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Economia

I tagli alla Pac spaventano gli agricoltori

Assemblea di Confagricoltura, De Castro: «Ma la nuova Politica non si vedrà presto perché nel 2019 l’Europa andrà al voto». L’agricoltura rischia di perdere 2,7 miliardi. Gasparini: «Ho paura e la burocrazia frena la libertà d’impresa». Caselli: «La Regione rischia di perdere 200 milioni di Psr»

La nuova Pac post 2020 e, soprattutto, i tagli previsti - si parla di 2,7 miliardi - preoccupano gli imprenditori agricoli di Confagricoltura, che si è riunita in assemblea il 18 giugno. E a dirlo non è stato solo il presidente Filippo Gasparini - «ho paura» - ma anche Paolo De Castro, vice presidente della Commissione agricoltura della Ue. E anche gli altri ospiti al summit piacentino: Angelo Frascarelli, docente di Economia agraria all’Università di Perugia, definito il massimo esperto italiano della Pac, Giovanna Parmigiani, della giunta nazionale di Confagricoltura ed Eugenia Bergamaschi, neo presidente regionale dell’organizzazione. E che il cielo non sia sereno lo ha sottolineato anche l’assessore regionale all’Agricoltura, Simona Caselli. Presenti in sala anche le deputate di Lega, Elena Murelli, e Pd, Paola Demicheli. La giornata è stata moderata dalla giornalista Paola Romanini. Applausi per il sindaco Patrizia Barbieri, quando ha ricordato l’importanza del comparto agricolo - che deve cerare sempre più sinergie con l’università - e la necessità di sburocratizzare il lavoro. Semplificazione che è stata anche al centro degli interventi di Bergamaschi, Parmigiani e dello stesso Gasparini.

DE CASTRO De Castro ha detto che oggi per la prima volta sono stati presentati a Bruxelles i tre testi della legge sulla Pac. «Non credo - ha affermato - che vedranno la luce e nemmeno il voto della Commissione. A maggio 2019 l’Europa va al voto. Se ne discuterà con il prossimo commissario».

De Castro ha commentato che «non devono essere gli agricoltori a pagare la Brexit e i bisogni per fronteggiare le nuove politiche tra cui l’immigrazione.Le risorse 2012-2027 prevedono 12-13 miliardi in meno per la Brexit e altrettanti per le nuove politiche. O si aumentano i contributi degli Stati (si parla di 0,1 o 0,2% in più, oggi ogni Stato versa l’1 per cento del Pil) o si taglia. Ma la Pac non è il salvadanaio di tutte le politiche europee». C’è poi un rischio di rinazionalizzazione delle politiche agricole: «Ogni Paese avrà carta bianca per farei Psr a livello regionale. Ci sarà una distorsione della concorrenza. Questa è l’anticamera della fine della politica agricola comune». De Castro, inoltre, presenterà il 10 luglio una proposta sulle pratiche commerciali sleali «perché bisogna rimettere al centro l’agricoltore e la filiera dell’agroalimentare deve dare valore anche ai produttori e non solo alla parte a valle, cioè alla Gdo».

LA PAC SMART Frascarelli ha proposto la Pac smart, intelligente, pronta, rapida ad adattarsi ai cambiamenti, veloce, sostenibile, che segue i mercati. Il budget dell’Europa per i prossimi sette anni è più o meno uguale (oggi 1.138 miliardi, dal 2021 al 2027 saranno 1.135) «ma quesi dati non conteggiano l’inflazione. Infatti il budget della Ue prevede pià soldi per l’economia digitale, meno per la Pac, più denaro per la difesa comune, il ruolo della Ue nel mondo e per l’immigrazione». Altro punto a rischio è la convergenza esterna: i piccoli Paesi che prendono meno contributi ne chiedono di più rispetto ai grandi Stati. Secondo Frascarelli, oggi il bilancio dell’agricoltura italiana - cioè il reddito di un agricoltore - è sostenuto dalla Pac per il 28%. Una cifra inferiore rispetto ai tedeschi (40%) o alla Slovacchia che dipende dai contributi per il 91%. «La nostra agricoltura è virtuosa - ha affermato - e non ne risentirebbe molto. Purtroppo, negli ultimi 30 anni i politici italiani non hanno difeso l’agricoltura a Bruxelles». Frascarelli ha concluso spiegando che con probabilità ci saranno 5 tipi di pagamenti: in base al reddito per la sostenibilità; ridistribuivo per le piccole aziende; pe ri giovani; per il clima e l’ambiente (il greening sparirà); il pagamento accoppiato.

Infine, Caselli ha criticato la metodologia adottata per far conoscere la nuova Pac alle Regioni. «Non accettiamo - ha scandito Caselli - il quadro finanziario. Non solo è penalizzata l’agricoltura, ma anche le politiche sociali. Il rischio è che il nostro Psr non possa già contare su 1,2 miliardi, ma su 1. Inutile ricordare che l’Emilia Romagna è un modello virtuoso di sviluppo e che è la prima regione italiana per numero di Dop e Igp».

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