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Mercoledì, 24 Aprile 2024
Il convegno / Cortemaggiore

Il mondo agricolo piacentino chiede un riconoscimento adeguato nella filiera

Molte le richieste emerse dall'appuntamento “Agricoltura e gastronomia nel piacentino: dalla terra alla tavola”, nell’ambito della fiera di San Giuseppe. Presente il sottosegretario Marco Centinaio

Reale tutela del proprio reddito e pertanto sostenibilità economica, oltre che ambientale ed etica; maggior dialogo e reale equilibrio all’interno della filiera agro-alimentare. E ancora: sostegno per i giovani imprenditori, formazione professionale ed un deciso cambio di mentalità sul tema delle dighe e degli invasi, perché in questo caso la programmazione è fondamentale e non si può intervenire solo sulle emergenze. Molte le richieste emerse dal mondo agricolo (e non solo) nel corso del convegno “Agricoltura e gastronomia nel piacentino: dalla terra alla tavola” che si è svolto al Teatro Duse di Cortemaggiore nell’ambito della tradizionale Fiera di San Giuseppe. Sono infatti intervenuti i rappresentanti delle categorie agricole, del Consorzio agrario, del Grana padano, della scuola e della ristorazione ed il senatore Marco Centinaio, sottosegretario per le politiche agricole, alimentari e forestali. «Oggi qui - ha detto - c’è tutta la filiera legata al territorio che è la forza del nostro made in Italy che oggi esprime 52 miliardi di Euro di export».

Centinaio ha invitato le organizzazioni ad usare la legge sulle pratiche sleali, una normativa molto attesa dal mondo agricolo italiano per l’aspettativa di ridurre il gap tra le imprese agricole e i partner commerciali più grandi e potenti che cercano di imporre pratiche o accordi contrattuali a proprio vantaggio nelle operazioni di vendita. Ha ribadito le sue critiche all’attuale Pac, penalizzante verso un settore che dà da mangiare agli italiani, in una Europa dove il settore viene quasi ignorato, con la presidente della Commissione Ursula von der Leyen che nel suo discorso programmatico non la cita quasi neppure. «Vedo tanta ipocrisia - ha sostenuto il viceministro - bisogna dare una mano a tutta la filiera perché questa attività primaria va sempre programmata e non dobbiamo solo inseguire le emergenze. Noi stiamo lavorando ad un piano nazionale organico ma tutta la filiera deve dialogare e non solo sul prezzo ma anche e soprattutto sulle strategie. Ma bisogna partire dai territori perché questo garantisce la qualità. Noi dobbiamo e possiamo far sognare il mondo con il nostro agro-alimentare e con tutto ciò che questo sottintende come valori».

Coordinati dal sindaco di Cortemaggiore Luigi Merli, hanno preso la parola i vari rappresentanti, a cominciare dal neopresidente della Cia Fabio Girometta. «L’agro-alimentare italiano aveva troppo delocalizzato ed ora le emergenze hanno dimostrato le nostre debolezze produttive». Girometta ha criticato l’eccessivo uso di terreno agricolo sottratto dalla logistica, le pensioni agricole troppo basse ed il reddito di cittadinanza «perché la vera dignità è lavorare». Per Filippo Gasparini, presidente di Confagricoltura Piacenza, «va rivisto tutto il metodo di formazione dei prezzi, una debolezza del mondo agricolo mai risolta ed drammaticamente evidenziata dal comparto del latte e del pomodoro».

«Le aziende agricole - ha sostenuto Davide Minardi delegato giovanile Coldiretti Piacenza - devono fare reddito se vogliamo che restino i giovani che hanno voglia di andare avanti nonostante i costi esponenziali ed i problemi idrici», preoccupazioni condivise dal presidente di Terrepadane Marco Crotti secondo cui «oltre ad un aumento dei costi del 30%, si deve ancora risolvere il nodo del contratto del pomodoro, con la possibilità di colture alternative oggi redditizie e che comportano meno difficoltà e costi produttivi, come per esempio il girasole. Un vero peccato per un sistema produttivo, quello piacentino, molto evoluto in tecnologia e che deve contare su un prezzo adeguato per mantenerne la qualità, perché non c’è sostenibilità ambientale se non c’è quella economica». «Ed è per questo - ha ribadito - che è fondamentale creare invasi: quello dell’acqua è un altro grave problema di scelte non fatte e questa crisi imminente deve essere un pungolo ad agire. Le colture invernali sono a bocca asciutta da oltre 100 giorni e la campagna di semina e trapianto è alle porte. Occorrono misure immediate contro una calamità che minaccia un terzo del cibo italiano. Sono necessarie deroghe sul prelievo d’acqua a beneficio di agricoltura e produzione di energia ed un cambio di passo e mentalità sul tema dighe e invasi». «Il grana padano - ha ricordato Giancarlo Pedretti presidente del settore lattiero- caseario di Confcooperative Piacenza, nonché membro del consiglio del Consorzio del Grana padano e presidente del caseificio “Stallone” di Villanova - è un’eccellenza del territorio che deve affrontare la concorrenza di prodotti similari. La pandemia ha spinto i consumi domestici e quindi verso la nostra qualità ma è fondamentale mantenere un giusto equilibrio tra produzione ed offerta per conservarne il valore aggiunto. La sfida per il futuro è quella della sostenibilità economica, etica ed ambientale, nonché quella del benessere animale. Noi siamo già virtuosi sui consumi energetici su cui ogni cittadino deve però fare la sua parte».

Emanuele Pisaroni presidente del Consorzio Piacenza alimentare ha ricordato, con Assapora Piacenza, le potenzialità dell’e-commerce ed ha ribadito che il nostro export vale il 10% delle vendite, in Europa ed Usa. «Il Consorzio ha il compito di accompagnare l’internazionalizzazione delle imprese» ha spiegato, ricordando i prossimi appuntamenti dal Cibus di Parma al Sial di Parigi, grazie al sostegno di Ice. Il cuoco (con questo appellativo vuole essere chiamato e non chef) Paco Zanobini ha detto che «manca personale qualificato. Il settore non ha saputo leggere ed interpretare la globalizzazione; si seguono troppo le mode e c’è ignoranza sulle origini alimentari e sulle materie prime che vanno fatte conoscere a chi le gusta. Dobbiamo metterci in discussione per progredire tenendo presente che la sostenibilità è benessere; i cuochi devono conoscere la materia prima, il territorio, non violentare la stagionalità e formare e educare con l’esempio». Infine, la dirigente scolastica del Centro scolastico agro-alimentare “Raineri- Marcora” Teresa Andena: «La scuola è sempre futuro ed è necessario che si formi una interazione tra le competenze, se vogliamo mantenere unita la filiera. Certo formare costa, così l’aggiornamento tecnologico, ma è essenziale per la didattica, così come il mantenere stretti legami con il mondo del lavoro, perché le competenze si acquistano in questo modo, così come è necessario coniugarle con la manualità».

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