rotate-mobile
Economia

Come gestire al meglio la fase della transizione nella bovina da latte

Per esaminare queste problematiche si è svolto all'Università Cattolica un convegno “Gestione della bovina in transizione: sviluppi tecnologici, alimentari e nutraceutici” organizzato dall’Istituto di Zootecnica della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali in collaborazione con l’azienda ProTechsrl del Dott. Carlo Paglia

Il  periodo di transizione della vacca da latte copre un arco di tempo che va da circa tre settimane prima del parto a tre settimane dopo, ed è ritenuto giustamente la chiave della redditività aziendale: infatti i problemi che insorgono in questo momento possono causare una notevole perdita di latte rispetto alla produzione potenziale stimata.

Per esaminare queste problematiche si è svolto presso il Centro Congressi “Giuseppe Piana” della sede piacentina dell’Università Cattolica un convegno “Gestione della bovina in transizione: sviluppi tecnologici, alimentari e nutraceutici” organizzato dall’Istituto di Zootecnica della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali in collaborazione con l’azienda ProTechsrl del Dott. Carlo Paglia.

Oltre al prof. Trevisi ed al dott. Paglia, sono intervenuti il Prof. Giuseppe Bertoni (già Direttore dell’Istituto di Zootecnica della Facoltà di Scienze Agrarie, Alimentari ed Ambientali ) ed il dott. Roberto Solimè (esperto di prodotti naturali ad azione nutraceutica ed officinale).

 “Il parto e l’avvio di una nuova lattazione- ha spiegato Erminio Trevisi, docente di Fisiologia animale con elementi di fisiopatologia della nutrizione, direttore scientifico del convegno-  impongono sollecitazioni fisiologiche tremende ai meccanismi omeostatici della bovina da latte, i cui prodromi iniziano a fine gestazione, seppur siano poco appariscenti. Per questa ragione la transizione dallo stato di gravidanza e di non lattazione a quello di non gravidanza e lattazione, si traduce sovente in un’esperienza disastrosa per la bovina. Per questo- ha ribadito Trevisi- la tempestività con cui si individuano i sintomi di patologie metaboliche, consente di attenuare le conseguenze negative sulla salute delle bovine, di aumentare le loro performance (produzione, fertilità) ed il loro benessere, di dare maggior tranquillità agli allevatori. A tal fine sono state introdotte negli allevamenti da latte varie innovazioni tecnologiche ma- ha spiegato- la loro conoscenza è tuttavia limitata, per cui il beneficio che se ne trae è largamente inferiore alle loro potenzialità”.

Trevisi ha evidenziato i principali indicatori (parametri ematici, indici del bilancio energetico negativo, indici dell’infiammazione, indici immunitari ecc) utili per

individuare lo stato generale della bovina che devono essere appunto supportati con tecnologie avanzate (smart cow) per un riconoscimento tempestivo dei soggetti “problemi”. Tra le tecnologie migliori per il futuro, ha indicato le telecamere con termo camere. “Ma ogni tecnologia non deve esimersi da buone pratiche di prevenzione che sono prima di tutto prerogativa del buon allevatore. Tuttavia un buon utilizzo di tali strumenti richiede anche una perfetta gestione della dieta, sia per la copertura dei fabbisogni nutrizionali, sia per il corretto impiego di supplementi e specifici nutraceutici. Le recenti acquisizioni scientifiche offrono agli allevatori molteplici prodotti alimentari in grado di ottimizzare i meccanismi omeostatici delle bovine e di migliorare le risposte fisiologiche nel periparto”.

“Il periodo di asciutta, (ovvero i mesi prima del parto successivo)- ha precisato Bertoni- è una fase molto critica ma è anche quella del recupero delle riserve ma non deve diventare momento di accumulo  perché eccessi alimentari potrebbero determinare effetti negativi più che positivi tanto che il 65% dei costi veterinari si concentra nella fase di transizione. Le variazioni nutrizionali- ha spiegato Bertoni- durante l’asciutta peggiorano il fegato, quindi la sua risposta metabolica; bisogna quindi evitare processi infiammatori. Quindi non devono ingrassare troppo, l’asciutta deve essere breve (50-60 giorni), non eccedere con i minerali, prevenire le malattie infettive e devono giungere al parto con arti e piedi perfetti, con bilanci energetici in equilibrio ed un parto senza traumi né stress, monitorando poi attentamente il puerperio”.

Secondo Paglia bisogna valutare attentamente il rapporto costi-benefici, ottimizzare gli alimenti e le condizioni di salute. “Si può fare molto e l’allevatore ha bisogni di essere aiutato. L’azienda ProTechsrl, con la nutrogenomica propone un prodotto innovativo che nasce anche dal dialogo tra università e mondo produttivo che alla base deve avere un management basato su voglia di fare, progettualità etica, rispetto dell’ambiente e degli uomini”.

Infine Solimè ha trattato di alcuni prodotti naturali ad azione nutraceutica ed officinale).

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Come gestire al meglio la fase della transizione nella bovina da latte

IlPiacenza è in caricamento