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Expo, Scarpa: la Zolla poteva anche rappresentare Canicattì. Piazzetta da sola non ha fatto promozione

Milanoexpo, opinioni in controtendenza (Federico Scarpa): Il Comune ha mancato nel ruolo di super partes delegando tutto agli Industriali Lombardi e il loro rappresentante Silvio Ferrari

Milano Expo 2015 è giudizio corale è stata una manifestazione riuscita come mix architettonico, comunicazione e di vita, una festa con molte persone che hanno visitato l’area espositiva anche tre o quattro volte per cercare di dribblare le code e vedere più padiglioni possibili. Queste colonne – in controtendenza con l’agiografia ufficiale - hanno ospitato valutazioni di autorevoli persone che nella sostanza hanno definito Expo una sagra gastronomica per divertirsi con il cibo mentre le premesse e gli obiettivi imponevano tutte altre strategie e non passerelle. Il tema “Nutrire il Pianeta, Energia per la Vita”, doveva  infatti essere il filo logico che attraversava tutti gli eventi, un’occasione per riflettere e confrontarsi su soluzioni reali, azioni, valutazioni delle contraddizioni fra potere della moneta e fame nel mondo.

Fa riflettere al proposito la mancata firma della Caritas e di  soggetti importanti del settore alimentare ed enogastronomico italiano, come Terra Madre, Slow Food alla Carta di Milano, il documento simbolo dell'Expo 2015, la sua eredità più alta, legato al tema originario “Nutrire il pianeta, energia per la vita”. I conti di Expo 2015 non sono stati ancora chiusi. Ma, secondo un'indiscrezione pubblicata dal Fatto Quotidiano e da Il Giornale, ci sarebbe un buco che oscilla tra i 400 e i 500 milioni di euro. 

Il governo è già corso ai ripari facendo rilevare alla Cassa Depositi e Prestiti le quote di Fondazione Fiera. Ma il piano è ancora tutto da discutere. In ogni caso - sostengono i due quotidiani - toccherà ai cittadini pagare il conto di Giuseppe Sala e compagni. Le nostre colonne sono come sempre aperte alle opinioni dei lettori. Oggi su Expo interviene Federico Scarpa, presidente del Consorzio Cosil, più volte assessore e amministratore pubblico del Comune di Piacenza, sempre pronto a invocare trasparenza e a chiedere dettagli, chiarimenti sempre attraverso gli organi pubblici locali per informare la cittadinanza dei fatti e non solo della loro  facciata.

«E’ interessante  - dice Scarpa - il dibattito scaturito da alcune prese di posizione in merito alla efficienza e efficacia di alcune macchine operative e politiche cittadine, come Expo, il welfare, il turismo, la politica industriale e il fare squadra. Chi non è d’accordo che fare squadra, rete, sistema sia un fattore indispensabile? Ma è il come, il dove, il chi che fanno la differenza e stimolano critiche e, giustamente, qualche karakiri inutile. E’ anche vero che i primi ad alzare la voce sono solitamente coloro che non sono coinvolti in prima persona. Non è così che si fa squadra, un po’ più difficile è fare sistema e strategia di lungo periodo soprattutto se chi tiene i fili è anche legato a mandati di breve periodo.  
Fare squadra non vuol dire accontentarsi dello status quo. Efficienza e efficacia servono per ottimizzare nel lungo periodo investimenti, risparmi, allocazioni, risorse, piani, programmi. Questo è fare rete impresa e sistema strategico». 

Prosegue Scarpa: «Vengo a Expo Milano e Piazzetta Piacenza. Chi ha dato dato l’ok ad andare a Milano e spendere oltre 1 milione di euro di soldi dei piacentini dovrebbe fornire un bilancio esaustivo. A Rho c’erano aree di 3000 o 10.000 metri con padiglioni e spazi enormi ed evidenti e che 100 metri non avrebbero “attratto”: la location della Piazzetta non era in area così felice e la Zolla poteva anche rappresentare Canicattì. Piazzetta da sola non ha fatto promozione, tant’è che si è corsi ai ripari importando eventi da Piacenza  con relativi ulteriori costi».

«Della “pizzaguiness” nessuno ha fatto riferimento a Piacenza. Consultando i primi dieci siti dei giornali on line il nome Piacenza non appare, uno solo scrive con la collaborazione di piazzaioli piacentini. Bravi – come sempre – quelli della Coldiretti visto che il messaggio vero è stato: la Coldiretti ha voluto il Guiness perché la pizza diventi patrimonio dell’umanità. La critica vera è nella organizzazione, nella scelta strategica di andare a Milano come Gutturnium di coccio in mezzo a otri di acciaio, di fare solo autoreferenzialità fra i soliti, di raccontarsi fra di noi quanto siamo bravi: ma facciamolo dire dagli altri facendo cose vere». 

«Infine il turismo a Piacenza. I visitatori non vengono “motu proprio” e non si fermano per sentito dire o perché la Piazzetta c’è. Investire in strutture e attrezzature, in uffici statici, non serve per attirare gente, per fare accoglienza. Bisogna in primis fare formazione degli operatori e di agenti di vendita, occorre investire in persone e trailer, in contatti e incontri mirati e diretti paese per paese. Già qualche russo e qualche cinese non sono proprio stati contenti di come sono stati trattati. Fare squadra vuol dire soprattutto semplificare, ridurre i passaggi, cioè fare sistema. Piacenza ce la può fare? Noi crediamo di si».

«Il Comune ha mancato nel ruolo di super partes delegando tutto agli Industriali Lombardi e il loro rappresentante Silvio Ferrari. Speriamo che in futuro gli enti pubblici territoriali (Provincia, Comune, Camera di commercio) svolgano il ruolo di coordinamento e super partes che la legge e il buon senso gli assegna. Siamo disposti a collaborare con chiunque, avendo già dato dimostrazione al senso favorendo l’accordo tra il Comune di Piacenza e l’autorità portuale di Spezia, ma certamente l’economia piacentina ha bisogno di “illuminati” provenienti da altre realtà disposti a dialogare e a confrontarsi. Collaborazione si, colonizzazione no».

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