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Economia

Consorzio di Bonifica: un pool di giovani ingegneri per una serie di progetti innovativi

Oltre alle pertinenze di professionisti esterni specializzati nell’ambito della sicurezza e degli aspetti archeologici, tutta la progettazione è stata affidata ad un gruppo di giovani ingegneri che lavorano (con diversi contratti) all’interno del Consorzio

Ormai non è più possibile eludere il problema: i mutamenti climatici sono una realtà di fatto e sembra inevitabile che tutto il territorio dovrà fronteggiare fasi di siccità, come quella che sta interessando l’intero territorio piacentino, alternate ad intense precipitazioni.

Il Consorzio di Bonifica di Piacenza, ente deputato ai fondamentali compiti di mettere in sicurezza il territorio e soddisfare ai bisogni irrigui degli agricoltori, come di assicurare l’acqua per gli usi civili, si sta impegnando con tutta la sua struttura sia per trovare nuove soluzioni (invasi) per immagazzinare l’acqua, come per evitare sprechi attraverso dispersioni nella rete idrica preposta all’irrigazione, calcolata in oltre il 35%. In particolare per rispondere al problema specifico della Val d’Arda è stato approntato un importante progetto nell’ambito del PSRN (Programma Sviluppo Rurale Nazionale) 2014-2020.

L’Ufficio Progettazione del Consorzio di Bonifica di Piacenza, sotto la responsabilità dell’architetto Pierangelo Carbone, nell’ambito dell’Ufficio Tecnico diretto dall’ingegner Filippo Volpe, ha dato vita a un progetto esecutivo del valore di 20 milioni di euro. Di questi 13 milioni e 900.000 euro saranno collocati nella base d’appalto. Il piano partecipa ad un importante bando nazionale, inserito in un programma mirato all’adattamento ai cambiamenti climatici, per selezionare, e finanziare innovative proposte. Entro settembre 2017 si conoscerà l’esito di tale percorso che ha visto la stesura del progetto esecutivo in soli 4 mesi di attività.

Il progetto in particolare è stato affidato ad un team di progettazione multidisciplinare composto da figure interne ed esterne, articolato in modo tale da assicurare l’operatività del gruppo, la presenza delle competenze professionali richieste e il rispetto dei tempi.

Oltre alle pertinenze di professionisti esterni specializzati nell’ambito della sicurezza e degli aspetti archeologici, tutta la progettazione è stata affidata ad un gruppo di giovani ingegneri che lavorano (con diversi contratti) all’interno del Consorzio, tecnici di già comprovata perizia che provengono, come nel caso di Debora Siviero (della provincia di Pavia) e Andrea Terret (di Piacenza), dal Politecnico di Milano dove si sono laureati in ingegneria civile ad indirizzo idraulico.

Dopo diversi stages in Consorzi di Bonifica (il Consorzio è da anni attivo in queste iniziative che coinvolgono anche gli istituti superiori nell’ambito dell’alternanza scuola-lavoro), i quattro giovani professionisti (oltre ai già citati vi operano anche gli ingegneri Francesco Mantese e Chiara Celada), si sono messi al lavoro con entusiasmo ed hanno elaborato questo progetto che, se realizzato, attraverso il risparmio idrico e l’efficientamento dell’uso della risorsa idrica a fini agricoli, dovrebbe risolvere definitivamente i problemi della Val d’Arda, così drammaticamente coinvolta nella grande crisi 2017 collegati anche alla siccità della diga di Mignano.

“Abbiamo trovato un ambiente assolutamente coinvolgente e stimolante, dal Presidente Fausto Zermani ai nostri diretti responsabili tecnici, ma soprattutto- commentano gli ingegneri Siviero e Terret - abbiamo constatato come qui si lavori veramente in una squadra e non solo all’interno del nostro gruppo, ciascuno con le proprie specifiche competenze, ma con tutti coloro che, a vario titolo, fanno parte del Consorzio di bonifica piacentino.

Abbiamo avvertito in questo modo tutta la responsabilità di ciò che abbiamo realizzato e se, come sembra, tutto verrà approvato, entro il 2018, dopo l’assegnazione degli appalti, potremo affermare con orgoglio di aver contribuito a realizzare una fondamentale opera per il territorio”.

In pratica si potranno eliminare le dispersioni di acqua nella rete idrica irrigua (stimate intorno al 30-40% rispetto al totale della risorsa canalizzata), ma non demolendo la rete di canali irrigui esistente (parte del quale ha più di 500 anni), La nuova si affiancherà ad esso, seguendo un tracciato interrato, a differenza dell’esistente che è posto a cielo aperto. Quasi 23 chilometri di tubazioni da realizzare con materiali caratterizzati da una alto potere di durabilità, che verrebbero gestiti in modo automatizzato utilizzando le più moderne tecnologie in materia, salvaguardando in tal modo anche tutto l’eco-sistema circostante.

Il tutto realizzato grazie ad un bel gruppo di giovani professionisti che, con la loro presenza, garantiranno in futuro, una gestione sempre migliore di un Consorzio la cui funzione è oggi più che mai essenziale per tutto il territorio piacentino.

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