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Martedì, 19 Marzo 2024
Economia

«Più assunzioni dipendenti ma lavori temporanei: paura per ricorsi a cassa integrazione»

Cisl analizza i dati Istat del Piacentino relativi all'ultimo trimestre: «Situazione parzialmente positiva che rischiamo seriamente di rimpiangere». L'impatto della guerra sul lavoro: «Aiuti specifici per difendere l’occupazione»

Da una parte sono positive le 814 nuove assunzioni di lavoratori dipendenti nell’ultimo trimestre, anche se il confronto tra 2020 e 2021 segna una tendenza negativa nell’ultimo anno: da 2.956 a 2.184. D’altra parte «non è una notizia buona» la crescita, nel 2021, dei contratti con posizioni da apprendistato e in somministrazione (1.567 unità in più), oltre ad un aumento contenuto di contratti a tempo indeterminato (617 posizioni in più rispetto al 2020).

Lo spiega Cisl analizzando i dati Istat relativi al territorio Piacentino. «La crescita delle posizioni dipendenti in provincia di Piacenza nell’ultimo trimestre del 2021 (pari, come detto, a 814 unità al netto dei fenomeni di stagionalità e misurata dai saldi attivazioni-cessazioni, ndr) è la sintesi di 344 posizioni in più nelle altre attività dei servizi, 217 nelle costruzioni, 190 nell’industria in senso stretto e 85 nel commercio, alberghi e ristoranti; e di 23 posizioni in meno in agricoltura, silvicoltura e pesca. Merito soprattutto delle attività della logistica, seppure in leggera flessione durante il terzo trimestre. La ripresa delle posizioni dipendenti nell’industria in senso stretto si è irrobustita nell’ultimo trimestre dell’anno. Il lavoro dipendente nelle costruzioni sembra avvantaggiarsi della vasta incentivazione introdotta per sostenere l’edilizia privata». Lo spiega Michele Vaghini, segretario generale Cisl Parma e Piacenza. Sulle tipologie contrattuali aggiunge: «Sembra che la crescita torni ad imperniarsi su tipologie occupazionali a carattere temporaneo. Significativa (306 posizioni in più) è stata anche la crescita del lavoro intermittente nel quarto trimestre 2021».

«Quella del 2021 è una situazione che, per quanto solo parzialmente positiva, rischiamo seriamente di rimpiangere, anche da un punto di vista occupazionale – è il commento di Vaghini -: premettendo che nel nostro territorio ci sono ancora ottomila persone in cerca di lavoro di cui cinquemila sono donne, temiamo che nel 2022, a breve, possa ripartire il ricorso alla cassa integrazione. A causa della guerra l’impatto sui prezzi al consumo legato alla componente energy del paniere dei prezzi è stato eccezionale. Ne è derivata anche una drastica erosione del potere d’acquisto dei redditi delle famiglie, ma anche le aziende sono state colpite. E ci sono anche altre materie prime, come i metalli utilizzate dalle nostre aziende meccaniche, che stanno diventando sempre più difficili, e costosi da procurarsi sui mercati internazionali. Per non parlare delle difficoltà delle aziende dell'edilizia a reperire le materie prime per le costruzioni, con il serio rischio che le opere previste dal Pnrr subiscano un forte ridimensionamento o un'impennata dei costi. Lo shock dal lato dei prezzi delle materie prime, quindi, ha effetti non solo dell'andamento del saldo commerciale, dato l’aumento del costo delle importazioni, ma anche sulla competitività delle imprese, che rischia di svantaggiarle soprattutto nei confronti delle imprese dei Paesi asiatici. Occorre pensare a specifici aiuti per difendere l’occupazione, come fatto con gli ammortizzatori sociali in periodo di pandemia o rischiamo che la guerra in Ucraina, oltra al suo inaccettabile costo di vite umane, finisca per perderla alla fine, anche tutto il mondo del lavoro».

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