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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Ikea riorganizza il magazzino storico di Piacenza, tagliati 120 posti di lavoro

La coop “San Martino” ha informato i sindacati della decisione presa da Ikea per il 2022. Cgil, Cisl e Uil: «L’azienda venga a parlarci, temiamo che sia l’inizio di una delocalizzazione». E i lavoratori a tempo indeterminato vogliono rivedere il contratto collettivo

Altre pessime notizie - dopo la vicenda Fedex-Tnt – per la logistica piacentina. Ikea intende rinunciare a 120 lavoratori del suo magazzino storico di Piacenza. Una doccia gelata per i sindacati, che hanno saputo dalla cooperativa “San Martino” le intenzioni del colosso svedese.

Oltre mille persone lavorano a Ikea Piacenza: 276 a tempo indeterminato assunti direttamente dall’azienda, quasi 900 per conto della coop San Martino. Tra loro, 120 sono quelli a tempo determinato o interinali, che ora rischiano di non vedere confermato il loro contratto a fine anno. E altri 80 verranno spostati in altri magazzini.

«A settembre – fa sapere Massimo Tarenchi di Filt Cgil - la coop che gestisce il magazzino Ikea di Piacenza ci ha comunicato la volontà di Ikea di dimezzare la forza lavoro del magazzino DC1, quello storico, ventennale, della nostra città. Siamo preoccupati, Ikea non ha voluto parlare con noi. Vogliamo capire il piano industriale, l’impatto di queste scelte sui lavoratori».

Quando potrebbe scattare questo taglio? «Da gennaio a febbraio è previsto un forte calo di volumi dal 40% al 60% in quel magazzino, dovuto ad un “cambio di business”. La cooperativa si deve così riorganizzare, serve meno personale. Per mantenere i contratti a tempo indeterminato, deve rinunciare a quelli a tempo determinato, che sono 120. Non sono persone che erano lì per un picco di lavoro. Sono lavoratori impegnati da uno o due anni, nutrivano la prospettiva di essere stabilizzati nel tempo».

Insomma, sarebbero altri 120 posti di lavoro persi. «Ikea a noi sindacati – aggiunge Tarenchi - non aveva comunicato nulla. Ora ammette questo cambio di business, ma rinvia sempre più in là la data per un confronto. Poi, quando ha saputo che abbiamo incontrato nei giorni il prefetto Daniela Lupo, ci ha dato un appuntamento per lunedì 15 novembre».

E ora, che fare? «Vogliamo un tavolo a tre tra i sindacati, Ikea e la coop “San Martino” e delle certezze: ci facciano conoscere il piano industriale. Non si possono lasciare a casa così 120 persone. Avevamo buoni rapporti con l’azienda, avevamo siglato un accordo sugli appalti, vantano pure un codice etico. Secondo noi non lo stanno rispettando questo codice etico».

Tarenchi ha qualche sentore: «Ci fa pensare molto il fatto che Ikea abbia aperto poco fa un magazzino a Vercelli…E sempre più merci vengono dirottate sulla Lombardia e Novara».

«Fatichiamo a confrontarci con Ikea – aggiunge Salvatore Buono di Cisl - sfuggono, non rispondono. Speriamo che il lavoro rimanga a Piacenza e questo non sia l’inizio di un percorso di delocalizzazione. La società sta bene, non ha i conti che traballano. Ikea è un’azienda in utile, sana, stabile. Se vuole ristrutturarsi, ne parli con i sindacati. Perché demansiona i propri dipendenti diretti? Perché rinuncia a quelli che collaborano da tempo?».

Buono fa un esempio. «Ad esempio abbiamo saputo che l’ufficio di “Facility service” può passare da 10 persone passerà a 7. Può succedere, però non ci piace che tra i sette che rimarranno si apra alla possibilità di prenderli dall’esterno, come intendono fare promuovendo un bando. E come fa Ikea ad andare avanti con metà magazzino vuoto: sappiamo che per ogni azienda avere spazi vuoti è un alto costo, non ha senso».  

«La logistica – è la considerazione di Maria Stella Vannacci (Uil Trasporti) - è un settore strategico di Piacenza e ad Ikea si mette in discussione quanto fatto fino ad oggi. La prefettura e la cooperativa collaborano con noi in questo percorso, ma non arrivano risposte da Ikea. Non vogliamo fare da spettatori: se ci sono dei problemi li mettano sul tavolo e affrontiamo. C’è una responsabilità sociale anche da parte loro».

E, in tutto questo, i lavoratori a tempo indeterminato? «C’è malcontento anche tra loro – precisa Vannacci -, tra chi lavora lì da dieci anni. Hanno recentemente rinunciato al rinnovo del contratto collettivo aziendale, perché vogliono rivedere gli accordi con l’azienda. Un segnale forte, una spia dei disagi». «Hanno bocciato la proposta tramite un referendum che prevedeva un quorum. Significa che loro stessi sono diffidenti nei confronti della loro azienda», conclude amaramente Buono.

LA RISPOSTA DI IKEA DOPO L'INTERVENTO DEI SINDACATI: "PIACENZA RIMANE CENTRALE"

Salvatore Buono, Massimo Tarenchi, Maria Stella Vannacci-2

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