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Venerdì, 19 Aprile 2024
Economia

La nuova legge Urbanistica Regionale bocciata da Italia Nostra

"Nuova legge urbanistica regionale: così com’è stata approvata proprio non va. Sottrae ai poteri pubblici la possibilità di regolare con il pretesto di un minor consumo di suolo, demandando ai privati la possibilità di trasformare le città, con i comuni disarmati. Un vero e proprio regresso neoliberista nel consumo di suolo. E’ invece necessario far crescere una diversa consapevolezza per sfruttare gli spazi in modo congruo. E' importante predisporre significative modifiche ed in più esiste un effettivo dubbio sulla sua costituzionalità". E’ quanto è emerso dal convegno organizzato da Italia Nostra (sezione di Piacenza) all’Auditorium della Fondazione di Piacenza e Vigevano che si è aperto con i saluti del residente della Sezione di Piacenza Carlo Emanuele Manfredi che ha chiarito lo scopo della riunione “per un esame critico sereno”, ma senza un contradditorio, in quanto tutti i relatori sono soci di Italia Nostra.

Presente anche l’assessore all’Urbanistica Erika Opizzi: «Il Comune cercherà di contemperare i due indirizzi della legge ovvero la drastica riduzione del consumo del suolo senza intaccare lo sviluppo economico». «Il nostro territorio - ha detto Domenico Ferrari Cesena presidente Delegazione del Fai di Piacenza - ha bisogno di essere difeso. Le leggi possono basarsi su principi sacrosanti, ma poi vanno adeguatamente applicate». La legge è stata approvata alla fine di febbraio dalla Giunta Bonaccini suscitando già ampio dibattito. Secondo gli intervenuti questa legge favorirà un inedito consumo di luoghi, urbani e rurali, ed un restringimento degli spazi di democrazia e di autodeterminazione, in nome dell’interesse privato e speculativo. 

Di fatto, dietro gli slogan del risparmio di suolo e della rigenerazione urbana, della semplificazione e della negoziazione, si nasconde il pericolo di un’eclissi della pianificazione e dell’abbandono definitivo di una nobile tradizione urbanistica regionale. In particolare, il piano urbanistico sarà di fatto sostituito da accordi operativi, il consumo di suolo sarà garantito per un altro 3% della superficie edificata, pari a centinaia di chilometri quadrati di nuova edificazione; il tessuto delle città storiche potrà essere interessato da demolizioni; la semplificazione riguarderà solo i grandi operatori generando un doppio regime normativo. Queste le argomentazioni di Italia Nostra.

Insomma a parere di Italia Nostra si tradiscono i due principali obiettivi che hanno ispirato la nuova legge, ovvero il contenimento del consumo di suolo e la rigenerazione delle città: la proposta di legge vietando di fatto ai comuni di stabilire la capacità edificatoria e dettagliare i parametri urbanistici ed edilizi degli interventi ammissibili nelle aree urbane da riqualificare e rigenerare, li priva della possibilità di valutarne la sostenibilità. Di fatto un sovvertimento totale delle politiche urbane e territoriali molto grave che potrebbe costituire un precedente pericoloso che potrebbe costituire l’apripista a nuove normative regionali dello stesso conio inaugurando, dunque, una nuova stagione di “mala urbanistica”.

L’ingegnere Paolo Dignatici, dopo l’introduzione di Aldina Bardiani presidente regionale di Italia Nostra (difetto costituzionale della legge), ha ripercorso  l’evoluzione del rapporto pubblico - privato negli strumenti urbanistici per il governo del territorio, mentre la  Paola Bonora dell’Università di Bologna, ha trattato della riscossa della rendita posizionale dietro la crisi immobiliare. Ezio Righi urbanista referente regionale di Italia Nostra per l’urbanistica ha parlato sul tema: «Non c’è risparmio di suolo, non c’è qualificazione urbana e c’è dispregio di valori fondamentali», quindi Giovanni Losavio già magistrato di Cassazione e consigliere del direttivo nazionale di Italia Nostra ha posto l’accento su «contro i principi dell’urbanistica, una legge incostituzionale». Infine Marina Foschi vice presidente regionale di Italia Nostra ha spiegato che «la Regione viene meno al suo primato per paesaggio e centri storici», mentre Giuseppe Castelnuovo ha trattato del futuro delle aree dismesse del territorio piacentino.

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