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Martedì, 23 Aprile 2024
Economia

Per Emilia-Romagna più 5,5% di Pil (prima con Veneto), ma tasso di disoccupazione al 7,2%

Sono le previsioni dell’edizione di aprile degli scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati da Unioncamere Emilia-Romagna. «Quest’anno saranno le costruzioni a guidare la ripresa»

Per l’Emilia-Romagna prevista una crescita del Pil del 5,5% nel 2021, prima regione in Italia insieme al Veneto, mentre si prospetta un ritorno ai livelli pre-pandemia entro la fine del 2022. Previsioni che emergono dall’edizione di aprile degli scenari per le economie locali di Prometeia, analizzati dall’ufficio studi di Unioncamere Emilia-Romagna. Si sottolinea anche che nel 2020 sono scesi investimenti ed esportazioni, sono crollati i consumi, l’industria ha accusato il colpo più duro, mentre l’insieme dei servizi ha compensato andamenti interni diversi. Quest’anno, in base all'analisi, saranno le costruzioni a guidare decisamente la ripresa, sostenuta anche dall’industria, mentre il passo dei servizi sarà più debole. Nel 2020 si sono ridotte le forze di lavoro e l’occupazione, e questa tendenza proseguirà anche nel 2021, quando il tasso di disoccupazione potrebbe salire ai massimi dal 2016 (7,2%).

L’analisi - Nel 2020 il calo del Pil (-9%) nelle nostra regione ha ricalcato l’andamento nazionale (-8,9%). Unioncamere Emilia-Romagna, stima leggermente meno profonda la recessione del 2020 e prospetta una ripresa parziale leggermente più sostenuta per il 2021. La prospettiva per il 2021 è di una ripresa parziale del prodotto interno lordo pari al 5,5 per cento, contenuta dalla persistenza della pandemia nella prima metà dell’anno in corso. La discesa del prodotto interno lordo italiano è risultata dell’8,9 per cento nel 2020, mentre la ripresa non dovrebbe andare oltre il 4,7 per cento nel 2021. Nel 2020, come il Coronavirus, la recessione ha colpito più duramente le regioni del nord senza particolari distinzioni, ma in Emilia-Romagna è stata più contenuta rispetto a quella sperimentata in Piemonte, Lombardia, e Toscana e allineata a quella del Veneto. Ugualmente le prospettive di ripresa nel 2021 sono più solide per le regioni del nord e dovrebbero riportare l’Emilia-Romagna al vertice nella classifica delle regioni italiane per ritmo di crescita insieme con il Veneto, con un passo in linea a quello della Francia. Nel 2021 il prodotto mondiale dovrebbe crescere del 5,9 per cento. In particolare, la ripresa dovrebbe risultare esplosiva in Cina (+8,6 per cento), del 6,2 per cento negli Stati Uniti e del 4,2 per cento nell’area dell’euro. Nel 2021 la ripresa sarà trainata dagli investimenti fissi lordi in sensibile crescita (+14,0 per cento), grazie alle prospettive di ripresa dell’attività produttiva e ai massicci interventi pubblici, e dalle vendite all’estero (+12,7 per cento), in forte aumento sulla scia della crescita del commercio mondiale. Al contrario le limitazioni imposte dalla pandemia e la riduzione del reddito disponibile conterranno la ripresa dei consumi (+4,2 per cento) al di sotto della dinamica del Pil. I settori. Nel 2020 è stata l’industria ad accusare il colpo più duro (-10,3 per cento), ma anche nei servizi la recessione è risultata pesante (-8,4 per cento), mentre la caduta dell’attività è stata più contenuta nelle costruzioni. Nel 2021 la ripresa sarà solo parziale soprattutto nei servizi (+3,8 per cento), data la maggiore difficoltà ad affrontare gli effetti della pandemia nella prima metà dell’anno, risulterà molto più rapida nell’industria (9,3 per cento), mentre le costruzioni trarranno il maggiore vantaggio dalle misure di incentivazione della ristrutturazione edilizia e dai piani di investimento pubblico (+11,6 per cento).

Il mercato del lavoro - Nel 2020 gli effetti della pandemia hanno condotto a una sensibile riduzione delle forze lavoro (-1,9 per cento) e dell’occupazione (-2,1 per cento), per la fuoriuscita dal mercato di molti lavoratori non tutelati e non occupabili, con un più contenuto aumento della disoccupazione (5,7 per cento), grazie alle misure di salvaguardia adottate dal governo. Ma nel 2021 l’occupazione si ridurrà ancora lievemente (-0,2 per cento) e con il rientro sul mercato del lavoro di chi ne era uscito temporaneamente aumenterà ulteriormente il tasso di disoccupazione che arriverà ai massimi dal 2016 (7,2 per cento).

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