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La fertilizzazione agronomica dei campi necessita di una revisione delle tempistiche

Il divieto di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e del digestato previsto dall'art. 40 del D.M. 25 febbraio 2016 nel periodo invernale risulta ormai da anni non compatibile con gli attuali andamenti climatici della stagione

Il divieto di utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e del digestato previsto dall'art. 40 del D.M. 25 febbraio 2016 nel periodo invernale risulta ormai da anni non compatibile con gli attuali andamenti climatici della stagione. Le Regioni e Province autonome, in relazione a specifiche condizioni pedoclimatiche locali, possono individuare decorrenze di divieto diverse da quelle fissate di norma dal primo novembre fino alla fine di febbraio, tuttavia, essendo stato contestualmente fissato l’obbligo di divieto continuativo di almeno 60 giorni dal primo dicembre al 31 gennaio, tale possibilità viene limitata solo ad alcune settimane della stagione autunno-invernale. «Come già denunciato in passato – sottolinea la piacentina Giovanna Parmigiani, componente di Giunta nazionale di Confagricoltura con delega alle tematiche ambientali - tale impostazione si sta rivelando da alcuni anni non adeguata sotto diversi punti di vista. Non permette una corretta gestione dei terreni e della sostanza organica, non essendo corrispondente alle diverse esigenze agronomiche, come, ad esempio, in presenza di prati o cereali autunno vernini, colture ortive e arboree con inerbimenti permanenti, terreni con residui colturali, o per la preparazione dei terreni ai fini della semina primaverile anticipata o autunnale posticipata. A ciò si aggiunga che negli ultimi vent’anni sono stati fatti progressi importanti nelle tecniche di stoccaggio e di spandimento, per cui i metodi che si usano oggi sono decisamente meno impattanti rispetto al passato e adatti anche ai periodi invernali». «Il divieto assoluto ricade spesso in un periodo caratterizzato da condizioni meteo favorevoli allo spandimento – le fa eco il presidente di Confagricoltura Piacenza, Filippo Gasparini – le aziende finiscono per trovarsi poi con gli stoccaggi che raggiungono la capacità massima in periodi caratterizzati da forti precipitazioni. Il risultato è che le aziende sono impossibilitate a gestire correttamente questi materiali con problemi organizzativi e non secondariamente di depauperamento dei suoli che non vengono adeguatamente fertilizzati con materia organica preziosa nel momento opportuno». «Il coordinamento di Agrinsieme, su nostra sollecitazione, ha nei giorni scorsi inviato una lettera ai ministeri delle Politiche Agricole e della Transizione Ecologica – spiega Parmigiani – affinché vengano predisposti  gli opportuni adeguamenti tecnici e normativi, a valere già da quest'anno, affinché le Regioni e le Province autonome possano permettere l'utilizzazione agronomica degli effluenti zootecnici e del digestato, attraverso una definizione di periodi, tra il 1° ed il 28 febbraio, che tenga conto dei bollettini agrometeorologici completi di informative sui possibili periodi di spandimento». «Ci vorrebbe – rincara la dose Gasparini – più fiducia nel know-how degli imprenditori agricoli che hanno a cuore da sempre la salute dei terreni perché sono il loro bene produttivo primario e sanno quando e come fertilizzare, nella consapevolezza che l’utilizzazione agronomica dei reflui è una ricchezza, un valore senza il quale i terreni si impoveriscono. Auspichiamo, quantomeno, che la norma recepisca la legittima e razionale richiesta di Agrinsieme».

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