di calorie ma sia povero di sostanze nutrienti essenziali come vitamine, sali minerali, aminoacidi e fibre. Per questo motivo i nutrizionisti parlano anche di cibo con “calorie vuote”. Viene commercializzato dalle multinazionali attraverso le catene fast-food sotto forma di merendine monodose, snack, hamburger, bibite sintetiche (aranciate, cole, gassose), caramelle, panini, patatine e fritture. Questi alimenti presentano un elevato contenuto di zuccheri, conservanti, coloranti, sostanze chimiche, grassi nocivi e i famigerati acidi transaturi che hanno un doppio effetto sul colesterolo.

Mentre da una parte provocano un aumento eccessivo del colesterolo cattivo, dall’altra impediscono al nostro organismo di produrre quello buono. I transaturi sono presenti soprattutto nei prodotti artigianali da forno: biscotti, fette biscottate, crakers, merendine, salatini, paste per la pizza e minestre disidratate. Gli acidi grassi trans si formano durante i processi di fabbricazione delle margarine “dure”. Questo processo si chiama idrogenazione e consente di ottenere grassi solidi partendo da oli vegetali liquidi.

In generale possiamo dire che tutto quello che è preconfezionato è ricco di grassi idrogenati. La margarina per l’industria alimentare è un grasso ideale, è a basso costo, si conserva e si lavora facilmente a temperatura ambiente e consente di ottenere prodotti friabili e gustosi. Recentemente si è scoperto che questi cibi contengono alte percentuali di ossicolesterolo una variante del colesterolo cattivo o LDL, ma molto più dannosa. Oggetto di studio di un gruppo di ricercatori dell’Università di Hong Kong l’ossicolesterolo si è dimostrato una sostanza estremamente nociva  in grado di  diminuire le capacità di difesa del nostro organismo, di alzare il livello del colesterolo totale, di provocare una maggior produzione di placche aterosclerotiche e far perdere l’elasticità dei vasi.

Molte aziende alimentari lo aggiungono intenzionalmente ai cibi sottoforma di grassi idrogenati, usati per migliorare il sapore e la capacità di conservazione di un alimento. Gli junk foods sono perciò imputati di favorire patologie come l’obesità, il diabete, la carie e le cardiopatie nei giovani. Non c’è nessuna nazione al mondo in cui l’obesità, che è la principale fonte di malattie croniche, non sia in aumento persino nei paesi in via di sviluppo.

Oggi i giovani si nutrono male seguendo criteri di rapidità, praticità e sapidità imposti da una martellante pubblicità. Importanza in queste scelte per gli adolescenti hanno anche l’economicità e soprattutto l’occasione per stare insieme in qualsiasi momento. Non a caso le catene fast food sono aperte 24 ore su 24. Un recente studio ha rivelato che milioni di teenagers soffrono di prediabete. Nei soli Stati Uniti sono circa due milioni, con preferenza per gli ispano-americani e i bianchi. L’allarme è apparso sulla rivista americana Pediatrics ed è stato subito condiviso da un altro periodico medico, il Postgraduate Medicine. Il prediabete è uno stato clinico che spesso prelude al diabete. Si tratta di una condizione conosciuta anche come “ridotta tolleranza agli zuccheri” che si manifesta con una glicemia alterata a digiuno. Il glucosio è si più alto del normale ma non in modo sufficiente per porre la diagnosi di diabete.

Con l’attività fisica e con la corretta alimentazione i livelli di glucosio possono virare verso i valori normali, prevenendo la trasformazione del prediabete dell’adolescente nel diabete degli adulti o diabete tipo 2. Il diabete tipo 2 degli adolescenti è caratterizzato dalla combinazione di tre fattori e precisamente: da una diminuita sensibilità genetica all’insulina, l’agente chimico che brucia gli zuccheri, da una aumentata resistenza da parte dell’organismo all’insulina, favorita dall’obesità, ed infine dall’aumentata produzione di ormone della crescita, proprio dell’epoca puberale, che può accentuare la resistenza all’insulina. Questo tipo di diabete, un tempo raro nei ragazzi, sta diventando più comune per l’aumentata incidenza dell’obesità tra gli adolescenti. Chi ha questo quadro clinico presenta anche altri fattori di rischio per cardiopatia coronarica: elevati valori di pressione arteriosa e alterati valori di colesterolo nel sangue.

Quest’allarme, posto in seguito all’analisi dei risultati d’importanti ricerche, deve indurre i giovani all’adozione di un corretto stile di vita, aumentando l’attività fisica per correggere qualsiasi eccesso di massa corporea ed evitare di introdurre calorie di troppo con l’assunzione di merendine, bibite, patatine fritte o quello che troviamo abitualmente nei distributori automatici. E’ meglio una banana, una mela o uno yogurt per uno spuntino a scuola. E’ fondamentale per porre freno a questa pandemia un intervento sulle industrie alimentari, fornendo loro incentivi per la produzione di alimenti più salutari e per la corretta informazione nutrizionale dei loro prodotti.

Tuttavia non esiste un modello di riferimento valido in assoluto per realizzare un efficace intervento a tutela della salute dei ragazzi è quindi opportuno che gli interventi vengano diversificati. Oltre all’industria alimentare attenzioni vanno rivolte alla scuola, alla famiglia e ai mass media i cui messaggi pubblicitari riguardano cibi come dolci, cereali e fast food, promossi da personaggi televisivi noti e preferiti dai giovani. Questi messaggi riflettono uno schema dietetico associato ad alto rischio di obesità, carie dentali, diabete, malattie cardiovascolari e tumori in età adulta. Tornerebbe utile proibire la pubblicità di fast food per bambini in età prescolare e limitare la pubblicità per quelli in età scolare. Le possibilità d’intervento sono molte per minimizzare gli effetti negativi della TV e sfruttarne il ruolo positivo di divulgazione. Purtroppo solo pochi paesi come Finlandia e Svezia trasmettono messaggi pubblicitari ispirati a corrette abitudini alimentari. 

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