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Economia

In leggera crescita le imprese femminili in Emilia Romagna

A fine marzo le imprese femminili sono 84.539, in leggera crescita (+0,4 per cento) in un anno (329 unità), il 20,7 per cento del totale. I dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna

A fine marzo le imprese femminili sono 84.539, in leggera crescita (+0,4 per cento) in un anno (329 unità), il 20,7 per cento del totale. Rallenta l’ascesa delle società di capitale, +4,3 per cento (549 unità), mentre è ancora ampio il calo delle società di persone (-303 unità, -2,2 per cento). Tengono le ditte individuali (+0,1 per cento). Prosegue la contrazione in agricoltura, più sensibile la riduzione nella manifattura, contenuta la flessione nel commercio. Crescono le imprese dei servizi, alla persona e di riparazione, alloggio-ristorazione e attività immobiliari. Un passo avanti per l’imprenditoria in rosa. Al 31 marzo scorso le imprese attive femminili erano 84.539, pari al 20,7 per cento del totale delle imprese regionali, con un leggero incremento rispetto alla stessa data del 2015 (+329 unità, pari allo 0,4 per cento). Gli effetti della crisi si riflettono ancora sulle imprese non femminili, che sono risultate 2.663 in meno (-0,8 per cento). In Italia le imprese in rosa (1.148.801) sono aumentate più rapidamente (+0,7 per cento). È quanto risulta dai dati del Registro delle imprese delle Camere di commercio elaborati da Unioncamere Emilia-Romagna. Le imprese in rosa sono aumentate nella maggioranza delle regioni italiane. L’incremento è stato più rapido in Lombardia (+1,3 per cento), in Calabria, Toscana e Puglia (tutte +1,2 per cento). L’Emilia-Romagna è risultata 12esima per la crescita. La forma giuridica L’incremento delle imprese femminili è da attribuire sostanzialmente alle società di capitale, che sono aumentate notevolmente (+549 unità, pari al 4,3 per cento) e sono diventate il 15,9 per cento del totale, grazie anche all’attrattività della normativa delle società a responsabilità limitata. Questa, però, motiva anche la forte diminuzione dellesocietà di persone (-303 unità, -2,2 per cento). Le ditte individuali hanno mostrato, invece, una maggiore tenuta risultando in lievissimo aumento (+0,1 per cento, +51 unità). Le cooperative e i consorzi fanno registrare una buona crescita (+2,5 per cento). Settori di attività economica Le tendenze non sono omogenee. Da un lato prosegue, la storica contrazione nell’agricoltura (-155 imprese, -1,2 per cento), e la crisi incide ancora ampiamente sulla manifattura (-107 unità, -1,4 per cento), e in misura più contenuta sull’insieme del commercio (-100 unità, -0,4 per cento) Stabili le imprese delle costruzioni. D’altro canto, le imprese del complesso dei servizi crescono dell’1,0 per cento (593 unità). I maggiori apporti sono venuti dalle altre attività dei servizi (+187 unità, +1,9 per cento), trainate dai servizi alla persona e da quelli di riparazione, dai servizi di alloggio e ristorazione (+131 imprese, +1,4 per cento) e da un rapido incremento delle attività immobiliari (+128 imprese, +2,3 per cento). È particolarmente rapido l’incremento delle imprese sia della sanità e assistenza sociale (+4,8 per cento, per 53 unità), sia dell’istruzione (+7,2 per cento, per 28 unità), settori nei quali la rotta del sistema pubblico apre ampi spazi all’intrapresa privata.

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