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Giovedì, 25 Aprile 2024
Economia

L’effetto aflatossine sulla filiera mais, latte e formaggi

Gli interventi nella sessione pomeridiana al convegno dedicato alla prevenzione ed alle nuove metodiche di lotta alle aflatossine del mais alla Cattolica

La sessione pomeridiana del convegno ha messo in evidenza l’importanza del tema delle micotossine, in particolare aflatossine per la filiera mais-latte-formaggi per la sicurezza del consumatore. Per questo, insieme all’Autorità Europea per la Sicurezza Alimentare (EFSA), il Dipartimento di Scienze delle produzioni vegetali sostenibili-DI.PRO.VE.S. della Cattolica sta sviluppando un progetto di ricerca per costruire un modello di prevenzione del rischio alimentare, molto flessibile ed olistico, partendo proprio dalle micotossine come caso studio. Non a caso al convegno hanno preso parte i due presidenti dei formaggi Dop più conosciuti al mondo, ovvero il Grana padano ed il Parmigiano- Reggiano, Cesare Baldrighi e Riccardo Deserti.

Baldrighi ha ricordato che già dal 2003 ci si è attivati urgentemente per ridurre il passaggio dell’M1 dal mais al latte in piena sintonia con le autorità sanitarie. “Il Consorzio- ha ribadito- deve tutelare al massimo la qualità e la salubrità del proprio prodotto e nella prima occasione si riscontrò un solo caso critico su una partita. Successivamente nel 2012 si era già preparati per intervenire tempestivamente e nel 2015 si è svolta una azione soprattutto di prevenzione. Le azioni invasive determinano problemi gestionali e date le dimensioni territoriali del Consorzio non sempre c’è corrispondenza tra le diverse metodiche di analisi.

Il Consorzio- ha ribadito Baldrighi- ha sempre agito per contrastare tutto ciò che potesse nuocere al prodotto, soprattutto per le importazioni ed ai produttori ha sempre raccomandato di utilizzare prodotti sicuri, molti dei quali provengono dall’estero. Certo non è semplice- ha detto- controllare un’area tanto vasta come quella del Consorzio che utilizza il 25% del latte prodotto in Italia da destinare a Grana padano con una superficie di 150.000 Ha seminata a mais”. Anche Deserti si è detto d’accordo con quanto affermato da Baldrighi ed ha insistito per una “innovazione di prospettiva per un processo sostenibile per il prodotto finito. Il Consorzio del Parmigiano- Reggiano tutela tutto il comparto e va ricordato che il regolamento obbliga tutti i consorziati ad utilizzare mangimi provenienti almeno al 50% dall’area compresa nel Disciplinare di produzione. Dal 2015 sono stati attivati severissimi controlli per ridurre i rischi e si punta a poter contare su un latte completamente esente da aflatossine, con una collaborazione piena con i produttori di mangimi per la produzione di latte destinato a Parmigiano- Reggiano”.

Il prof. Amedeo Pietri della Cattolica ha trattato del passaggio delle aflatossine nel mais, quindi nella razione e poi nel latte. Ha spiegato come avvengano i diversi passaggi, con quali tempi e come la M1 passa nel latte, la quantità e come eseguire il calcolo. Ha trattato quindi della trasformazione lattiero-casearia e come la M1 sia presente nei formaggi e le prove eseguite sul Grana a Parmigiano. Ha quindi riassunto i dati delle ricerche ed ha ribadito l’importanza fondamentale della prevenzione. “E’ necessario fare la massima attenzione alla qualità del mais ed a tutto ciò che si somministra agli animali”. Del collegamento tra esposizione e tossicità per la sicurezza alimentare: verso strumenti open source per la comunità scientifica ha trattato Jean Dorne di Efsa, mentre Alessandra Lanubile e Marco Camardo Leggieri della Cattolica hanno esaminato la resistenza genetica ed i modelli previsionali. Marco Pasti della Confederazione europea dei produttori di mais ha parlato di “micotossine: gestione nelle fasi di raccolta e post-raccolta, mentre Lea Pallaroni di Assalzoo ha esposto sull’impatto delle micotossine nel sistema mangimistico. Il dibattito è stato moderato da Ivano Valmori direttore di Agronotizie.

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