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Giovedì, 18 Aprile 2024
Economia

Banca Monte Parma, la vertenza prosegue: Fisac Cgil preoccupata per i dipendenti

Prosegue la mobilitazione dei dipendenti di Banca Monte Parma, dopo la disdetta unilaterale da parte della Banca e di Intesa Sanpaolo degli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali e l’apertura da parte dell’Azienda delle procedure di legge per il licenziamento di 40 persone

Prosegue la mobilitazione dei dipendenti di Banca Monte Parma, dopo la disdetta unilaterale da parte della Banca e di Intesa Sanpaolo degli accordi sottoscritti con le organizzazioni sindacali e l’apertura da parte dell’Azienda delle procedure di legge per il licenziamento di 40 persone.
Le organizzazioni indacali, che ritengono tali azioni illegittime, dopo le 2 giornate di sciopero di aprile e maggio e le manifestazioni a Parma e davanti alla Borsa Italiana a Milano, che hanno visto una straordinaria partecipazione da parte dei dipendenti, si stanno muovendo oltre che sul fronte sindacale anche su quello giuridico.
È infatti dei giorni scorsi la notizia - diffusa attraverso una conferenza stampa organizzata dalle Rappresentanze Sindacali Aziendali di Banca Monte Parma e dalle Segreterie Territoriali di Fabi, Fiba/Cisl, Fisac/Cgil e Uilca di Parma - dell’intenzione di mettere in atto una vera e propria azione giudiziaria “di massa” per la salvaguardia dei diritti dei lavoratori e per far sì che Banca Monte Parma e Intesa Sanpaolo rispettino gli impegni assunti con i dipendenti attraverso gli accordi sottoscritti con le Organizzazioni Sindacali, garantendo la tutela di tutti i posti di lavoro.
Le organizzazioni sindacali hanno evidenziato che i 40 esuberi annunciati dall’azienda sono un pretesto, una scusa per tagliare i costi e le retribuzioni quando invece occorrerebbero più lavoratori impiegati nelle filiali della banca, già oggi con organici ridotti all’osso e forti difficoltà a garantire l’apertura quotidiana degli sportelli, con rischi di ricadute anche sul servizio all’utenza.
«Dopo due anni di sacrifici pesantissimi per i lavoratori – spiegano le organizzazioni - con la riduzione di 100 posti di lavoro (da 600 a 500) e la diminuzione del 30% del costo del lavoro in Banca Monte Parma, l’Azienda che è stata rilanciata grazie al forte contributo economico e professionale dei dipendenti, anziché rispettare gli impegni assunti ha deciso di imporre ulteriori penalizzazioni economiche ai lavoratori e di richiedere ulteriori tagli ai posti di lavoro, venendo meno agli accordi sottoscritti. In questi mesi ci siamo trovati di fronte una controparte aziendale che dopo aver messo in atto questo comportamento inaccettabile, ha mantenuto una posizione rigida di rifiuto al confronto e ha perseverato nel portare avanti la sua proposta fatta di taglio di diritti e attacco ai posti di lavoro, fino ad arrivare all’apertura della procedura Legge 223: le proposte alternative che, responsabilmente, il Sindacato ha prospettato in questi mesi, tali da non determinare ricadute sui diritti economici e normativi dei lavoratori e sull’occupazione, non sono state neppure prese in considerazione dall’Azienda che si è ostinata nel suo atteggiamento “prendere o lasciare” - sottolinea Stefano Fornari, Coordinatore RSA FISAC CGIL di Banca Monte Parma».

«Come possono – continua Fornari - Banca Monte Parma e Intesa Sanpaolo sostenere che ci sono esuberi di personale, quando rifiutano la concessione di part time (80 richieste giacenti, ndr) in quanto ciò creerebbe problemi di natura organizzativa e metterebbe a rischio l’apertura degli sportelli? Tutto ciò è paradossale. E appare altrettanto incredibile che un Gruppo Bancario come Intesa Sanpaolo che progetta nel suo Piano di Impresa la distribuzione di diversi miliardi di euro di dividendi nei prossimi anni e l’esclusione di tagli e licenziamenti nelle aziende del Gruppo, a favore della valorizzazione delle persone e dell’investimento sui ricavi, si accanisca sul personale di Banca Monte Parma, prospettando taqli e licenziamenti quando una “manciata” di top manager del Gruppo costano come i dipendenti di tutta la banca (500 persone).
Appare evidente la strumentalità di tali comportamenti aziendali che nello stesso tempo possono costituire un elemento strategico delicato per tutto il settore bancario, alle prese, proprio in questi giorni, con la trattativa per il rinnovo del CCNL.  A preoccupare il Sindacato sono anche le ricadute che queste iniziative aziendali potrebbero avere per il territorio locale.
«La questione che riguarda Banca Monte Parma – interviene Giordano Allegri, segretario generale Fisac Cgil di Piacenza - è di forte rilevanza anche per il territorio piacentino; in un contesto di crisi complessiva che vede interessati diversi settori economico produttivi, questo attacco ai diritti e ai posti di lavoro potrebbe determinare pesanti conseguenze per i dipendenti della banca e rappresenterebbe anche effetti molto negativi per il tessuto economico-sociale del nostro territorio. L’acquisizione di Banca Monte Parma da parte di Intesa Sanpaolo, nel 2011, doveva essere l’occasione per rilanciare l’azione di questa importante banca del territorio a sostegno delle più rilevanti energie produttive locali e al servizio delle esigenze delle famiglie, artigiani, commercianti, piccole e medie imprese. Oggi, invece, dopo i pesanti sacrifici sostenuti dai lavoratori della banca, ai quali come Sindacato garantiamo la nostra massima attenzione ed appoggio per qualsiasi iniziativa di tutela dei loro diritti – sottolinea Allegri – ci troviamo di fronte nuovamente ad un’idea di tagli, anche occupazionali, inaccettabili che ci preoccupano anche perché potrebbero rappresentare una volontà del Gruppo Intesa Sanpaolo di ridimensionare il suo impegno e i suoi investimenti nella nostra zona, proprio nel momento in cui invece servirebbe investire di più e garantire maggiori servizi, per aiutare la ripresa economica».

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