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Economia

«Interrotte le derivazioni irrigue dal Nure: danni alle coltivazioni»

Le società dei Rivi (Società del Rivo Bertone, Comunione del Rivo Grazzano, Condominio del Rivo San Giorgio) scrivono una lettera appello a tutte le istituzioni: «Il DMV supera la portata»

Le Società dei rivi della Val Nure sono state diffidate dal Sevizio Tecnico dei Bacini degli Affluenti del Po al rispetto del deflusso minimo vitale, pertanto hanno provveduto a sospendere immediatamente ogni derivazione ad uso irriguo dal torrente. La Società del Rivo Bertone, la Comunione del Rivo Grazzano e il Condominio del Rivo San Giorgio, tuttavia, rilevano una situazione insostenibile e con un’azione congiunta hanno richiesto lo stato di calamità naturale avanzando al contempo istanza di rinegoziazione degli obblighi “ambientali”. La lettera inviata al Presidente della Regione Emilia-Romagna, Vasco Errani; agli Assessori regionali all’Agricoltura, Tiberio Rabboni; al Territorio, Paola Gazzolo; all’Ambiente, Sabrina Freda; al Presidente della Provincia di Piacenza, Massimo Trespidi; all’Assessore provinciale  all’Agricoltura, Filippo Pozzi ed a tutti i Sindaci di Comuni interessati porta le firme di Marco Moia, Francesco Bertola e Luigi De Micheli, rispettivamente presidenti delle tre società.

«A seguito delle diffide pervenute, abbiamo provveduto a sospendere immediatamente ogni derivazione ad uso irriguo dal Torrente Nure – si legge nella missiva -Vogliamo tuttavia rappresentarvi tutta la nostra preoccupazione sui danni che si stanno abbattendo sulle coltivazioni agricole servite dalle suddette derivazioni, come anche, in prospettiva, su quelli che interesseranno le medesime aziende agricole in seguito all’applicazione del deflusso minimo vitale, quantificato in 378 litri al secondo. I nostri consorzi servono un’area di circa 2.000 ettari, dei quali, ad oggi, circa 1.500 non potranno contare su acqua per l’irrigazione, non disponendo di fonti alternative, quali pozzi o altri stoccaggi. Ne consegue che siamo in grado di prevedere danni agricoli per almeno 4.500.000 euro, relativi alle coltivazioni di pomodoro da industria, mais, barbabietola da zucchero, senza contare l’indotto della trasformazione industriale, dell’occupazione e, teniamo a sottolinearlo, dell’ambiente che non potrà più essere alimentato dalle acque derivate, sulla cui importanza non ci si è mai, inspiegabilmente, soffermati».

«Precisiamo, infatti - prosegue la lettera - che la mancata derivazione nei canali irrigui determinerà gravissimi danni ambientali all’ecosistema collegato, ricco di flora e di fauna, ricadente in larga parte in un’area SIC tutelata ai massimi livelli comunitari. Chiediamo l’immediato riconoscimento dello stato di calamità naturale, riservandoci di valutare a parte e analiticamente i danni sopportati dalle singole aziende agricole, onde ottenerne il ristoro in tutte le sedi, anche secondo il principio civilistico della responsabilità oggettiva. Chiediamo, infine, con ogni possibile urgenza, l’apertura di un tavolo il cui obiettivo sia il ricalcolo della quantità prevista per il DMV, che ai livelli attuali impedisce, di fatto, l’utilizzo irriguo, essendo parametrata alla portata media del corso d’acqua e non alla portata di magra, tanto da superare quest’ultima per la maggior parte della durata delle stagione agraria. Né si potrà prescindere, secondo il nostro parere, in futuro, a meno di non sacrificare l’economia all’”ambiente”, assumendosene però la chiara responsabilità politica, da una ragionevole valutazione sull’impatto che l’applicazione del deflusso minimo vitale ha sul sistema agroalimentare italiano e, nel nostro caso, emiliano romagnolo e piacentino».

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