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Economia

Enoteche, fatturati sempre più giù. Vinarius scrive al Governo

«Inibire l’apertura dopo le 18 toglie all’enoteca il 30% del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati»

«Ha perfettamente ragione Terraneo. Gli abbagli, le sperequazioni, le discrasie, le diversità di trattamento, i cambi in corsa, i passi da gambero inseriti nei vari Dpcm (oramai siamo a quota 10) non si contano più». Un gruppo di operatori piacentini del settore Cantine ed enoteche sottoscrive pienamente la lettera che Andrea Terraneo, Presidente di Vinarius, l’Associazione delle Enoteche italiane, ha indirizzato al Presidente del Consiglio dei ministri Giuseppe Conte a fronte della pubblicazione del nuovo DPCM entrato in vigore il 16 gennaio 2021. Il decreto infatti vieta espressamente la vendita per asporto di qualsiasi bevanda alcolica e analcolica da parte di tutti i negozi specializzati con codici ATECO 47.25 dalle ore 18, lasciando invece libertà di vendita di tali bevande a tutti gli altri negozi commerciali. Scrive nella lettera il presidente Terraneo: «Comprendiamo il momento di forte difficoltà che sta attraversando il nostro Paese a causa della pandemia e il complesso contesto con cui vengono prese le relative decisioni incorrendo in possibili errori nella indicazione dei codici ATECO, ma chiediamo un sollecito chiarimento in merito affinché non vengano discriminati attività e operatori professionali appartenenti al settore del commercio di bevande alcoliche e analcoliche. La preoccupazione deriva dal fatto che inibire l’apertura dopo le 18 toglie all’enoteca il 30% del fatturato giornaliero in un quadro economico generale che ci vede già penalizzati».

Non appare infatti chiaro il criterio utilizzato dal nuovo DPCM su questo tema, che non inserisce nel divieto di vendita per asporto dopo le ore 18 anche tutte quelle attività previste dal codice ATECO 47.1 e relativi sottogruppi che comunque commerciano prevalentemente in bevande e alimentari. «Appare evidente – continua Terraneo – che lo spirito che anima tale divieto non è demonizzatorio nei confronti delle bevande alcoliche in sé ma è invece quello sanitario volto a evitare assembramenti, fattore di primaria importanza per tutti noi in questo difficile momento. Non comprendiamo però il motivo per cui viene impedito a centinaia di enoteche sparse sul territorio nazionale di operare lasciando invece libertà di farlo alla grande distribuzione organizzata incorrendo maggiormente nel rischio di assembramenti. Le chiediamo pertanto la cancellazione di questa misura affinché non vengano penalizzate tutte quelle attività comprese nel divieto che stanno operando da mesi con massimo rigore e attenzione alla tutela della clientela e nel rispetto delle normative». «Siamo certi - conclude Terraneo – che le ragioni da noi esposte possano portare ad un pronto accoglimento della nostra richiesta basandosi essa stessa su criteri di ragionevolezza e coerenza con lo spirito di tutela della salute pubblica e di salvaguardia delle attività commerciali che stanno a cuore a tutti quanti noi».

Commenta, Giampietro Comolli, master in gestione e marketing di imprese agroindustriale, economista del vino, giornalista: «Il capo in commando da solo alla guida con il paracadute dei numeri e degli scienziati della sanità non sta dando frutti. Mi tocca dare ragione a Renzi! Chi l’avrebbe mai detto: il ragazzaccio toscano – se non ha altri fini – ha sicuramente fatto bingo o tombola con i 62 punti sul tavolo di Conte. È bene leggerli bene prima di criticare. Un paese non sta in piedi senza riforme costituzionali e istituzionali: gli altri Paesi corrono e noi abbiamo i Dpcm! Guardare all’oggi, senza guardare al domani in piena pandemia è una prova di inconsistenza. Oggi tutti noi, bene o male chi più chi meno grazie agli ultimi 30 anni, abbiamo messo un po’ di fieno in cascina per momenti bui. Sono i nostri figli e nipoti che non hanno certezze e gli lasciamo un debito enorme. Facendo figli e figliastri non si va avanti a governare un paese. Facendo promesse elettorali e poi non mantenerle non è solo un danno partitico e un problema di tutti. È in atto una politica che vuole accentuare differenze e favorire qualcuno sempre: almeno è quello che appare. Peggio sarebbe se questa situazione fosse voluta, costruita, pensata, studiata …sarebbe molto pericolosa».

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