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Economia

Glifosate: proroga di 18 mesi per l'utilizzo

Confagricoltura: fondamentale l’approccio scientifico

La proroga concessa dalla Ue per l’utilizzo del glifosate è un'opportunità per verificare le decisioni scientifiche e salvaguardare gli agricoltori italiani. E’ questo il commento di Confagricoltura che accoglie con moderata soddisfazione la decisione della Commissione europea di estendere l'autorizzazione del glifosate temporaneamente per 18 mesi, nell'attesa che venga trovata una soluzione a lungo termine. La decisione tiene conto del fatto che negli ultimi mesi diverse istituzioni scientifiche, da ultimo l'Organizzazione mondiale della Sanità e la FAO, hanno ribadito che è improbabile che l'assunzione di glifosate attraverso la dieta sia cancerogeno. Ora - commenta Confagricoltura - abbiamo un periodo di tempo congruo per verificare queste decisioni. “Ricordiamo per inciso che nel nostro Paese il glifosate non viene impiegato su terreni in presenza di coltivazioni – sottolinea Enrico Chiesa, presidente di Confagricoltura Piacenza  - e fermo restando l’impegno degli imprenditori agricoli italiani per un utilizzo, come per tutti gli altri principi attivi, nel segno di una sempre maggiore sostenibilità, limitandone l'impiego in presenza di colture e in modo mirato, è necessario che le decisioni assunte siano prese su base scientifica e razionale. Al contempo, lavoriamo per valorizzare soluzioni che sfruttano l’innovazione tecnologica. Un aiuto certamente può venire dalle tecnologie offerte dall’agricoltura di precisione che consentono un impiego puntuale e a basso impatto, rilevando dati meteorologici, composizione dei terreni e fasi fenologiche delle colture. Anche la cosiddetta “agricoltura blu”, che mira alla minima lavorazione dei terreni impiegando innovazioni agromeccaniche, può concorrere alla riduzione dell’impiego di agrofarmaci, insieme alla ricerca varietale. L’appello è comunque quello – conclude Chiesa - di cercare le soluzioni guardando al futuro, con un approccio razionale e che guarda alla ricerca come fonte di sviluppo e a non assumere decisioni su basi ideologiche che sposano tesi pseudoambientaliste senza evidenza scientifica, ma che, per contro, minano la sostenibilità economica dell’agricoltura europea impedendo pratiche che nel resto del mondo sono comunque largamente diffuse”.

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