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«Emorragia di personale delle Cra e Rsa: serve cambiamento nelle politiche sanitarie»

L'allarme dei segretari dei pensionati dei sindacati confederali, Luigi Baldini (Spi-CGIL), Aldo Baldini (Fnp-CISL) e Pasquale Negro (Uilp-UIL)

I segretari dei pensionati dei sindacati confederali, Luigi Baldini (Spi-CGIL), Aldo Baldini (Fnp-CISL) e Pasquale Negro (Uilp-UIL) sollecitano un forte cambiamento nelle politiche sanitarie che pubblico e privato mettono in atto nel territorio della provincia di Piacenza.  «Al centro dell'attenzione, questa volta, - fanno sapere i sindacati - è la gestione delle risorse umane impiegate dalle aziende: infermieri e personale sanitario sono sempre più ricercati, e tra pensionamenti e dimissioni volontarie verso altre strutture, o addirittura verso altri settori del mercato del lavoro, i nuovi assunti spesso rischiano di non sopperire alle uscite del personale sanitario, creando notevoli disagi nel servizio di cura alle persone, la stragrande maggioranza delle quali anziane. La carenza di questi professionisti è ormai un problema lampante che dovrebbe far riflettere tutta la comunità piacentina e non solo, in quanto è comunque imperativo assicurare gli standard qualitativi del servizio offerto e non diminuire il numero dei posti letto che sono particolarmente preziosi in una fase in cui l’emergenza Covid non può purtroppo dirsi del tutto conclusa».

I sindacati dei pensionati piacentini sono preoccupati da questa situazione «in cui si riscontra in alcuni casi una vera e propria emorragia di personale delle CRA e RSA, le quali corrono sempre il rischio di non poter assicurare la qualità del servizio a chi è ospite perché i dipendenti decidono sempre più spesso di abbandonare il posto di lavoro partecipando a quel fenomeno di “grandi dimissioni” che è ormai di dominio pubblico». Secondo Luigi Baldini, Aldo Baldini e Pasquale Negro, che rappresentano gli iscritti delle federazioni dei pensionati di CGIL CISL UIL, la sanità pubblica e privata ed i servizi Socio Sanitari «devono compiere un salto di qualità, perché non si può pensare che l’unica risposta strutturata per anziani e disabili non autosufficienti debba continuare ad essere l’ingresso in RSA dati i costi altissimi delle rette». Il problema quindi, fanno notare, è a monte: «bisogna rafforzare la risposta di aiuto e cura domiciliare, aiutare le famiglie e le persone che si prendono cura delle persone (“caregiver”) attraverso un nuovo modello di domiciliarità che veda un reale potenziamento dei servizi di assistenza domiciliare per gli anziani non autosufficienti e per le persone con disabilità».

Il problema si governa quindi «attuando veramente un modello di sanità che dovrà essere sempre incentrata sull’integrazione tra servizi sanitari e assistenziali e servizi sociali con una riorganizzazioni della rete ospedaliera e di cura.
Nel merito dello stillicidio di dimissioni che è stato riscontrato in alcune strutture, la posizione sindacale non prescinde dal prendere in considerazione le reali condizioni lavorative in cui si trovano ad operare gli addetti di questo particolare settore, cioè dalla presa d’atto di un disagio diffuso riportato alle organizzazioni sindacali che tocca non solo la qualità lavorativa ma anche l' aspetto economico delle lavoratrici e lavoratori di questo comparto». Il sindacato confederale si è impegnato «in una ricerca di dialogo con le organizzazioni datoriali più significative, sia private che cooperative, per trovare un punto di maggior equità e stabilità attraverso lo strumento della contrattazione di secondo livello che deve dare risposte concrete anche sotto l' aspetto economico ma a tutt’oggi questa ricerca non ha avuto esito»,

 «Forse è anche per questi motivi che per esempio, - dicono -  in una struttura piacentina come la Cra San Giuseppe, in pochi giorni si è verificato un numero consistente di dimissioni tra operatori socio sanitari ed infermieri». «È una situazione d' allarme, sostengono i pensionati piacentini, che fa riflettere sul mantenimento della qualità del servizio alle persone in un contesto estremamente difficile dal punto di vista delle risorse umane a disposizione e che ci auguriamo non vada a peggiorare nel prossimo futuro la vita delle persone anziane all'interno della struttura».

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