rotate-mobile
Mercoledì, 24 Aprile 2024
Economia

Food packaging, Camisa: «La nostra città è capitale di un settore in costante crescita»

Ha registrato il tutto esaurito il convegno sul “Food packaging” promosso da Confapi Industria Piacenza nella Sala dei Teatini con diversi esperti provenienti da tutta Italia. Soddisfatto il presidente Cristian Camisa: “Piacenza è capitale di un settore in crescita costante grazie a un convegno che ha offerto molti spunti interessanti”

Food packaging, Piacenza dice la sua. E fa centro con il convegno, svoltosi nella magnifica cornice della Sala dei Teatini, che ha visto confrontarsi con successo numerosi esperti del settore chiamati nella nostra città da Confapi Industria Piacenza e dall’Istituto italiano imballaggio con il patrocinio di Regione Emilia-Romagna, Provincia di Piacenza e Comune di Piacenza. “Food packaging: riduzione dello spreco alimentare e dell'impatto ambientale" è stato il titolo della tavola rotonda aperta dai saluti del sottosegretario all’Economia Paola De Micheli e dal vicesindaco Francesco Timpano che hanno evidenziato l’impegno di Confapi Industria Piacenza nel trasformare ogni anno Piacenza in una vera e propria capitale del packaging.

“È un settore che sta crescendo e che vanta delle eccellenze straordinarie nel nostro territorio” ha spiegato il presidente dell’associazione piacentina Cristian Camisa, “un settore che conta complessivamente solo a livello locale più di 70 imprese e 1.500 addetti diretti che arrivano a circa 2.500 considerando l’indotto e le imprese con codici Ateco differenziati. Un convegno di questo tipo è anche uno strumento utile per fare del marketing territoriale”. Eppure, nonostante la crescita, di packaging poco si parla: lo ha evidenziato il direttore dell’Istituto italiano imballaggio Marco Sachet nel primo focus della giornata dedicato all’Etica del Packaging.

“Tutti siamo dei fruitori di cibi, eppure siamo poco consapevoli dell’importanza della confezione nel settore alimentare” ha spiegato Sachet, “pensiamo ai packaging che conosciamo: non riportano informazioni sul confezionamento, ma solo sul prodotto. Al massimo ci sono dei simboli che portano una grande confusione, ma nulla di più. Ecco perché come Istituto abbiamo sposato la causa della Carta etica del packaging ideata da Stefano Lavorini, che parla di un confezionamento responsabile, equilibrato, sicuro, contemporaneo, informativo, sostenibile, educativo, lungimirante, accessibile e trasparente”.

A sposarla è stata anche Boxmarche Spa, l’azienda rappresentata dall’amministratore delegato Tonino Dominici che ha realizzato una apposita “food box” per evitare gli sprechi e che fra l’altro ha un suo “emulo” sostenuto da Iren anche a Piacenza come ha ricordato Miriam Bisagni di PiaceCiboSano: “Abbiamo aderito alla Carta etica perché la ritenevamo in sintonia con la nostra cultura aziendale” ha spiegato Dominici, “pensiamo che per fare dei prodotti buoni, responsabili e sostenibili ci vogliano delle persone etiche. Ci teniamo alla sostenibilità che abbiniamo alla responsabilità di fare un prodotto di qualità al giusto costo”.

Da parte sua Lavorini, giornalista ed editore di ItaliaImballaggio, ha spiegato: “La Carta Etica nasce dall’esperienza che ho del settore: molto spesso c’è una scarsa attenzione da parte del cittadino e del consumatore verso il packaging che si trasforma in consapevolezza quando accadono dei piccoli contrattempi come la difficoltà ad aprire una bottiglia d’acqua se non con un attrezzo”.

Di fatto la scarsa conoscenza riguarda non solo il packaging, ma anche il fenomeno dello spreco: “Parlando di spreco, nel mondo buttiamo un miliardo e trecento milioni di tonnellate di cibo all’anno” ha spiegato Franco Fassio dell’Università degli Studi di scienze gastronomiche di Pollenzo, “in Italia ne buttiamo venti milioni di tonnellate di cui buona parte è rappresentata dall’ortofrutta: il 40 per cento di questi prodotti va sprecato nella fase di distribuzione e solo a casa ogni settimana lo spreco ci costa oltre sei euro. Il 47 per cento di questi scarti è imputabile ai comportamenti che teniamo in casa e il 60 per cento sarebbe evitabile”.

La Lotta allo spreco alimentare è stata il secondo focus affrontato dal convegno con Luca Falasconi dell’Università di Bologna, il giornalista Luca Maria De Nardo, il direttore Sachet e Giada Gaetano di Reggiana Gourmet srl. “In Italia il costo dello spreco è di circa otto miliardi di euro” ha chiarito Falasconi, “solo il 16 per cento dei consumatori è a conoscenza del ruolo che il packaging ha nell’allungare la vita degli alimenti, anche se alla fine il problema è sempre uno: lo spreco è legato al fatto che si comprano delle confezioni troppo grandi. Alla luce di questo siamo proprio convinti che la grande distribuzione abbia veramente voglia di insegnarci a non sprecare?”.

“Forse servirebbe una sorta di pubblicità progresso” ha abbozzato De Nardo, “gli italiani non si rendono assolutamente conto di quante confezioni aprano ogni giorno. Qual è il motivo? Semplice: il packaging è un manufatto recente e non è spiegato a fondo, in senso moderno si è sviluppato per venire incontro alle esigenze della grande distribuzione”. Eppure è proprio la grande distribuzione a porre dei limiti di accessibilità al prodotto ben più stringenti di quelli che effettivamente potrebbero essere: la conferma è arrivata da Gaetano che ha evidenziato “la necessità per la nostra azienda di lavorare nell’ottica del packaging saving e di puntare su un confezionamento basato soprattutto su dei requisiti di resistenza”.

L’ultimo focus del convegno è stato su Ambiente e sicurezza con Alberto Palaveri, vicepresidente e coordinatore Comitato Sostenibilità Giflex, e Maurizio Bonuomo, Technical Development Manager - Global Packaging Team, Barilla G. & R. Fratelli SpA e coordinatore della Commissione Food Packaging dell’Istituto Italiano Imballaggi. Il primo ha tracciato il profilo di un gruppo che conta 85 aziende associate e che ha scommesso sull’imballaggio flessibile vincendo: partendo dalle materie prime per arrivare fino alla distribuzione, Palaveri ha dimostrato come packaging e sostenibilità rappresentino un connubio possibile.

Bonuomo si è invece focalizzato sulla sicurezza: “La diamo per scontata, ma non è così” ha spiegato, “l’interazione fra imballaggio e alimento è una scienza che ha al massimo 30 anni. Oggi sembra che tutto si possa risolvere con il Sistema Qualità, ma sinceramente io non la penso così: per far qualcosa è necessario considerare la Sicurezza alimentare come una priorità, ma per tutti”. Al termine del convegno è spettato alla consigliera di Confapi Industria Piacenza Anna Paola Cavanna annunciare la terza edizione: “Sarà quella che concluderà idealmente il ciclo di approfondimento sul packaging” ha spiegato, “e affronterà la questione delle ultime fasi dell’imballaggio”.

Si parla di

In Evidenza

Potrebbe interessarti

Food packaging, Camisa: «La nostra città è capitale di un settore in costante crescita»

IlPiacenza è in caricamento