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Economia

Cinquant'anni anni di Condifesa Piacenza: il ricordo del passato con lo sguardo verso il futuro

Alla Volta del Vescovo. Per l’occasione è stato distribuito il libro edito per i 50 anni di Condifesa Piacenza scritto dal giornalista Giuseppe Romagnoli

I 50 anni di Condifesa Piacenza festeggiati nella suggestiva cornice della Volta del Vescovo sono stati una festa che ha coinvolto tutta la realtà agroalimentare e imprenditoriale agricola piacentina perché del Consorzio fanno parte soci di tutte le rappresentanze agricole piacentine, in quanto questo “ombrello” assicurativo è dalla sua fondazione una fondamentale tutela del loro reddito di impresa. Un parterre delle grandi occasioni per tanti ospiti nazionali, regionali e provinciali, accolti dal Ppesidente Gianmaria Sfolcini e dal direttore Stefano Cavanna, con tutto l’efficiente staff dell’ufficio provinciale. Per l’occasione è stato distribuito il libro edito per i 50 anni di Condifesa Piacenza scritto dal giornalista Giuseppe Romagnoli.

L’articolato convegno moderato dalla giornalista Nicoletta Bracchi, è stato aperto da Sfulcini che ha ricordato la peculiarità di trasparenza che caratterizza il Consorzio «che è nato per la gestione del rischio, cercando di tenere bassi i costi per gli associati puntando sulla formazione dei collaboratori, promuovendo la gestione della prevenzione con i mezzi informatici grazie ad uno staff di giovani». Giuseppina Felice responsabile del settore competitività delle imprese e sviluppo dell’innovazione della Regione Emilia-Romagna ha ribadito che «la gestione del rischio è fondamentale di fronte ai cambiamenti climatici che implicano aspetti economici e calo del valore dei terreni». «Le azioni da portare avanti sono la ricerca di tecnologie, l’agricoltura di precisione, la formazione; anche le assicurazioni - ha detto - devono essere più duttili, bisogna poi promuovere fondi mutualistici e la stabilizzazione del reddito».

«Gli indennizzi – ha aggiunto - devono creare le condizioni per continuare a produrre favorendo l’adattamento ai mutamenti climatici. La nuova frontiera è rappresentata dai GOI (gruppi operativi per l’innovazione) per sviluppare l’agricoltura di precisione; la nuova programmazione del PSR deve garantire continuità». Stefano Cavanna ha tracciato un esaustivo quadro (supportato da grafici) dell’attività svolta da Condifesa Piacenza ed ha detto che «è stata rivista la comunicazione per essere più vicini ai bisogni dei soci e mirata alle singole colture, con la formazione del personale».

Ha quindi tracciato un quadro dei valori assicurati per ogni comparto. Massimo Crespi Ceo di Radarmeteo ha specificato che «ognuno nel suo ambito deve sapere assumere delle decisioni perché quello dei mutamenti climatici è un problema di natura economico-finanziaria. Oggi grazie alla digitalizzazione si può avere un quadro esaustivo dei fenomeni e soprattutto dei dati che evidenziano, per esempio per Piacenza, una crescita esponenziale e concentrata di fenomeni estremi». Nella successiva tavola rotonda sono intervenuti Giovanni Razeto di Ismea, Andrea Bartolini di Hypermeteo e Andrea Berti direttore di Asnacodi Italia. Il primo, rispondendo alle sollecitazioni della coordinatrice Bracchi, ha parlato del fondo di mutualità che rappresenta il 3% del Primo Pilastro Pac per dare risposte agli eventi catastrofali. «Ci sono - ha spiegato - ancora troppe realtà scoperte da un punto di vista assicurativo, i tempi di liquidazione sono ancora troppo lunghi mentre i fondi devono dare risposte in tempi rapidi per dare ristoro ai bilanci. La sfida è coinvolgere le aziende e fare sistema».

Bartolini ha sostenuto che «grazie alle nuove tecnologie è possibile ottenere dati precisi che determinano indici di rischio utilizzati dagli assicurati e dagli agricoltori per le scelte colturali», mentre Berti ha ripercorso l’iter delle leggi evidenziando che «oggi in Italia siamo leader nella gestione del rischio, anzi guida per il resto d’Europa; anche la Ue ha compreso l’importanza della digitalizzazione delle imprese,  oggi la difesa va attuata in una logica di sostenibilità, trasferendo le conoscenze agli agricoltori nella consapevolezza di essere network con tutti gli altri per giungere alla resilienza dell’impresa». E ha ricordato l’importanza di un nuovo strumento come Agricat (Fondo di Mutualizzazione Nazionale per gli Eventi Catastrofali) che partirà con la nuova programmazione Pac 2023-2027. Punta a intervenire per coprire danni da gelo e brina, alluvione e siccità, vista anche l'offerta non sufficiente, per alcune aree e colture, di polizze assicurative. Con il nuovo Fondo 700mila imprese saranno coperte, quelle che beneficiano dei pagamenti diretti Pac.

Ogni agricoltore che a maggio 2023 presenterà la domanda unica per la Pac prenderà atto che una quota pari al 3% dei pagamenti diretti che dovrebbe ricevere sarà prelevata per contribuire al Fondo AgriCat. In cambio di cosa? Di una copertura di Stato per i rischi catastrofali. Resta fermo però tutto quello che già era previsto in fatto di gestione del rischio, quindi polizze agevolate, fondi, fondi mutualità danni e reddito, il sistema riassicurativo pubblico e privato. Le conclusioni del convegno sono state affidate al presidente nazionale Asnacodi Albano Agabiti che ha ricordato come «siano stati prodotti risultati eccezionali al servizio delle imprese per la gestione del rischio, con una rete unica al mondo che si basa sull’innovazione per comunicare e formare. Questo è il nostro futuro. Un’Italia brava non solo a produrre ma anche a gestire il rischio.580 miliardi di Euro, un quarto del Pil: questo è l’agroalimentare italiano». Agabiti ha ripercorso il cammino della legge, i successi ma anche ricordato che «c’è ancora il 70% circa che non è assicurato ed ora Agricat offre un’ottima possibilità di dare a tutti un minimo di copertura. La vera sfida è andare verso le imprese con l’innovazione, essere sempre più vicini alle esigenze delle aziende agricole, puntare su innovazione digitale e sull’agricoltura di precisione».

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