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Economia

Contratto di filiera del mais: 82 aziende pronte a partire con Terrepadane

Presentazione del Contratto di Filiera nel settore mais relativo al quinto Bando Mipaaf che conta su un budget di 1 miliardo e 203 milioni

Si è tenuto nella Sala “Bertonazzi” al Palazzo dell’Agricoltura un incontro con le aziende maidicole (82 quelle interessate nelle Regioni in cui il Consorzio è presente) organizzato da “Terrepadane” per la presentazione del Contratto di Filiera nel settore mais relativo al quinto Bando Mipaaf che conta su un budget di 1 miliardo e 203 milioni e che prevede l'erogazione di contributi per il finanziamento di progetti innovativi, relativi alla ricerca e allo sviluppo tecnologico finalizzati alla limitazione degli sprechi e all'impiego delle eccedenze alimentari.

«Si tratta - ha commentato il presidente Marco Crotti - di un settore strategico per l’autosufficienza degli allevamenti ma anche per le opportunità che hanno oggi queste coltivazioni, che oggi ha più che mai bisogno di innovazione per essere competitivo. Terrepadane è il partner ideale per la crescita di tutta la filiera». Il responsabile del settore cereali, Marco Cappelli ha spiegato che i tempi sono stretti per inviare la documentazione per istruire il progetto di bando completo (che sarà coordinato da Luca Quintavalla), nonostante il bando sia stato prorogato ad ottobre. Fanno parte dei fondi finalizzati alla sostenibilità all’agricoltura di precisione, all’innovazione, alle energie rinnovabili, insomma ad un’economia circolare.

I beneficiari del finanziamento saranno le imprese che concorrono direttamente alla produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e agroalimentari e le imprese che forniscono servizi e mezzi di produzione. Per beneficiare dell'agevolazione le imprese dovranno aver sottoscritto un accordo di filiera, in ambito territoriale multiregionale, finalizzato alla realizzazione di un programma integrato a carattere interprofessionale ed avente rilevanza nazionale. «L'importo totale dei costi ammissibili riconducibile ad una sola regione non può superare l'85% del totale dei costi ammissibili del Contratto di filiera. La valutazione di programmi e progetti – ha detto Cappelli - è effettuata sulla base di un sistema di punteggi che spazia dalla qualità dell’accordo agli obiettivi ambientali, dal numero dei beneficiari all’impatto sulla crescita occupazionale».

I beneficiari del finanziamento - è stato spiegato - sono le imprese che concorrono direttamente alla produzione, raccolta, trasformazione e commercializzazione di prodotti agricoli e agroalimentari e le imprese che forniscono servizi e mezzi di produzione. La condizione per accedere ai contributi è aver sottoscritto un accordo di filiera. Le agevolazioni sono concesse come contributo in conto capitale e/o finanziamento agevolato. Possono proporre i contratti di filiera: le società cooperative agricole e loro consorzi, consorzi di imprese, organizzazioni di produttori agricole e le associazioni di organizzazioni di produttori agricoli, organizzazioni interprofessionali, enti pubblici, società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricole a le imprese commerciali e industriali, ma in questo caso il 51% del capitale deve essere posseduto da imprenditori agricoli, società cooperative agricole e loro consorzi, organizzazioni di produttori, associazioni temporanee di impresa, reti di imprese.

Tra i beneficiari anche le imprese in forma consortile, le società cooperative e loro consorzi, le imprese organizzate in reti, le organizzazioni di produttori agricoli e associazioni di organizzazioni di produttori agricoli, società costituite tra soggetti che esercitano l’attività agricola e le imprese commerciali e industriali sempre a condizione che il 51% del capitale sia posseduto da soggetti agricoli.

Per beneficiare dell'agevolazione le imprese dovranno aver sottoscritto un accordo di filiera, in ambito territoriale multiregionale. Il requisito si intende rispettato se gli interventi si spalmano su due o più regioni o province autonome. L’importo totale dei costi riconducibile a una sola regione non può superare l’85% del totale dei costi.

E’ ammesso un ampio ventaglio di interventi: investimenti materiali e immateriali nelle aziende agricole connessi alla produzione agricola, investimenti per la trasformazione dei prodotti agricoli e per la loro commercializzazione, partecipazione dei produttori agricoli al regimi di qualità e misure promozionali, organizzazione e partecipazione a concorsi, fiere e mostre, progetti di ricerca e sviluppo nel settore agricolo, investimenti per promuovere produzione di energia da fonti rinnovabili.

L’importo degli investimenti deve essere contenuto in un range tra 4 e 50 milioni. L’importo per un singolo beneficiario è fissato in un minimo di 400mila euro, che scende a 100mila euro nel caso di investimenti delle aziende agricole. «Sono previsti - ha ricordato Cappelli - partner importanti come Barilla, Galbusera, Molino Dallagiovanna, tanto per citarne alcuni, con contratti di coltivazione dalla semina del mais fino alla raccolta, con prezzi trasparenti (prezzo Borsa più premialità) e un Disciplinare di coltivazione predisposto dai tecnici “Terrepadane” per ottenere un prodotto di qualità esente da micotossine e sostenibile».

C’è anche la collaborazione, al tal fine, con l’Università Agraria di Milano presente con Roberto Confalonieri Ordinario di Agronomia e coltivazioni erbacee, che ha spiegato i sistemi innovativi utilizzati per ottimizzare l’uso dell’acqua e dell’azoto che di per sé sono valori essenziali in questi tempi di siccità e di costi elevati dei fertilizzanti.

E previsto al tal fine un uso della tecnologia che integri dati satellitari ed agricoltura di precisione, con scelte agronomiche tempestive. I dati satellitari da soli non sono sufficienti a supportare le decisioni sulle concimazioni perché colgono la variabilità spaziale solo in termini relativi, senza svelare le reali richieste di azoto delle piante. Occorre dunque un sistema di rilevazione che integra poche misure a terra e i dati satellitari grazie ad un’applicazione per smartphone che stima il rapporto tra richieste di azoto nelle piante ed effettivo contenuto dell’elemento nei loro tessuti, rivelando ad esempio il grado di stress da carenza o da eccesso di azoto.

L’applicazione è stata integrata con dati satellitari per misure con lo smartphone che consegnano all’agricoltore le mappe di prescrizione, una sperimentazione già attivata per riso e pomodoro. Ci sono poi sistemi di allerta personalizzati per gli agricoltori per ottimizzare i trattamenti fungicidi evitando quelli non necessari e consentendo di intervenire in maniera preventiva. Grazie a bollettini quotidiani per ogni patogeno, questi sistemi di allerta consentono di eseguire trattamenti solo con rischio di infezione medio o alto, consentendo agli agricoltori di risparmiare tempo e risorse.

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