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Economia

L’appello di Confcommmercio al Governo: «Cassa integrazione Covid da rinnovare»

Chiappa: «Pandemia, inflazione e impennata dei costi stanno creando una depressione di consumi»

«L'ondata pandemica in pieno corso, l'inflazione in crescita e l'impennata dei costi scatenata dal caro energia stanno causando una depressione dei consumi che rischia di rappresentare il colpo di grazia per tantissime imprese. Invece dell'attesa ripresa economica ci troviamo di fatto impantanati in un'emergenza conclamata. In un contesto ancora così grave e allarmante è indispensabile che il Governo proceda subito con seri e strutturali sostegni ai settori più colpiti, dando priorità al rinnovo della Cassa integrazione Covid e delle moratorie fiscali e creditizie». Con queste parole Raffaele Chiappa, presidente di Confcommercio Piacenza, lancia un nuovo appello alle istituzioni dopo l'ennesima doccia fredda sulle aspettative di una ritorno alla normalità.Raffaele Chiappa e Gianluca Barbieri-2

La richiesta arriva infatti in un momento particolarmente difficile dopo mesi di chiusure, restrizioni e una raffica di nuovi obblighi (con i relativi costi) a cui adempiere: l’improvvisa ripresa dei contagi ha infatti compromesso dicembre, il mese più importante dell’anno, facendo ripiombare il settore del commercio, e in particolare dei pubblici esercizi, in piena emergenza.

Per questo motivo da Confcommercio (nello specifico tramite la Fipe, che rappresenta i pubblici esercizi nell'ambito dell'associazione di categoria) è stata fatta recapitare nei giorni scorsi una lettera ai Ministeri del Lavoro e del Turismo per chiedere che le imprese del settore siano comprese nel prossimo decreto di sostegno alle realtà in crisi, che dovrebbe arrivare a breve all’attenzione del Consiglio dei ministri. Cifre e percentuali a supporto di questa richiesta sono impietose. «Basti pensare che nel 2020 i consumi nella ristorazione sono calati del 37,4 per cento, pari a 32 miliardi di euro rispetto al 20219 - sintetizza Chiappa -. Attenzione, però. A questi occorre aggiungere il 28 dei consumi perduti nel 2021 rispetto all’anno pre-pandemia. Parliamo di altri 24 miliardi, per un totale di 56 miliardi di euro in meno spesi da famiglie e turisti, italiani e stranieri, all’interno dei pubblici esercizi. È immaginabile che un singolo settore commerciale riesca a reggere sulle proprie spalle un peso del genere? Fino a quando dovremo lanciare allarmi prima di essere ascoltati una volta perLertora Fipe-2 tutte?».

Il bilancio di questo biennio terribile è di almeno 45mila imprese scomparse in meno di due anni per un totale di circa 300mila lavoratori che hanno perduto il proprio impiego. «Non è solo un'ecatombe commerciale - rimarca Chiappa - l'Italia sta perdendo per sempre un patrimonio di competenze professionali, di esperienza e di storia che costituisce l'identità del nostro Paese. Se non si pone un freno a questo disastro altre centinaia di migliaia di realtà chiuderanno perché oberate dai debiti fatti per fronteggiare la crisi».

«Ormai siamo giunti al paradosso che molti ristoratori durante le feste di Natale e Capodanno hanno preferito restare chiusi piuttosto che aprire per una manciata di coperti per evitare costi che avrebbero ampiamente superato le entrate – sottolinea con amarezza Cristian Lertora, presidente della Fipe Confcommercio Piacenza. Un periodo che ha sempre rappresentato una boccata d'ossigeno per le nostre attività anche quest'anno, tra disdette e timori spesso infondati vista la sicurezza che offriamo alla clientela, si è tramutato in un incubo».

Da qui la richiesta al Governo per considerare la ristorazione e i pubblici esercizi alla stregua di altri settori dell’offerta turistica italiana. «Il mese di dicembre ha vanificato gli sforzi e l’ottimismo dell’estate e ci ritroviamo immersi in un’emergenza senza fine. - è l'appello all'esecutivo guidato dal premier Draghi - Nessuno chiede aiuti a pioggia: se il problema sono le risorse si selezioni l’accesso alla Cassa Integrazione, alle moratorie e agli altri incentivi sulla base della reale perdita di fatturato, ma non possiamo lasciare le imprese al loro destino, con la contrazione delle attività che stiamo registrando negli ultimi mesi, il settore semplicemente non sopravviverà. Bisogna agire e bisogna farlo subito».

Medesime preoccupazioni provengono da Ludovica Cella (presidente degli albergatori di Piacenza). «La pandemia, il conseguente crollo di viaggi e spostamenti delle persone e l’ulteriore introduzione del super Green Pass hanno messo il turismo in ginocchio e con esso tutto il comparto che girava intorno a questo settore strategico per l'economia del territorio, commenta Cella. Peraltro lo sviluppo delle nuove modalità di collegamento audio-video da remoto e le nuove normative in tema di smart working hanno compromesso anche i soggiorni per motivi di lavoro nonché quelli per le attività “business”, quali fiere e convegni, che nelle strutture alberghiere sono drasticamente diminuiti». Da qui l'appello da tutti gli operatori del settore, dai quali arriva una richiesta di aiuto immediato per tutto il comparto «che costituisce - rammenta Cella - un importante traino per tutte le attività locali quali ristoranti, commercio al dettaglio e offerta culturale».

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