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Martedì, 16 Aprile 2024
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E se davvero vince Romney? Ragioniamo sulle sorti della Casa Bianca

Romney non ha dietro di sé un vero e coerente sistema di pensiero economico. Piuttosto, una serie di affermazioni e propositi spesso contraddittori che guardano più agli spostamenti settimanali degli elettori indecisi che ad un programma di largo respiro

La disastrosa condotta di Obama nel primo dibattito TV tra i candidati alle presidenziali USA era uno di quegli eventi improbabili come la caduta di un meteorite nei giardini pubblici vicini a casa… Nessuno poteva neanche lontanamente pensare che Obama, avvocato dalla parlantina brillante e dagli inattesi guizzi di humor, nonché politico navigato e capace di colpire l’immaginario collettivo con slogan che lasciano il segno, facesse la figura del grigio burocrate e si lasciasse mettere all’angolo da Romney, considerato fino ad allora un impacciato maestro di gaffes…  Ma lasciamo da parte ogni considerazione a buon mercato sulla TV spettacolo e proviamo invece a ragionare sugli effetti economici di un eventuale cambio di inquilino alla Casa Bianca.

Profonda è la diversità tra i due candidati in materia di politica economica, dunque con Romney assisteremmo ad un cambiamento profondo nello scenario economico mondiale. Un cambiamento che, tuttavia, non sarebbe paragonabile a quello portato da Ronald Reagan quando, nel 1980, sconfisse il malcapitato presidente democratico uscente Jimmy Carter. Ronald Reagan aveva dietro di sé una folta comunità di prestigiosi economisti e studiosi accademici, fautori di un nuovo pensiero neoliberista. Certo, erano economisti criticabili (e chi scrive è tra quelli che da sempre ne criticano l’impostazione ideologica), ma il loro spessore intellettuale e il loro prestigio accademico erano (a quell’epoca) indiscutibili e degni di ogni rispetto.

Romney non ha dietro di sé un vero e coerente  sistema di pensiero economico, ma, piuttosto, una serie di affermazioni e propositi spesso contraddittori che guardano più agli spostamenti settimanali degli elettori indecisi che ad un programma di largo respiro. Ovviamente (e per accattivarsi il sostegno economico dei grandi operatori di Wall Street, così preziosi per finanziare una campagna presidenziale) la “deregulation “ finanziaria neoliberista, colpevole della crisi del 2007 tuttora in corso , non è minimamente menzionata e, anzi, tutto lascia intendere che, in caso di vittoria di Romney, scatterà uno squillante “liberi tutti!” per i speculatori professionisti e per tutte le loro tecniche più rischiose e al limite dell’illegalità. 

Per quanto riguarda la progressività delle imposte (principio introdotto dagli economisti liberali anglosassoni negli Anni Venti e Trenta del secolo scorso), con Romney non se ne parla neppure…. Certo, si può senz’altro dire che Obama sia stato troppo timoroso su questo tema, dato che tuttora negli USA la progressività delle imposte è molto limitata, se non di fatto inesistente, a causa di un’infinità di escamotages normativi che consentono ai grandi patrimoni e al reddito delle grandi corporations di  eludere legalmente il fisco. E’ noto a tutti il caso di un miliardario americano che, sorprendendo tutti, ha dichiarato di ritenere molto ingiusto il fatto di pagare meno imposte dei propri dipendenti…

Certo, si potrebbe, giustamente, osservare che queste scelte riguardano il popolo americano libero e sovrano e non noi europei… Tuttavia c’è un punto che ci riguarda da vicino. Con Obama si era consolidata una forma di forte collaborazione (anche se talvolta critica) con l’Europa per uscire dalla crisi e lottare contro la recessione. Obama si coordinava e si confrontava con i governi europei (incluso il nostro) e si è spesso molto preoccupato dello stato di salute dell’euro, diversamente dagli ambienti finanziari di Wall Street che, anzi, hanno notoriamente speculato al ribasso sui nostri titoli pubblici, alimentando lo spread con i titoli tedeschi nella fase più acuta della crisi debitoria, l’estate scorsa. Proprio a questi ambienti di Wall Street Romney strizza l’occhio… E proprio all’Europa Romney sembra rivolgere uno sguardo vagamente ostile… Qualcosa di più delle sprezzanti espressioni (come “vecchia Europa” )del suo collega di partito repubblicano Gorge W. Bush. Chi vivrà vedrà.

Con questo mio piccolo articolo si conclude la mia collaborazione semestrale con il giornale on-line “Il Piacenza”. Una collaborazione di cui sono stato molto lieto. I giornali “on-line” rappresentano un’esperienza innovativa. Nello specifico, “Il Piacenza” ha contribuito con vivacità e pluralismo al dibattito ed è diretto da un amico, una persona che stimo molto, sia sul piano umano che su quello professionale. A lui, alla redazione e a tutti i lettori vanno i miei ringraziamenti.

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