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Economia Bobbio

«Dopo il caso di Agostino poco impegno per limitare i danni della fauna selvatica»

Una vecchia pianta ormai seccata sulla strada per il Passo del Penice. Potrebbe essere adottata come simbolo della " Montagna Viva". Sul tronco sono due tabelle, una della A.T.C. N° 9-Ambito Territoriale della Caccia che si interessa della fauna selvatica: cinghiali, caprioli, danni, cervi ai quali, adesso pare siano apparsi gli istrici; tutti animali simpatici, ma da anni, ormai, un flagello per le colture e i terreni. Anche questa è una delle cause dell'abbandono delle coltivazioni in montagna.

Il 26 febbraio 2004, scrivevo sul settimanale della Diocesi Piacenza-Bobbio, un articolo, inserito anche nel mio libro "Fatti, persone e riflessioni” che in val Trebbia è un vero macello la distruzione delle colture ed impressionante il grave danno che provocano porcastri e cinghiali. Negli anni successivi di articoli di denuncia ne ho scritto numerosi, ma la loro pubblicazione non ha avuto lo spazio che la gravità della situazione a mio modesto parere avrebbe meritato. Da allora la situazione è diventata una Via Crucis laica, con i possessori dei fondi che chiedono invano il rispetto della proprietà spesso di famiglia e, a fronte di danni subiti ai terreni, un giusto ed accettabile contributo, non l'elemosina.

Dopo la " comica" del cinghiale " Agostino " nel parco della Galleana, quando in un incidente stradale causato da un capriolo o altro animale selvatico è rimasto coinvolto un importante personaggio della Coltivatore Diretti piacentina riflettori si sono accesi. Sono felice che l'alto funzionario non abbia subito danni fisici, ma spero che il "guaio" gli faccia ricordare chi rappresenta e sia al loro fianco in concreto.  

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