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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

I vini della Georgia, freschi e beverini

Serata organizzata da Onav Piacenza sui vini dello Stato che si affaccia sul Mar Nero

Vini eleganti e freschi: questa l’impressione dei soci Onav di Piacenza per la serata didattica dedicata ai vini della Georgia denominata Supra, Qvevri, Saqartvelo: Georgia, evento che si è svolto presso il Ristorante De Gustibus River. Relatore il giovane enologo bobbiese Francesco Castelli che ha vissuto per 3 mesi in quel paese lavorando presso un’importante cantina. Francesco ha raccontato la sua esperienza partendo dalle 3 parole che danno il titolo all’evento presentato dal delegato Matteo Balderacchi.

Saqartvelo è il nome che i Georgiani danno alla Georgia e a loro stessi. Sono – ha spiegato Castelli- orgogliosi essere Saqartvelo: la viticoltura e l’enologia sono nate lì. Loro hanno un linguaggio ed un alfabeto antichissimo e unico; da millenni vi convivono pacificamente 3 religioni. Coltivano una superficie grande all’incirca come colli piacentini ed Oltrepo’. È unica anche la loro cultura del banchetto (supra). La loro vita è scandita dai banchetti: di giorno mangiano qualcosa se hanno fame e poi la sera si condivide un banchetto. Si mangia in compagnia, si condividono le portate: ci sono carne (tanta), formaggi freschi, pesce, e tante noci. Le noci sono uno degli ingredienti che caratterizzano la cucina georgiana assieme alla spezia dragoncello. Durante la supra si incarica una persona dei brindisi: si brinda a tutto, all’amore, alla felicità, a Dio, alle persone e alle cose più semplici. E si beve vino, vino come il nostro o vino conservato in qvevri (anfora).

Esistevano più di 500 varietà di uva, poi l’avvento del comunismo ha prodotto uno scempio; si sono predilette le varietà più produttive e si è spostata la viticoltura in pianura: la Georgia doveva fornire di vino tutta l’Unione. Le cantine sono diventate fabbriche di vino, la qualità è sparita. Oggi sono sopravvissute una sessantina di varietà e sono nuovamente prodotti vini di buona qualità. Nel corso della serata sono state assaggiate 6 bottiglie con 3 uve diverse e vinificate secondo metodo tradizionale e metodo qvevri. Tutti sono stati colpiti dall’eleganza e dalla freschezza dei vini. Il kisi convenzionale può ricordare la nostra malvasia, la versione qvevri è più austera: la lunga macerazione con le bucce (un inverno), rende il vino più tannico, più “setoso” con una lieve nota di caramello. La seconda uva assaggiate è stata il rkatsiteli. La versione qvevry è molto tannica: bevendolo si sente la necessità di banchettare, di unirvi qualcosa da mangiare. Lo stesso bevendo il saperavi, che è l’unica varietà a bacca rossa degustata.

La serata è stata un successo. Si sono conosciuti posti e vini che solo per ignoranza possono essere considerati- ha rimarcato Balderacchi- come arretrati o cattivi. Quello che si è provato e capito è che è un vino che viene prodotto per essere bevuto. Sicuramente in compagnia durante i banchetti e condiviso con gli altri commensali. A confermare il tutto, il fatto che sulle etichette può non comparire la vendemmia, ma sicuramente è presente la data di imbottigliamento! Francesco Castelli che ha risposto pazientemente e con competenza all’interrogatorio sulla Georgia che il numeroso pubblico ha espresso i suoi auguri per la sua prossima esperienza in Nuova Zelanda.

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