rotate-mobile
Economia

Crisi idrica, Confagri: «Perché chi impone il Dmv non ne sostiene i costi?»

Gasparini: servono le dighe e una pianificazione razionale

La campagna ha davanti a sé un’intera estate e già scarseggia l’acqua. “Nella diga di Mignano non c’è acqua a sufficienza per le esigenze irrigue attese – sottolinea Vittorio Affaticati agricoltore della Val d’Arda, associato di Confagricoltura Piacenza e Consigliere del Consorzio di Bonifica – i pochi metri cubi a disposizione dovranno essere fruiti al meglio, tanto che nei giorni scorsi gli agricoltori della zona, coordinati dal Consorzio di Bonifica, si sono organizzati e chi era in grado di utilizzare l’acqua del pozzo aziendale ha rinunciato al primo turno di attingimento dall’acqua di derivazione fluviale. In una situazione come questa – prosegue Affaticati - di emergenza, ormai divenuta cronica, stride ancor più l’orientamento di chi promuove l’Arda, da sempre a carattere torrentizio, a fiume, imponendo il rispetto di un DMV che non tutelerà certo la preservazione di non si sa bene quali specie ittiche e vegetali, dato che l’ecosistema naturale del torrente è già per sua natura progettato per i periodi di secca, ma che sicuramente metterà in ginocchio un’agricoltura già provata. Gli agricoltori – sottolinea Affaticati – sostengono i costi di gestione della risorsa idrica che è disponibile in diga e poi non ne possono usufruire. Chi tanto insiste sul rispetto della norma, dovrebbe quantomeno accollarsene i costi”. La situazione non è meno critica nelle altre aree della provincia, come spiega Michele Lodigiani, già presidente di Confagricoltura Piacenza con parte della propria azienda nel Parco del Trebbia ed anch’egli membro di Consiglio del Consorzio di Bonifica. “L’area del Trebbia è in emergenza da decenni, per ora la situazione è monitorata, ma non siamo ancora a pieno regime. Serve una diga e la possibilità di immagazzinare l’acqua in un’area, l’alta Val Trebbia, che peraltro si è dimostrata ad alta piovosità anche in annate come questa”. Gli agricoltori sono sempre più abituati a fare i conti con anomalie metereologiche, ma questa potrebbe essere un’annata particolare, per cui è necessaria un’attenzione massima alla gestione della risorsa idrica, in tal senso la tecnologia aiuta, come l’utilizzo dell’irrigazione a goccia che ne consente un più efficace impiego. Interventi strutturali di lungo periodo sono, tuttavia, improcrastinabili. Le eccellenze agroalimentari, a parole, sono considerate strategiche per la nostra economia, ma senza la disponibilità di acqua l’agricoltura non può fornire la materia prima alla base di queste filiere. Per fortuna molte aziende sono dotate di pozzi aziendali, ma, tanto per essere esplicativi, la falda è a livelli che solitamente registriamo a fine stagione. “L’agricoltura moderna programma per sé, ma nello stesso tempo soprattutto per la trasformazione – ricorda Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza – senz’acqua si impedisce la programmazione e si frantuma un sistema nel quale la PLV agricola innesta il volano della PLV dell’intero settore agroalimentare. Tradotto, fermando l’acqua si ferma l’economia e uno degli asset più importanti del Paese. Non ultimo, dobbiamo sbloccare la burocrazia che impedisce il cambio di destinazione d’uso dei pozzi dismessi o non più utilizzati nell’idropotabile e nell’industria e chiediamo uno studio sulla possibilità del reimpiego delle acque derivanti dagli impianti di depurazione dei centri urbani. Noi agricoltori gestiamo l’apporto di nutrienti, i piani colturali, dobbiamo arrivare a poter gestire l’acqua che ci serve. Che sia il cambiamento climatico o una particolare annata, il problema è che servono le strutture nel lungo periodo e questo tempo diventa infinto se non iniziamo mai. Non smetterò di ripeterlo: il Paese deve mettersi a valutare ciò di cui ha bisogno – rimarca Gasparini – ci sono ristrutturazioni di opere che possono essere effettuate nell’immediato. Servono invasi, anche in aggiunta a quelli esistenti; la politica deve rispolverare progetti già presentati e che non si capisce per che motivo giacciono nei cassetti della Regione. Nel breve periodo, in anni come questi, percorriamo la richiesta di deroga alla normativa sul DMV sui tavoli opportuni, normativa in riferimento alla quale, inoltre, chiediamo, ancora, che venga considerata la portata mediana, eliminando nei conteggi i picchi delle piene invernali che sono eventi eccezionali e che falsano i dati della portata media”.

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Crisi idrica, Confagri: «Perché chi impone il Dmv non ne sostiene i costi?»

IlPiacenza è in caricamento