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Economia

«Europa a rischio senza politiche coordinate di investimenti»

La lezione del professor Luigi Campiglio all’Università Cattolica: «Siamo su una china pericolosa, con tassi di inflazione a livelli sempre più pericolosi e con una disoccupazione galoppante, ma assai diversificata tra i diversi paesi europei»

“Siamo su una china pericolosa, con tassi di inflazione a livelli sempre più pericolosi e con una disoccupazione galoppante, ma assai diversificata tra i diversi paesi europei. Così, onde evitare pericolose spinte antieuropeiste sempre più diffuse, se realmente ci sta a cuore un “progetto Europa”, è necessario assolutamente realizzare politiche coordinate, con una decisa diminuzione della pressione fiscale ed un aumento degli investimenti pubblici e privati”.

Parole chiare quelle del prof. Luigi Campiglio, ordinario di Politica economica dell’Università Cattolica, che in una lezione tenuta agli studenti della Facoltà di Economia (management internazionale), ha delineato lo scenario che emerge dalla crisi europea dal 2008 al 2013.

In realtà- ha precisato Campiglio- una doppia crisi, quella Usa con la “bolla speculativa” e quella Europea con la crisi dei debiti sovrani, iniziata nel 2013 e proseguita, dirompente, nel 2013. E’ necessario dunque, secondo il docente, individuare le grandezze economiche che hanno contribuito alla crisi, al cui centro sta l’occupazione, come emerge dall’analisi condotta che è sfociata in uno studio delle caratteristiche e dei risvolti del quinquennio (2007-2012): ne scaturisce di fatto un’Europa divisa a metà, con Italia e Spagna costrette a sostenere il carico più pesante, unitamente a Gran Bretagna, Grecia, Olanda, Irlanda. All’opposto, altri nove paesi, guidati dalla Germania, che registrano un saldo positivo sia su Pil, che su consumi ed investimenti. Una crisi, quella europea, che ha bruciato più di 500 miliardi di euro di consumi e investimenti mancati e quasi 300 miliardi di Pil.

In Italia l’aumento della pressione fiscale e la svalutazione interna hanno determinato un congelamento (se non una diminuzione) di tutti i redditi da lavoro; ci stiamo spingendo su una china davvero pericolosa, che rende urgente politiche coordinate, pena una unità europea che rischia la deriva

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