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Economia

«L’aumento dei costi grava pesantemente sulla filiera piacentina dell’oro rosso»

Le preoccupazioni del consigliere provinciale Giampaolo Maloberti che fa i conti sul settore

Il diffuso aumento dei prezzi, che dalle fonti energetiche si sta estendendo a macchia d’olio in ogni settore, sta incidendo pesantemente sull’intero mondo piacentino dell’oro rosso (coltivazione, raccolta, trasformazione) e rischia di creare un grave danno - sul nostro territorio provinciale - alle attività imprenditoriali e al loro indotto, con un impatto potenzialmente pericoloso anche per l’occupazione.

Lo rileva Giampaolo Maloberti, consigliere provinciale con delega ai Rapporti con la Regione in materia di Agricoltura. «In questo momento - spiega Maloberti - il costo per portare a raccolta il pomodoro da industria, considerando tutte le spese, è di circa 8.000 euro per ettaro invece dei 7.500 euro previsti qualche mese fa, sulla base dei quali è stato concordato un prezzo di 10,85 euro al quintale tra mondo agricolo e mondo della trasformazione. A fronte dell’ipotizzato aumento di 1.300 euro ad ettaro per il 2022 rispetto ai 6.200 euro ad ettaro del 2021, infatti, nell’estate il costo è salito invece di ben 1.800 euro ad ettaro per effetto dell’ulteriore aumento dei costi, soprattutto di quelli energetici relativi all’irrigazione. Tutto ciò si traduce nel fatto che, nonostante il prezzo di realizzo del pomodoro raccolto sia aumentato del 18% rispetto al 2021, il reddito netto delle aziende produttrici è nettamente inferiore alle aspettative e praticamente al limite della redditività».

«Il quadro non migliora - prosegue Maloberti - se si guarda alla intera filiera, dalla lavorazione e trasformazione del pomodoro fino al suo arrivo sugli scaffali della grande distribuzione e dei negozi. Poiché - oltre al suddetto incremento della materia prima - si registrano aumenti medi del 10% per i trasporti, del 50% per il packaging e addirittura del 500% per l’energia, a supermercati e negozi le industrie e le cooperative di trasformazione del pomodoro non possono vendere i loro prodotti ad un prezzo che non sia superiore di almeno il 50% rispetto all’anno scorso».

Tutto questo rappresenta un’incognita pesante sulla imminente ridiscussione dei contratti di vendita del prodotto trasformato. «L’auspicio - conclude Maloberti - è che si arrivi ad equi accordi commerciali con la grande distribuzione la quale, consapevole della situazione, dovrà essere particolarmente sensibile in questo frangente molto delicato, perché in caso contrario si corrono enormi rischi su più fronti. Tutti siamo infatti consapevoli della cruciale importanza della coltivazione e trasformazione del pomodoro (le nostre filiere sono garanzia assoluta di sicurezza alimentare per il consumatore, in quanto rispettano protocolli estremamente rigorosi anche dal punto di vista dei controlli) per l’intero tessuto economico della nostra provincia, anche dal punto di vista dell’indotto e del relativo livello occupazionale».

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