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Martedì, 16 Aprile 2024
Economia

Economia piacentina in crescita nel 2021 ma export in difficoltà

“Piacenza Economia” ha analizzato i dati locali del secondo semestre dell’anno, prima dell’aumento dell’inflazione: «Ci eravamo riavvicinati alla situazione pre-pandemia»

«Dati confortanti quelli del secondo semestre del 2021. Purtroppo da quel momento in poi, negli ultimi sei mesi, il mondo è cambiato». La premessa del vicepresidente della Provincia, Franco Albertini, ha aperto la presentazione dell’indagine congiunturale di “Piacenza Economia”, riferita al secondo semestre del 2021. «Il 2021 è stato l’anno della ripresa – ha aggiunto Antonio Colnaghi (Provincia) - dopo la caduta del Covid. Ripresa poi messa a rischio dalle tensioni geopolitiche conseguenti alla guerra in Ucraina, con l’inflazione crescente, la mancanza di materie prime. C’è un deciso rallentamento non solo dell’economia locale e nazionale».

«A Piacenza – ha proseguito Colnaghi - ci siamo riavvicinati alla situazione pre-pandemica. E in alcuni settori, siamo andati anche meglio rispetto al 2019. Però c’è un -8,9% di contradizione delle esportazioni piacentine, in controtendenza rispetto al resto dell’Emilia-Romagna. Questo dato arriva dai risultati negativi del comparto moda e della meccanica, annullando gli aumenti dell’alimentare e dei mezzi di trasporto. Questo calo delle esportazioni ha visto una riduzione degli scambi con il Regno Unito (-71%): è una particolarità solo piacentina e anche lodigiana». Per quanto riguarda la demografia delle imprese, Piacenza ha visto un forte aumento di imprese edili. Complessivamente è aumentato il numero di lavoratori residenti sul territorio Piacentino:  1.899 lavoratori in più (1,8%), per un totale di 107mila e 259 addetti. Aumenta soprattutto il numero di lavoratori in Valtidone (796 in più, grazie alla logistica), la città con 517, e i comuni della via Emilia e della Bassa Valdarda.

Il tema delle esportazioni e degli scambi con l’estero è stato oggetto di una disamina del prof. Antonio Ciciotti (Cattolica). «Il dato è gonfiato dalla logistica, che non esporta comunque produzioni locali. Però se cala l’export della meccanica è un problema per la nostra produttività. Quando valutiamo l’aumento delle imprese edili, sarà interessante andare a vedere se queste sopravvivranno nel tempo».

Il prof. Paolo Rizzi (Cattolica) evidenzia «due cose positive e due negative» della situazione relativa al 2021. «L’export che cala è strano, perché la meccanica è andata molto bene nel 2021. L’export è fondamentale per la nostra provincia: 5,5 miliardi di euro su 8 miliardi di fatturato della sua economia dipendono da questo. Siamo al top d’Italia». «Purtroppo andiamo incontro al 10% d’inflazione, andiamo indietro di 40 anni. Nel 2021 i prezzi erano già aumentati nel Piacentino rispetto ad altri territori. Stranamente risaliamo nell’anno post pandemico come numero d’impresa, recuperiamo vitalità ed economia, dopo anni difficili. I giovani non hanno la voglia d’impresa rispetto ad altri decenni». «Altro dato positivo – ha concluso - è il turismo locale: 200-300mila arrivi all’anno, nel contesto nazionale, significa pochissimo. Però il turismo è in pieno boom in tutta Italia: c’è voglia di girare, vedere, rilassarsi. Voglia di posti nuovi, quindi anche di venire a Piacenza». «Comunque il calo delle esportazioni non c’era stato nella prima parte dell’anno – è stato l’appunto di Colagni - forse l’aumento dei prezzi nella seconda metà del 2021 aveva già provocato i primi effetti sulla nostra economia».

IL REPORT PIU' DETTAGLIATO

I dati a consuntivo 2021 contenuti in questo numero 41 di Piacenz@ confermano, pur con alcune eccezioni, il generale avvicinamento (quando non il completo ritorno) del nostro sistema socio-economico al sentiero di sviluppo pre-pandemico, già evidenziato nel report precedente e relativo al primo semestre.

Il quadro presentato ovviamente non incorpora ancora l’impatto negativo della guerra in Ucraina scoppiata nei primi mesi del 2022, e le ripercussioni che essa sta avendo sull’economia internazionale, sui prezzi delle materie prime e dell’energia (del resto già sotto pressione anche prima dello scoppio del conflitto), così come sull’economia nazionale, regionale e locale.

A livello imprenditoriale, il 2021 si è chiuso infatti a Piacenza con una crescita del 10,3% della produzione industriale, raggiungendo e superando il livello di attività del 2019 dello 0,9% (al contrario di quanto visto in regione: -0,1%). Lo stesso dicasi per il fatturato (+13,3%, e +4,1% sul 2019) e gli ordini complessivi (+15,2%, +8,2% sul 2019) manifatturieri, mentre il grado di utilizzo degli impianti è salito di oltre 10 punti al 78,1%, solo leggermente inferiore il 79,7% del 2019.

Anche le imprese del commercio al dettaglio hanno sperimentato un deciso incremento delle vendite, pari a +7,1% sull’anno precedente (più elevato di quello medio regionale, che si è attestato a +4,2%), superando così i livelli del 2019 dell’un per cento (al contrario dell’insieme delle imprese emiliano-romagnole: -2,8%).

In questo contesto di forte recupero, una dinamica meno incisiva hanno mostrato invece il settore delle costruzioni e l’artigianato manifatturiero. Il primo settore, pur incrementando il volume d’affari del 6,4% sul 2020 grazie in particolare agli incentivi governativi, rimane ancora sotto dell’1,9% rispetto al 2019; il secondo comparto vede crescere sì la produzione dell’8,4%, tuttavia in misura non sufficiente a ristabilire i valori pre-covid (-3,6%).

Pure l’interscambio con l’estero ha evidenziato a consuntivo 2021 andamenti sottotono, contrariamente a quanto osservato nella prima parte dell’anno, e a quanto solitamente rileviamo. Le esportazioni piacentine, dopo gli aumenti registrati nel primo semestre, calano infatti nella media d’anno di quasi il 9% rispetto al 2020 (molto pesante è qui il dato riferito al Regno Unito: -72%), e in controtendenza rispetto alle province limitrofe e al contesto regionale e nazionale dove l’export risulta invece in crescita, ed anche le importazioni segnano un tasso di sviluppo (+5,6%) generalmente inferiore agli altri ambiti di riferimento.

Sempre sul versante delle imprese, si arresta alla fine del 2021 la contrazione dello stock di imprese registrate presso la Camera di Commercio, con una leggera inversione di tendenza dopo i cali ininterrotti conosciuti nell’ultimo decennio, e con un tasso di sviluppo finalmente positivo (anche se inferiore a quelli delle province limitrofe e a quello medio regionale e nazionale). In ulteriore flessione sono poi i fallimenti.

Per quanto riguarda il turismo, è proseguita anche nel secondo semestre del 2021 la fase di recupero rispetto ai minimi pre-pandemia, grazie a una congiuntura positiva e in accelerazione a confronto con il primo semestre. Decisivi sono stati i miglioramenti intervenuti nei mesi estivi a seguito dei progressi della campagna vaccinale e di una situazione di maggior normalità dal punto di vista degli spostamenti. La dinamica del turismo a Piacenza nel 2021 è stata migliore di quella sperimentata dalle province emiliane (Parma, Reggio-Emilia, Modena, Bologna) e comunque superiore a quella media regionale, confermando in ambito sovra-provinciale le buone capacità di ripresa viste anche in passato. Rispetto al 2019, il gap si è ridotto dal 50% del primo semestre al 30% circa in finale d’anno per gli arrivi, e dal 30% al 17% per i pernottamenti. Particolarmente bene è andato il comparto extra-alberghiero, che ha recuperato del tutto a livello di presenze i valori del 2019.

Dati nel complesso positivi arrivano infine anche dal mercato del lavoro. Parliamo non tanto di quelli ISTAT (RCFL) della rilevazione campionaria sulle forze di lavoro, che mostrano nella media del 2021 un leggero calo del tasso di occupazione (68,0%, -0,3 punti) e un lieve incremento del tasso di disoccupazione (6,1%, +0,2 punti), quanto dei dati sugli addetti alle unità locali di fonte Unioncamere-Inps, sulle assunzioni/cessazioni dei rapporti di lavoro dipendente dell’Agenzia regionale del lavoro dell’Emilia-Romagna, e sulle ore di Cassa integrazione dell’Inps. La rilevazione Unioncamere-Inps evidenzia infatti un aumento dell’occupazione in provincia di Piacenza dell’1,8% sul 2020, pari a circa 1.900 addetti in più (con forti incrementi specialmente nel comparto dei servizi alle imprese e nella logistica, ma anche con riduzioni significative nell’alberghiero/ristorazione e nei servizi finanziari/assicurativi), mentre il saldo tra avviamenti e risoluzioni dei rapporti di lavoro cresce anche nel 2021 risultando positivo per circa 2.200 posizioni dipendenti (dove però sono sempre preponderanti i contratti a tempo non indeterminato). Bene anche la Cassa integrazione, con 6,9 milioni di ore autorizzate nel 2021 a favore dei lavoratori dipendenti delle imprese del nostro territorio, in riduzione di quasi 8 milioni rispetto al 2020, con una variazione (-53,5%) allineata a quella media regionale (-54,5%) e superiore a quella nazionale (-39,5%). Va comunque segnalato come rimanga ancora elevato il livello complessivo della CIG a Piacenza (nel 2019 le ore erano state poco più di 700mila) e con un ampio ricorso allo strumento da parte non solo dell’industria manifatturiera ma anche del commercio e del comparto della ricettività/ristorazione.

Le stime di Prometeia fatte per Unioncamere Emilia-Romagna sull’andamento dell’economia piacentina indicano una crescita del valore aggiunto nel 2021 pari al 6,2% (inferiore di un punto a quella regionale, +7,2%), ed una prevista nel 2022 in deciso calo (al 2,2%) a causa del rallentamento dell’economia globale, influenzata dalle attuali tensioni geo-politiche, dall’inflazione in accelerazione e dalle difficoltà nel reperimento degli input produttivi.

Clicca qui per scaricere il dossier completo relativo al secondo semestre 2021

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