rotate-mobile
Economia

Crisi carni suine, il Consorzio salumi Dop piacentini: «Pronti a fare la nostra parte»

L'analisi del presidente del Consorzio Antonio Grossetti

Non c’è pace per il settore suinicolo, uno dei comparti zootecnici più importanti della filiera agroalimentare italiana. Proprio in questi giorni (com’è stato ampiamente riportato) si è riunito un tavolo interregionale sul comparto, con gli assessori regionali all’Agricoltura Alessio Mammi (Emilia-Romagna) e Fabio Rolfi (Lombardia) per analizzare le cause di un mercato sotto pressione a livello europeo. Ne è emerso che la situazione di stallo e il conseguente crollo dei prezzi è stato causato principalmente da due fattori: la peste suina africana arrivata in Germania che ha causato il blocco delle importazioni di carni da parte dei maggiori Paesi importatori (Cina in primis) con conseguente surplus di carne sul mercato europeo e le misure Covid con la chiusura dei canali horeca e la perdita di buona parte delle vendite a banco. Mammi e Rolfi hanno ribadito che bisogna partire dal rafforzamento delle forme organizzative tra gli allevatori, promuovere una forma efficace di collaborazione strategica dell’intera filiera, studiare una diversificazione dei prodotti per renderli più appetibili agli occhi dei consumatori e divulgare i progressi in termini di sostenibilità e benessere animale, investendo ulteriormente in questa direzione.

Inoltre bisogna attuare strumenti come il sistema di qualità nazionale, che possano differenziare e valorizzare le destinazioni delle carni suine fresche diverse da quelle dei prodotti Dop e utilizzare le risorse del Piano di sviluppo rurale per un rinnovamento delle strutture, in modo da migliorare sia il benessere animale che la sostenibilità ambientale degli allevamenti. Bisogna costruire inoltre una vera e propria organizzazione interprofessionale che valorizzi tutte le componenti di questa disaggregata filiera, e lavorare concretamente a una Ocm zootecnia per il rilancio del settore in un’ottica concreta e condivisa. «Sono problemi - interviene Antonio Grossetti, presidente del Consorzio salumi Dop piacentini - noti da tempo e sui quali siamo intervenuti a più riprese sui tavoli istituzionali. Se prima gli allevatori hanno conosciuto un momento favorevole con l’export verso la Cina, ora la situazione si è ribaltata, non tanto sui tagli, quanto sulla redditività del maiale». «E’ una situazione - ribadisce Grossetti - in continuo mutamento. Fino a poco tempo fa noi come salumifici subivamo i contraccolpi della peste suina cinese che aveva convogliato la materia prima su quei mercati con aumenti notevoli e carenze di carni per i salumifici. Ma anche nei momenti più “tranquilli”si è sempre  verificato un continuo saliscendi. Manca una logica di prezzo-qualità che consenta ai trasformatori di poter pianificare». «Le Dop infatti - ricorda il presidente del Consorzio - hanno bisogno di carni con specifiche prerogative organolettiche precisate da un rigoroso Disciplinare; in particolare, per i salumi piacentini, devono derivare da maiali pesanti allevati in Emilia- Romagna o Lombardia».  «Negli ultimi 20/30 anni - ricorda Grossetti - il comparto degli allevamenti è profondamente cambiato, anche a causa delle sempre più vincolanti norme Ue che comportano costi di gestione molto elevati, per cui sia gli allevamenti che la macellazione sono ormai concentrate in pochi gruppi che possono orientare a loro piacimento il mercato. Un dato significativo: circa 4500 salumifici e 10-12 macelli. Con questa concentrazione di fatto è venuta meno una “logica di filiera” superata da una di “speculazione”, perché se il prodotto manca per i motivi più svariati, questo fatto si ripercuote solo sull’anello più debole, ovvero i produttori».

«La pressione sui tagli - specifica Grossetti - è diminuita, ma non più di tanto, con il paradosso che quelli per la pancetta sono ancora quasi a livello di quelli per i prosciutti che soffrono ancora; c’è una situazione di pesante stallo, siamo qui in attesa, cercando di capire cosa succede ed ovviamente tutto ciò influisce sulla situazione, con la Gdo che segnala vendite non brillanti per i salumi in generale. Per fortuna le Dop hanno sofferto molto meno, perché la gente ora comprende bene il valore di qualità che esse comportano. Ma veniamo da un anno molto difficile anche se in questo periodo c’è stato per tutti un buon recupero di vendite dirette. Ma non dimentichiamo mai che il grosso dei salumi Dop si vende con la ristorazione, nei bar, nelle trattorie, nei ristoranti».

Con le continue chiusure causa Covid si sono verificate pesanti perdite. «Noi - continua Grossetti - come frutto di una storia tutta piacentina caratterizzata da  una tradizione artigianale, abbiamo bisogno di un suino di alta qualità che consentano di lavorare carni con una resa sicura, con una giusta quotazione di prezzo. Il Consorzio è pronto: con il progetto della costituzione del “Distretto del Cibo dei Salumi DOP Piacentini”, il primo riconosciuto dalla Regione, e unico Distretto per i salumi Dop compreso nell'elenco del Ministero delle Politiche Agricole Alimentari e Forestali, abbiamo creato i presupposti per quotazioni bilanciate che riguardano tutta la filiera. Tali nuove strutture sono radicate nel territorio per promuoverne lo sviluppo, garantire la sicurezza alimentare, la coesione e l’inclusione sociale, ridurre l’impatto ambientale e lo spreco alimentare.  Tra gli obiettivi vi è anche quello di salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale, oltre a valorizzare le produzioni agroalimentari di qualità favorendo l’integrazione di filiera oggi visibilmente latente. È un ulteriore riconoscimento per i Consorzi di tutela delle Dop e Igp ed una  opportunità in più per le imprese regionali di ottenere finanziamenti, attraverso la partecipazione al bando nazionale dedicato ai progetti di distretto del Ministero delle Politiche agricole. In base alla legge nazionale i Distretti sono realtà legate al territorio, con un’identità storica frutto dell’integrazione fra attività agricole e attività locali, nonché di produzione di beni o servizi di particolare specificità».

Tutte caratteristiche che può vantare il Consorzio di tutela dei salumi Dop piacentini, tanto da aver inoltrato al Servizio organizzazioni di mercato e sinergie di filiera dell’assessorato Agricoltura della Regione Emilia-Romagna, la richiesta, poi accolta, per la costituzione e il riconoscimento del Distretto del cibo dei Salumi Dop Piacentini. «Questo ulteriore strumento a disposizione del Consorzio - spiega dunque Grossetti - permetterà finalmente di perseguire in modo concreto la costituzione di una filiera produttiva collegata ai salumi DOP tutta piacentina, per la quale da anni il Consorzio si sta prodigando per realizzare. E soprattutto la possibilità di ottenere, con queste specificità, prezzi omogenei, costanti e remunerativi, equilibrati per tutta la filiera, con prospettive di mercato interessantissime perché oggi non solo in Italia, ma soprattutto all’estero, nei paesi Ue, c’è grande richiesta per Dop».
 

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crisi carni suine, il Consorzio salumi Dop piacentini: «Pronti a fare la nostra parte»

IlPiacenza è in caricamento