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Eccellenze piacentine / Cortemaggiore

«L’aggregazione è la forza del consorzio Agri Piacenza Latte»

Assemblea di bilancio dei soci che si è svolta presso il caseificio di Cortemaggiore

Così Marco Lucchini presidente del Consorzio Agri Piacenza Latte focalizza l’attuale situazione del comparto lattiero-caseario nel corso dell’assemblea di bilancio dei soci che si è svolta presso il caseificio di Cortemaggiore. Qui proprio in questi giorni, prenderanno avvio i lavori di ampliamento del magazzino di stagionatura (e relativa zona di carico) contiguo a quello eretto da pochi anni e che ospita, separato da analoga struttura destinata alla stagionatura del Grana padano Dop prodotto nel caseificio, il “Bianco d’Italia”, formaggio a pasta dura prodotto con caglio non animale utilizzando solo latte italiano di qualità dei soci, con la più recente e innovativa tecnologia. Quando sarà terminato potrà complessivamente ospitare 60mila forme.  «Un formaggio - ha precisato Lucchini - che si sta proponendo con forza per le sue peculiarità organolettiche anche all’estero».

Il bilancio, approvato all’unanimità, chiude con un fatturato di 92 milioni di euro. E’ stato altresì rinnovato il Consiglio che successivamente provvederà alla nomina del presidente e dei suoi vice. Ne fanno parte Marco Lucchini, Guido Bardi, Vittorio Boveri, Enrico Buschi, Filippo Gasparini, Luigi Gruppi, Paolo Martinelli, Giovanni Migliorati, Carlo Mozzi, Antonio Omati Corbellini, Carlo Pagani, Enrico Premi e Gabriele Siori. Il collegio dei revisori: Alberto Valentini, Ferrante Gonzaga e Daniele Provini mentre revisori supplenti sono Paolo Paratici e Daniele Modenesi. «E’ un mercato complicato - ha ribadito Lucchini - dove ci sono vincoli, nicchie e volumi. C’è la zona del Parmigiano Reggiano (di cui fanno parte una quindicina di soci del Consorzio, mentre il resto dei produttori si trovano nelle regioni Emilia-Romagna, Lombardia, Veneto, Trentino-Alto Adige, Piemonte e Friuli Venezia Giulia), che procede in autonomia e che assicura un buon reddito, poi c’è l’anomalia del Grana Padano che si chiude in un sistema “aperto” e con le sue quote produttive, costringe i soci dei caseifici che ne fanno parte, ad immettere parte del latte prodotto su un mercato sempre più internazionale, con tutte le rapide fluttuazioni di prezzo che lo caratterizzano e che si basa di fatto sul prezzo della polvere di latte».

«Noi tanti anni fa abbiamo acquistato - ha ricordato Lucchini - questo caseificio per dare un valore aggiunto al latte dei soci conferenti, per trasformarlo nei momenti in cui i prezzi non erano remunerativi. Oggi il latte che vendiamo è caratterizzato da 12 certificazioni ed è trasformato per la produzione di Grana Padano, Bianco d'Italia, Parmigiano Reggiano, Provolone, Gorgonzola e formaggi freschi. In Italia si producono 130 milioni di quintali di latte e non è vero che si possa parlare di autonomia, perché per le lavorazioni ne occorrono 200 milioni. Pertanto fin che si era bloccato l’import perché il latte estero veniva polverizzato, il nostro latte aveva prezzi molto remunerativi per essere trasformato nelle Dop e nei formaggi freschi. Oggi che di nuovo si è ripreso ad importare  (soprattutto dalla Germania), la situazione è cambiata e lo dimostra l’attale prezzo del latte spot». «Dunque - ha proseguito il presidente di Agripiacenza latte - ben si comprende perché opere come queste (caseificio ed ampliamenti), siano indispensabili per poter stare su un mercato generico, con fluttuazioni rapide e repentine. Il compito del Consorzio è quello di garantire il reddito dei soci, lo facciamo in modo trasparente e ci muoviamo solo dopo avere acquisito dati certi ed incontrovertibili, anche se il futuro è sempre opinabile». «La tecnologia (per esempio i robot di mungitura) è il futuro, ma bisogna ricordare sempre che nella gestione della stalla sono necessari molteplici e diversificati compiti e rimarrà sempre fondamentale la presenza dell’allevatore supportato dalla sua passione per questa difficile, ma affascinante professione».

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