La nuova fase sui mercati finanziari e il sistema industriale italiano
La grande scommessa e la via d'uscita più credibile per il sistema industriale italiano è un maggiore impegno nell'innovazione, ma occorre impiegare risorse per la ricerca e lo studio di nuovi prodotti e nuovi processi produttivi
Il 7 settembre è stato un giorno importante per la BCE e per l’economia europea. Si è verificato quello che gli economisti chiamano un “cambio di regime di politica monetaria”, o un “cambiamento strutturale” per il sistema. Ci potremo attendere degli interventi più decisi della BCE contro i movimenti speculativi internazionali, che, probabilmente, se non accadono eventi traumatici per la finanza pubblica, dovrebbero contenere il tasso di interesse sui titoli pubblici e sulla spread. In questa situazione viene meno anche una delle principali cause di instabilità dei mercati azionari italiani, spesso influenzati dalle aspettative negative sulla finanza pubblica.
Si è parlato molto, nelle ultime settimane, dell’acceso dibattito interno alla BCE e non ci soffermeremo quindi su questo tema, anche se, ricordiamolo, uno dei motivi delle forti resistenze tedesche alla linea di Draghi è dovuto al fatto che erano in molti in Germania a vedere con favore una situazione in cui i “bund” tedeschi erano considerati un “bene rifugio” e gli investimenti in titoli tedeschi erano considerati meno rischiosi dagli investitori internazionali…
Ora la parola passa alle imprese italiane e all’economia reale: bisogna rimuovere le macerie, far ripartire l’attività delle imprese, affrontare i nodi che, già prima della crisi, affliggevano il sistema industriale, primo fra tutti, lo scarso livello di investimenti in innovazione tecnologica, ricerca e sviluppo di nuovi prodotti. Prima della crisi le nostre aziende erano agli ultimi posti in Europa, seguite solo dalle imprese greche e portoghesi. Non è possibile continuare a concentrarsi solo sui settori tradizionali (rivolti prevalentemente alla domanda interna, tranne nel caso dei prodotti ad alta qualità di design, che è una forma di ricerca ed innovazione) perché e impensabile comprimere i salari ai livelli cinesi, indiani e dei Paesi in via di sviluppo.
La grande scommessa e la via d’uscita più credibile per il sistema industriale italiano è quindi un maggiore impegno nell’innovazione. Per perseguirla occorre impiegare risorse per la ricerca e lo studio di nuovi prodotti e nuovi processi produttivi e questo si può fare con un modello industriale partecipativo, che preveda un coinvolgimento dei lavoratori nelle scelte di lungo periodo dell’impresa, affinché si identifichino con gli obiettivi dell’impresa e li percepiscano come propri… Proprio come avviene nel principio della cosiddetta “cogestione”, che fin dagli Anni Quaranta, caratterizza il sistema industriale francese… E, guarda caso, anche il sistema industriale tedesco…