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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

Investimenti pubblici e un rinnovato ruolo della politica per uscire definitivamente dalla crisi

Appare questa la ricetta adeguata per superare definitivamente il momento di difficoltà che dura da anni e soprattutto incentivare una ripresa che appare ancora troppo tiepida. In Cattolica la 13esima edizione della "Lezione Arcelli"

«La politica non ha saputo ancora reagire al crisi nel modo più adeguato ed è ora che riprenda il suo ruolo propositivo che deve essere unito ad investimenti pubblici”. E' il parere degli economisti che si sono riuniti alla Cattolica di Piacenza per la 13esima edizione della "Lezione Arcelli" dedicata al grande studioso di origini piacentine, appare questa la ricetta adeguata per superare definitivamente il momento di difficoltà che dura da anni e soprattutto incentivare una ripresa che appare ancora troppo tiepida.

Il momento di riflessione proposto del Centro Studi di Politica Economica e Monetaria (Cespem) “Mario Arcelli”, presso la Sala Piana è stato caratterizzato dalle due “lectio magistralis” del senatore Paolo Guerrieri (docente di Economia alla “Sapienza” di Roma e visiting professor presso il Collegio d’Europa di Bruges (Belgio) e l’Università di San Diego, già consulente della Banca Mondiale, della Commissione Europea, dell’OCSE e del CEPAL) e da quella del banchiere Alessandro Profumo, attuale presidente di Equita.
I loro interventi sono stati poi commentati dagli ulteriori contributi, alla presenza di un folto gruppo di studenti, da Francesco Timpano, direttore del Cespem, che ha coordinato il dibattito, unitamente al prof Giacomo Vaciago docente della Cattolica di Milano e Federico Arcelli,  del Sais- ohn Hopskins University di Washington Dc ed animatore del Centro di ricerca.
Dopo il saluto del sindaco di Piacenza Paolo Dosi, di Patrizia Calza per la Provincia e della Preside della Facoltà di Economia e Giurisprudenza Annamaria Fellegara (che ha ribadito la valenza didattica di questi prestigiosi appuntamenti), ha preso la parola Guerrieri che ha affrontato il complesso tema dedicato all’incontro, ovvero "crescita, governance e nuovi equilibri dell’economia mondiale".

«E’ una ripresa molto debole - ha ribadito il relatore - e sta attraversando già una fase di rallentamento con il rischio- ha chiarito- di un ristagno secolare, cioè che la domanda non riesca ad assorbire tutta la produzione e da qui il problema della disoccupazione; oggi c’è un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti e quindi tassi percentuali in diminuzione».

«E’ pertanto necessario - a parere di Guerrieri - indagare gli elementi strutturali e di lungo periodo che condizionano questo quadro, anche al fine di scongiurare una situazione di mediocrità economica generalizzata e la rassegnazione ad una ripresa perennemente modesta. La ripresa mondale secondo i dati Ocse più aggiornati è del tre per cento circa e riguarda l'area avanzata del pianeta, gli Stati Uniti e anche l'Europa, appena entrata in fase di ripresa e già in rallentamento. La zona più in difficoltà è l'area emergente con la Cina colpita da una forte riduzione della crescita che ha contagiato anche le altre aree del pianeta a riprova di come l’economia sia più che mai globale». «Fino ad ora - ha detto - motore unico di questa ripresa sono state le politiche monetarie delle banche centrali non convenzionali con l'acquisto massiccio di titoli pubblici, un'azione indispensabile, che aveva evitato la storica crisi di Wall Street, ma che ora non appare più sufficiente. Le riforme strutturali sono sempre meno frequenti ed ora sono necessarie nuove politiche fiscali. Anche in Cina la crescita è giunta ad un limite fisiologico: dalla fase  quantitativa, si dovrà necessariamente passare ad uno sviluppo qualitativo. Tutti i paesi produttori delle materie prime sono in difficoltà a causa del crollo del loro prezzo. Allo stesso tempo il boom creditizio indotto dalle politiche monetarie di Usa, Giappone e Europa, ha favorito in questi paesi emergenti la diffusione di un vasto indebitamento con il pericolo concreto di bolle speculative. A tutto ciò si accompagna la decisa volatilità delle borse di questi mesi; anche con l’export ciò il rischio di aggravare un eccesso di risparmio. E’ dunque necessario spendere di più e in maniera mirata con investimenti pubblici. La crisi non solo ha compromesso il ritmo di crescita precedente ad essa, ma anche la capacità di produzione mondiale che in parte è diminuita e si è perduta».

«Oggi abbiamo un eccesso di risparmio rispetto agli investimenti possibili: abbiamo anche un tasso di interesse mondiale reale negativo. E' il risultato di un eccesso di politiche puramente finalizzate all'incremento delle esportazioni, che tuttavia non trovano sufficiente capacità di assorbimento sul mercato globale. L'indebitamento, le disuguaglianze sociali e del reddito, e un distribuzione squilibrata mondiale della produzione e dei consumi sono alla base infatti di una domanda insufficiente».
«Si può cambiare - si è domandato Guerrieri - questa situazione? Certo, con una nuova governance; non possiamo sostituire il mercato, ma dobbiamo sostenerlo. Bisogna puntare sugli investimenti pubblici virtuosi per stimolare il mercato e creare le condizioni per far aumentare anche gli investimenti privati. Il debito che si contrarrebbe sarebbe restituito dagli effetti di crescita indotti. Perchè non si fanno? Dobbiamo fare i conti con un problema di governance globale inadeguata e non in grado di gestire il nuovo ordine economico».

Alessandro Profumo al vertice di importanti banche italiane (Unicredit e Monte dei Paschi di Siena) ed oggi Presidente di Equita, ha invece trattato dei cambiamenti che hanno caratterizzato recentemente il sistema bancario europeo: «Dal 2008 ciò che appariva una chimera ipotizzata da Padoa Schioppa, si è realizzata ed abbiamo un libro unico delle regole per le banche in Europa e un'autorità per garantire la loro applicazione. Questo ha però determinato una eccessiva omogeneizzazione nella gestione dei rischi a livello europeo (ma non si toccheranno mai le banche tedesche), che si è concentrata solo sul sistema del credito. L'impatto è stato minore sulla gestione finanziaria di secondo livello per le banche. La nuova normativa sulle crisi bancarie entrata in vigore, con le risorse pubbliche che non garantiranno più le perdite del sistema dei capitali, ha generato una crisi di sfiducia tra banche e depositanti che nel nostro paese è stata avvertita in maniera sensibile. Ci vogliono dunque sistemi di regolazione (banche e finanza) che dialoghino tra di loro per far crescere l’economia ma va riaffermato il primato della politica». Di economia stagnante ha parlato invece Giacomo Vaciago: «Con costi del lavoro troppo elevati con l’Italia che non trae beneficio dall’Euro», mentre Mario Arcelli si è detto felice che "grazie al supporto dell'Università Cattolica si sia arrivati alla 12esima edizione della lezione Mario Arcelli mantenendo e migliorando di anno in anno i livelli più elevati di partecipazione. Questo è il modo migliore di ricordare la figura di mio padre e il suo affetto per Piacenza».

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