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Economia

Fiume Po, la preoccupazione del Consorzio di Bonifica per lo studio del Wwf

«Rivitalizzare il grande fiume portando acqua da altri corsi non tiene conto dell’agroalimentare»

Sulla stampa degli scorsi giorni si è parlato di uno studio del Wwf Italia dedicato al ripristino della connettività ecologica dei fiumi con lo scopo di ridurre il più possibile le barriere artificiali al fine di garantire un apporto maggiore d’acqua verso valle. Protagonisti dello studio la Trebbia e il torrente Perino, scelti perché adatti a trasportare un quantitativo d’acqua necessario a rivitalizzare il Grande Fiume.

Ad esprimere preoccupazione è il presidente del Consorzio di Bonifica di Piacenza Luigi Bisi: «Ritengo sia importante affrontare la tematica dell’apporto dei corsi d’acqua verso valle ma penso che queste valutazioni vadano fatte affrontando a 360 gradi tutti i risvolti e le problematiche. Come Consorzio abbiamo certamente a cuore l’ambiente nel suo complesso e, proprio per questo, non possiamo escludere dai ragionamenti il mondo agricolo e la sua necessità di acqua utile alle filiere agroalimentari. Non dimentichiamo che Piacenza è tra i territori più produttivi del bacino della Pianura Padana dove nasce quasi 1/3 dell'agroalimentare Made in Italy e la metà dell'allevamento che danno origine alla food valley italiana conosciuta in tutto il mondo».

Dalla disponibilità idrica dipende la produzione degli alimenti base della dieta mediterranea: dalla frutta alla verdura, fino al mais per alimentare gli animali per la produzione dei grandi formaggi come il Grana Padano - vanto del made in Italy in tutto il mondo - e i salumi più prestigiosi.

Piacenza è inoltre la prima provincia in regione per numero di denominazioni di prodotti agroalimentari tradizionali. Il cibo che arriva sulla nostra tavola ha una sua filiera che immaginiamo come la storia del suo percorso e di ogni processo, con un produttore all’inizio e l’acqua e la terra alla base come elementi sostanziali. Filiere che generano dunque importanti ricadute produttive, occupazionali e sociali.

Continua il presidente Luigi Bisi: «Oltre a valutare se eventuali eliminazioni di ostacoli dai corsi d’acqua apportino effettivamente volumi supplettivi, penso sia importante ragionare senza pregiudizi. Positivo penso sia ad esempio il provvedimento della Regione Emilia Romagna che prevede da subito l’applicazione del cosiddetto Deflusso minimo vitale (DMV) estivo che consentirà di prelevare e accumulare più acqua in caso di precipitazioni e la possibilità di riempire i canali per uso ambientale oltre i volumi concessi per uso irriguo a beneficio di flora e fauna della ricarica delle falde (utile non solo all’agricoltura ma anche all’idropotabile). Penso poi debba essere valuto lo stoccaggio della risorsa attraverso una migliore e moderna infrastrutturazione idraulica (laghetti, invasi di varia natura, ecc.) e l’equilibrio tra canali a cielo aperto e intubati anche a vantaggio dell’ecosistema».

«La proposta oggetto di studio – prosegue Luigi Bisi – per quanto abbia un fine nobile, ossia portare acqua al fiume Po in sofferenza, affronta solo un aspetto di tutto il sistema territoriale non contemplando addirittura l’esistenza dell’agricoltura e dell’agroalimentare (conseguente) e ancora meno tutte le tematiche ambientali legate alle esternalità positive descritte sopra e sempre evocate dal mondo ambientalista. In ogni caso – conclude Luigi Bisi – queste mie considerazioni sono di indirizzo e non vanno considerate come un intervento tecnico per il quale rimane a disposizione l’ufficio preposto del Consorzio di Bonifica che, con i tecnici che lo compongono, risulta anche un buon conoscitore del territorio provinciale».

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