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Economia

«La banca deve parlare ai clienti, il fattore umano è fondamentale per crescere»

All’Università Cattolica lezione dedicata al marketing territoriale con Pietro Coppelli, condirettore generale della Banca di Piacenza

Ci sono un paio di slogan che appaiono frequentemente su “Bancaflash”, il periodico edito dalla Banca di Piacenza: “la Banca che parla ancora con voi”; “trattiene le risorse sul territorio che le ha prodotte”. In questi brevi motti ci sono racchiusi i valori che l’istituto di credito per eccellenza della nostra città ha fatto propri fin dalla sua fondazione nel 1937, ovvero l’importanza del rapporto umano diretto, con gli utili ed i risparmi della clientela reinvestiti sul territorio a favore degli imprenditori, delle famiglie ma anche per arte, cultura e solidarietà, perché sono queste le radici della nostra collettività piacentina.

Concetti espressi in una lezione presso l’Università Cattolica dedicata al marketing territoriale (proff. Franca Cantoni e Paolo Rizzi), dal condirettore generale della Banca di Piacenza Pietro Coppelli che ha relazionato sul tema “banche e credito”, ovvero ciò che una banca locale può fare a favore di una comunità.

«Non contano tanto - ha sottolineato il condirettore - i dati quantitativi, quanto i valori qualitativi, ovvero la continuità del risultato ed il valore del patrimonio. Se ci sono chiusure d’esercizio discontinue - ha detto - significa che l’intermediazione bancaria non è efficace. Bisogna raccogliere ed investire per sviluppare in continuità nel territorio. Una continuità che ha prodotto 14 milioni negli ultimi 4 anni e le chiusure con utili netti che perdurano fin dalla fondazione nel 1937. Molte banche S.p.a sono caratterizzate da oscillazioni, compiono investimenti speculativi, ma il mero esercizio finanziario può produrre danni, com’è stato dimostrato. Il patrimonio è la colonna portante contro i rischi bancari. Nel fare prestiti bisogna soppesare e valutare le garanzie».

Coppelli ha precisato che «se esiste un capitale troppo elevato, significa che si investe poco, che si fa poco credito, non si dà sostegno al territorio. La Banca di Piacenza è caratterizzata da 4 miliardi di “attivi” (impieghi e crediti) e titoli (a garanzia dei prestiti della Banca Europea) e investe la liquidità in eccesso. Può contare su una presenza capillare sul territorio con 53 filiali e 470 dipendenti, con gli immobili quasi sempre acquistati, perché questo - ha precisato - è un segnale importante nel voler rimanere sempre un punto di riferimento della comunità».

Parlando della consistente diffusione delle operazioni in “home banking”, il condirettore generale ne ha sottolineato le positive peculiarità (operazioni veloci, archiviazione documenti ecc) in risparmio di costi e di tempo, ma ha pure menzionato i rischi informatici «che stiamo affrontando con estrema attenzione grazie anche al CSE (Consorzio servizi Bancari di Bologna), con un monitoraggio costante di ogni operazione. Bisogna sempre aggiornare i clienti e dare indicazioni di comportamento per evitare frodi informatiche. Per questo bisogna fare molta attenzione alle mail, ricordando sempre che la banca non chiederà mai indicazioni di credenziali ai clienti (che del resto già conosce) perché è poi difficile recuperare dalle frodi».

«Il tempo risparmiato con l’home banking - ha ricordato - viene reinvestito nelle relazioni con i clienti, perché imprenditori e famiglie preferiscono dialogare con le persone. La tecnologia viene dunque a nostro vantaggio e le filiali svolgono relazioni costanti con i clienti; le banche nazionali le chiudono, noi le apriamo e le manteniamo proprio per questo: un impegno che ci rende un punto di rifermento per la comunità».

Qualche cifra per sottolineare la quota di mercato: 75.000 clienti, 3 miliardi di raccolta diretta poi impiegata, con 2 miliardi destinati alle piccole e medie imprese, il resto alle famiglie per i muti ipotecari, con 100 milioni destinati ai giovani per l’acquisto della prima casa.

«Insomma - ha puntualizzato Coppelli - noi desideriamo essere in simbiosi con la comunità. I clienti apprezzano il nostro quotidiano impegno sul territorio su cui reinvestiamo utili e risparmi della clientela, perché se le risorse le porti altrove, non sei una banca del territorio. La Banca - ha ricordato - dedica parte degli utili per beneficenza ed opere di pubblica utilità. In 20 anni sono stati più di 200 i restauri conservativi, non solo per edifici sacri, ma anche per privati e quelli civili; è una ricaduta importante per una comunità, salvaguardia delle proprie radici, della storia e della cultura. Sono poi da menzionare 60 milioni l’anno per fornitori e stipendi che rappresentano un circolo di ricaduta sul territorio stesso. È insomma una banca che “parla ai propri clienti”, con dipendenti che conoscono bene imprese e famiglie, perché il fattore umano è fondamentale per mantenerci e crescere nel territorio in cui siamo storicamente incardinati».

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